Un dramma delicato e ossessivo che non svolge e si disperde con troppa facilità, Drowning (trailer), diretto e interpretato dall’attrice nata in Arabia Saudita Melora Walters (Magnolia, Boogie Nights, L’Attimo Fuggente…). Alla sua opera prima nelle vesti da regista ella dirige un cast composto, tra gli altri, da Gil Bellows (Le Ali della Libertà) e Mira Sorvino (La Dea dell’Amore).
La Walters mette in scena la tragica esperienza di Rose, madre addolorata per la partenza del figlio militare in Iraq. Rose vive una non vita perdendosi e affogando («drowning») nella preoccupazione per il figlio, volutosi allontanare da una madre opprimente, e nell’insicurezza.
A parte il potenziale di una trama non troppo innovativa, Drowning si sublima nella sua staticità, l’interpretazione fa chiaramente percepire la debolezza di un animo celatamente isterico e malato che soffre, ma la resa formale si interrompe ogni qual volta si potrebbe alimentare un cambiamento. Di pari passo con lo stato d’animo del personaggio, la macchina da presa è insicura e riprende Rose quasi sempre da lontano o oscurandone i tratti del viso; insistente la simbologia data dai continui riferimenti all’acqua e all’affogare del personaggio, più scene ne dichiarano l’annegamento quasi desiderato, fin quando Rose non arriva a provarci durante le sue lezioni di nuoto; pur agendo esternamente per vivere, tenersi occupata, Rose lavora, vede uno psicologo, ha un rapporto (perso per la sua ossessiva angoscia), lei non esce mai da un imbuto di sofferenza, sempre in attesa delle sterili chiamate del figlio che la rassicura e all’ascolto delle notizie dall’Iraq, la vita di Rose è priva di senso.
Una pellicola che non riesce a trovare una chiave di volta perché sembra proprio non cercarla, un racconto semplice che non prende vita come la sua protagonista. Drowning è presentato nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma in anteprima mondiale e alla ricerca di un’essenza.