Ritorno al futuro -Parte II: il ritorno di Marty e Doc compie 35 anni

Ritorno al futuro parte ii, la recensione

Cari lettori, ammettiamolo, quanti film abbiamo nel cuore da quando siamo piccoli e ora ci rendiamo conto che hanno fatto la storia della nostra generazione, creando immaginari collettivi indimenticabili? Ecco, oggi festeggiamo uno di questi, ovvero il secondo capitolo della strabiliante saga dei viaggi nel tempo, targata Robert Zemeckis, Ritorno al futuro – parte II (trailer), che compie 35 anni (20 novembre 1989) dalla sua prima proiezione alla Premiere Californiana di Century City.

Se con il primo capitolo ci eravamo lasciati con il finale aperto di un potenziale disastro nel futuro di Marty McFly (Michael J. Fox) e famiglia, la seconda parte si apre proprio con l’immediata ripartenza del magico duo, Marty e “Doc” Brown (Christopher Lloyd), insieme alla mal capitata Jennifer (Elisabeth Shue), verso il futuro (ormai per noi un po’ passato) mercoledì 21 ottobre 2015. Una data importante per i due ragazzi che, dopo aver scoperto il potenziale guaio in cui si ritroverà il loro figlio Marty McFly jr, correranno a raddrizzare la linea temporale futura. Con una DeLorean volante alimentata a rifiuti organici grazie al marchingegno Mr. Fusion (creato da un vecchio macina caffè Krups), i tre arrivano nel 2015, però, Jennifer, viene sedata e messa fuori gioco in un vicolo.

Prima per sostituire il futuro figlio e scampare ad un tremendo arresto, poi per rimediare ad uno sfasamento della linea temporale causata dall’appropriamento di Biff Tannen (Thomas F. Wilson) dell’almanacco sportivo, creando di conseguenza un 1985 diverso da quello che avevano conosciuto Marty e Doc, i due protagonisti viaggiano molteplici volte tra i punti temporali del 1955, del 1985 e del 2015, scontrandosi duramente con il “passato” già accaduto e i loro doppelgänger presenti in quella fascia temporale. Tra rocambolesche fughe su mezzi improbabili, scazzottate al limite dell’assurdo e soluzioni eccentriche, Marty riesce a recuperare l’almanacco sportivo e a bruciarlo, ristabilendo “definitivamente” il continuum spazio – temporale. Ecco però che si crea un altro problema: Doc, impossibilitato ad atterrare a causa del famoso temporale, viene colpito da un fulmine e trasportato nel 1885, nel pieno periodo del Far West. Marty, dopo aver letto proprio una lettera di quel Doc cowboy, dove c’era scritta la localizzazione della vecchia DeLorean, chiede aiuto all’ Emmett Brown del 1955 per saltare nel secolo precedente e salvare il suo vecchio amico.

Ritorno al futuro - Parte II, secondo capitolo della trilogia di Zemeckis, compie 35 anni dalla sua prima uscita alla Premiere californiana.

A seguito del clamoroso successo del primo film nel 1985, che valse un guadagno globale di 350 milioni di dollari, Ritorno al futuro – Parte II venne realizzato 4 anni dopo, contemporaneamente al 3° capitolo, con il solo scopo di accontentare le incessanti richieste dei fan accaniti, smaniosi di tornare nelle sale di tutto il mondo. Infatti, se Robert Zemeckis dichiarò che inizialmente, a conclusione del primo lavoro, nessuno della produzione avesse ipotizzato un eventuale sequel, poiché tutti intenti a lasciare uno piccolo spiraglio aperto dell’eroe costretto a tornare in viaggio, presto si dovette ricredere. Invero, a causa delle continue e infinite speculazioni che si mormoravano in giro, il regista e il suo fidato sceneggiatore Bob Gale presero la penna in mano e iniziarono a lavorare ad un’altra sceneggiatura, ma con qualcosa di mai visto prima.

Dunque, quello che in principio doveva essere un prodotto unico chiamato Paradox, ma che poi venne diviso per motivi di sceneggiatura, si caratterizzò nel panorama cinematografico per la sua consapevole scelta di strutturare l’intera storia come una partita a ping pong, in un alternarsi di passato, presente e futuro da far venire il capogiro. Il loro principale obiettivo era far ripercorrere al pubblico amatore le stesse vicende del 1° film da un altro punto di vista, soverchiando così le leggi del già visto in un nuovo modo di narrare.

