Nella storia del cinema italiano recente è difficile individuare una figura controversa come quella di Christian De Sica (o del suo compare Massimo Boldi). Ogni volta che si vanno a leggere i commenti sotto il trailer di un nuovo film con (o del) buon Christian, si ergono dal pubblico due sirene contrapposte. Chi ancora si spaventa per il vecchio fantasma del cinepanettone (forse sconfitto definitivamente dal flop di Natale Su Marte) o chi invece ancora si scortica le mani a forza di applausi per le battute e i tormentoni dell’attore romano, ormai settantenne.
In questo senso Ricchi a Tutti i Costi (trailer) parrebbe appartenere a questo filone: un nuovo tentativo di commedia facilona disperatamente fuori tempo massimo. Tuttavia scavando un attimo sotto la superficie, e la locandina patinata, c’è molto di più che attende lo spettatore. Una storia più aspra, un film che vuole incrociare un senso dell’umorismo molto auto-derisorio ed un insospettabile cinismo da thriller grottesco. Ricchi a Tutti i Costi è l’ultimo film diretto dal nostrano Giovanni Bognetti, indubbiamente il suo film più complesso. Trattandosi, a differenza dei suoi precedenti lavori, di un soggetto originale e non di un riadattamento. Inoltre non bisogna preoccuparsi di recuperare forzatamente il film precedente, Natale a tutti i costi, sebbene ne sia un seguito diretto. Non è quindi richiesta allo spettatore alcuna conoscenza pregressa prima della visione. Ma di cosa parla Ricchi a tutti i costi?
Dopo la crisi natalizia che ha investito la famiglia nel precedente film, una nuova tragedia sembra arrivare, con precisione svizzera, alla soglia dei Delle Fave. Carlo (Christian de Sica), Anna (Angela Finocchiaro) e i loro figli Emilio (Claudio Colica) e Alessandra (Dharma Mangia Woods) vengono infatti invitati alle nuove nozze di nonna Giuliana (Fioretta Mari). Tutto sembra scorrere liscio, dato l’annuncio del lieto evento. Non fosse che il futuro sposo della nonna è il giovane Nunzio (Ninni Bruschetta), un attore teatrale bohémien e vecchia fiamma di Anna. Alla famiglia non serve molto per scoprire che dietro le azioni di Nunzio potrebbero esserci motivazioni non proprio limpide. Giuliana ha infatti ereditato di recente una cospicua fortuna e Nunzio ha due matrimoni alle spalle con donne anziane ricche, e morte in circostanze misteriose. Ad Anna e Carlo un’immagine molto nitida va delineandosi in testa. Devono fare qualcosa, devono fermare il matrimonio, anche a costo di uccidere Nunzio con le loro mani. Riusciranno quindi i nostri eroi a liberarsi della minaccia, o tentenneranno quando arriverà l’occasione propizia?
Anche solo a leggere la sinossi ci si può rendere conto che il materiale di partenza, il concept, è molto più interessante e articolato di una semplice storia di infedeltà coniugale, di cui De Sica è sempre stato l’indiscusso re. Almeno sulla carta tutti gli elementi per una bella storia sono presenti, i tasselli di un dramma dove i propri personaggi saranno costretti a scelte importanti per salvare i propri cari (o per arraffare il malloppo). Tuttavia la vera riuscita del film è del tutto nelle mani del regista, del direttore d’orchestra, dello chef che mescola questi ingredienti per trarne un saporito stufato.
L’intreccio delineato da Bognetti presenta qualche picco e scena interessante, pregnante, talvolta esilarante, ma l’effettivo prodotto finito non brilla come potrebbe. Sia chiaro che si ride parecchio, grazie alle interpretazioni di tutto il cast, tra cui la coppia, ormai più che rodata, De Sica/Finocchiaro o la spassosa performance di Bruschetta nei panni di Nunzio, un uomo innamorato della vita dal perenne ghigno compiaciuto, di chi ha capito per davvero come stare al mondo. Tuttavia l’intero film, nella sua durata, è come conteso tra due anime che non si sposano del tutto. Da un lato la voglia di raccontare una famiglia moderna, con le sue debolezze, le sue ipocrisie. Usando l’eredità della nonna come pomo della discordia capace di trasformare chiunque in una belva sanguinaria. Viene quindi portato avanti lo stesso tema già centrale nel primo film: la lotta tra genitori e figli, che persistono nel darsi a vicenda la colpa della propria infelicità.
D’altra parte la promessa, già dalle prime inquadrature del film, è di trovarsi anche di fronte ad un effettivo thriller in cui è altrettanto importante vedere il dipanarsi di vicende turpi che accadono a persone come noi. Per scoprire poi chi avrà il coraggio di premere il grilletto e spargere il primo sangue. Come accennato è solo la prima componente, dopo poco, a prendere del tutto il sopravvento. La soluzione della sottotrama thriller, con cui si apre il film, è infatti sostanzialmente anticlimatica. Diventa quindi apparente come l’omicidio ostentato e promesso dai trailer sia poco più di un pretesto per riavvicinare padri e figli, indurli a discutere, a dirsi ciò che si tengono dentro, dalle bugie che si sono raccontati sino a cosa pensano davvero gli uni degli altri. Ma anche questa scelta è facilmente criticabile, in quanto uno spunto non sfruttato al massimo delle sue potenzialità.
L’ora e mezza di film non è inoltre divisa equamente tra i vari personaggi del cast. Da un lato abbiamo Anna, Giuliana e Nunzio, sicuramente tra i personaggi a cui viene dato più spazio di manovra e minutaggio. D’altra parte viene spontaneo chiedersi per quale motivo includere nella vicenda Emilio e Alessandra che, aldilà di qualche siparietto sincero in cui riflettono sulla loro condizione di “giovani italiani falliti”, non hanno vero peso nella vicenda. Tutti questi indizi puntano indubbiamente ad una sola soluzione. Ricchi a tutti i costi è un film “rozzo”. Non nel senso di volgare o sboccato, ma piuttosto come un’opera sgraziata con tante belle intuizioni ma che pecca di altrettante ingenuità. Lo si nota nella scrittura, non sempre uniforme o pulita. Lo si nota nella regia e nella fotografia, curata con colori saturati, vividi e non verosimili, ma allo stesso tempo accompagnata da scavalcamenti di campo in semplici scene d’interni.
In conclusione, come giudicare il film di Bognetti? Dipende dal contesto in cui lo si valuta. Se lo si giudica come un film originale Netflix siamo senz’altro sopra la media, trattandosi comunque di un mix interessante, relativamente politicamente scorretto, capace di donare qualche sorriso e riflessione. Visto come film a sé stante è poco più che sufficiente, godibile ma non del tutto imperdibile. In breve, se cercavate un film leggero, di quelli che vi possano intrattenere per un’oretta senza troppi pensieri, potrebbe essere la visione ideale. A chi fosse in cerca di qualcosa di più complesso e strutturato, potete tranquillamente aggiungerlo alla lista e passare oltre.
Dal 4 giugno su Netflix.