#Venezia81: One to One – John & Yoko, la recensione del documentario di Kevin Macdonald

One to One: John & Yoko, la recensione del documentario

30 Agosto 1972, Madison Square Garden, New York City: John Lennon e Yoko Ono aggiungono un tassello alla grande storia del rock con il loro concerto One to One. Una perfetta combinazione musicale che vede sul palco una brillante attivista e avanguardista e un uomo che da poco aveva rinunciato alla band che aveva cambiato per sempre il modo di fare musica. Ma non solo questo. One to One, nonostante sia stato organizzato solo due anni dopo l’inizio del decennio, custodisce il seme dei cambiamenti che sarebbero arrivati negli anni a venire. Un evento unico, capace di catalizzare la sofferenza e il desiderio di contestazione di un’intera generazione di “easy riders” e figli dei fiori, riassumere lo spirito degli anni ’70 in una manciata di canzoni. È ciò che vuole raccontare One to One: John & Yoko (trailer), il documentario diretto da Kevin Macdonald e Sam Rice-Edwards.

Il documentario osserva l’America dagli occhi di un televisore, quello della camera newyorkese dei due musicisti britannici, in un viaggio a spasso tra immagini di repertorio, vecchie serie televisive e interruzioni pubblicitarie. Infatti, il flusso delle immagini, una volta entrati nella tv, è montato per simulare un continuo passaggio da un canale all’altro con tanto di interferenze. È l’occhio di tutti, dello spettatore medio che si ritrova immerso in un’epoca di grandi cambiamenti mentre continua ad essere distratto dalle logiche del consumismo sfrenato. Insomma, un’idea perfetta per un documentario: accattivante e convincente, adatto ad una lettura della storia che, ovviamente, sceglie di assumere una posizione non indifferente verso ciò che viene mostrato.

Oltre ai due protagonisti, un ruolo fondamentale è svolto dal presidente Nixon, il quale assume la figura di un vero e proprio antagonista. Mentre l’occhio della televisione si sposta di programma in programma, allontanandosi dalle vicende di John e Yoko, viene data grande importanza al capo di stato e alle sue decisioni. Si tratta di una figura controversa, prismatica, diversa a seconda di chi la osserva e del canale che si sta guardando. Ne vengono mostrate le vittorie e le sconfitte, le glorie e le tragedie: dall’essere sopravvissuto ad un attentato quasi fatale all’approvazione del 26esimo emendamento (la riduzione dell’età per votare da 21 a 18 anni); dalla rielezione nel ’73 allo scandalo Watergate; dalla monumentale accoglienza a Washington alle stragi nel Vietnam.

Ai contrasti tra i sostenitori e gli oppositori del presidente si aggiungono le numerose cause per il sociale a cui Lennon e Ono hanno attivamente preso parte, come la scarcerazione di John Sinclair – afroamericano arrestato per il possesso di due spinelli – o il movimento di beneficenza per i bimbi del manicomio pediatrico Willowbrook. Proprio a sostegno di quest’ultima causa fu organizzato il concerto, dopo aver regalato ai bambini una grande festa all’aperto per riunirli con le loro famiglie. Spesso alle immagini di repertorio si accompagnano le registrazioni tratte dal concerto: molto iconiche sono la cover di Hound Dog cantata da John mentre viene mostrato Nixon che sfila per le strade della capitale e Come Together, utilizzata dal cantante come grido di pace (esclama durante la canzone: «Come together! Stop the war!»). È un’emozione unica, inoltre, ascoltare la registrazione live di Imagine durante il momento della festa a sorpresa per i bambini dell’ospedale.  

One to One è stato tutto questo: la fine di un’epoca musicale e l’inizio di una nuova; le idee di una generazione che prendono vita e diventano musica; lo spirito di un decennio che sta ancora per iniziare raccolto nella metropoli più famosa del mondo. John e Yoko, dal canto loro, hanno incarnato il grido di ogni protesta, il suono della contemporaneità che stava arrivando. Così la riuscitissima opera di Macdonald e Rice-Edwards inquadra alla perfezione uno dei periodi più complessi dello scorso secolo, celebrando a dovere l’eredità di un artista immortale.

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