La pellicola, quindi, grazie alla magistrale fotografia di Dean Cundey, rimescolando continuamente le carte in tavola del passato – futuro di Marty, fa rivalutare allo spettatore l’esperienza della trama già conosciuta e riprogramma, di conseguenza, la sua memoria con qualche piccolo stratagemma. Prodotto congiuntamente dalla Amblin Entertainment e dalla Universal Pictures, Ritorno al futuro – Parte II venne realizzato con in budget di 40 milioni e girato, in soli 11 mesi, in molteplici location sparse tra gli studios Universal, vari sobborghi Los Angelini, di San Bernardino e la tanto amata Hollywood.

Ritorno al futuro - parte II

Ciò fu possibile grazie all’utilizzo, a quei tempi rivoluzionario, di una telecamera a motion control, la Vista guide dolly system, che permetteva di replicare, innumerevoli volte, la medesima ripresa, parte di essa e dei movimenti di camera di una determinata scena, da combinare successivamente in post-produzione. Difatti Zemeckis, durante l’intera produzione, dovette coordinare perfettamente gli attori, mediante piccole auricolari nascoste, al fine di non sfalsare il Time Code con gli alter ego di diverse epoche. Dal duplice ruolo di Lea Thompson per la giovane e l’alternativa Lorraine McFly/ Tannen, alla triplice interpretazione di Thomas F. Wilson del giovane, del vecchio Biff e del nipote Griff Tannen, per arrivare alla più eclatante divisione di Michael J. Fox nei quattro personaggi: del giovane Marty, della sua versione di mezza età e dei figli Marty McFly jr. e Marlene McFly.

Inoltre, a fare capolino a questo espediente di girare nuovamente alcune scene del vecchio film, c’era la mancata partecipazione alle scene degli attori Claudia Wells (Jennifer del 1° capitolo) e Crispin Glover (George McFly), che, rispettivamente per motivi familiari e per divergenze con la produzione, vennero rimpiazzati con varie soluzioni. Dalle semplici sostituzioni con altri attori (Elisabeth Shue e Jeffrey Weissman), truccati con makeup prostetico, al riciclaggio di alcune riprese del primo set, che però valsero una causa persa per sfruttamento di immagine, fino alla quasi totale eliminazione di George con la sua morte per mano di Biff, Zemeckis riuscì a incastrare perfettamente tutte le parti mancanti, ingannando persino il fan più accanito.

Non di meno, Ritorno al futuro – Parte II venne pensato dai due Bob (Zemeckis e Gale) come il capitolo più oscuro della trilogia, con la motivazione di fare emergere le complessità della vita e del carattere del nostro protagonista, fino alla sua totale illuminazione quale eroe errante nella 3° pellicola. Però, nonostante questa sua connotazione dark, il regista puntò tutto, anche per questo film, (com’era stato per il suo predecessore) sulla costruzione di gag e battute riguardo il contrasto di abitudini e l’abbigliamento delle tre epoche.

Ritorno al futuro - parte II

L’intento era quello di ricreare un immaginario futuro utopico e fittizio, pionieristico e positivo, che il pubblico tanto desiderava, e che, al contempo, si distaccava dal pensiero diffuso e dittatorialmente dichiarato di George Orwell. Ovviamente Zemeckis inserì, all’interno dell’ambientazione futura di Hill Valley del 2015, citazioni di ogni sorta: dai classici annunci sportivi dei Chicago Cups alle World series, la pubblicità del sequel de Lo Squalo (girato dal figlio del suo caro amico Spielberg), il pupazzo di Roger Rabbit, la macchina futuristica star car del film L’ultimo Guerriero (1984), oltre ad alcuni easter egg anticipatori del 3° atto.

Contemporaneamente alla costruzione sia di un modellino della DeLorean in scala 1:5 (in resina e alluminio per le scene in volo in blue screen), sia la sua versione a grandezza naturale per l’effettiva interazione degli attori, ad accrescere in modo più vivido tale immaginario utopistico ci furono i costumi di scena, che, grazie alla maestria della costumista Joanna Johnston, crearono dei grandissimi antecedenti nelle menti di tutti gli appassionati. Veri pezzi da collezione come la giacca dalle maniche allungabili e autoasciugante, l’ Hoverboard fluttuante a magneti e le mitiche scarpe autoallancianti della Nike, le quali, poi, vennero realmente progettate nel 2011 e nel 2015 sotto il nome Nike Mag.

Insomma, Ritorno al futuro – Parte II, nonostante non sia il capitolo più amato dal pubblico dell’ intera trilogia, guadagnò ben 332.500 milioni in tutto il globo e ricevette numerosi premi, tra cui la candidatura come migliori effetti speciali agli Oscar del 1990. Un piccolo ricordo che, accompagnandoci tra un’ avventura e una risata, ci trasporta avanti e indietro nell’immaginazione. 

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