
I funghi, nella loro natura, sono spesso associati a significati contrastanti: la vita che germoglia dalla decomposizione, la crescita che emerge dalla decadenza. Simboleggiando il ciclo naturale della vita e della morte, portano con sé l’idea di trasformazione. Nei contesti culturali e mitologici, sono anche legati alla magia e al mistero.
In Sotto le foglie (trailer), i funghi assumono un significato simbolico profondo, quasi metaforico, rappresentando la causa scatenante di un cambiamento irreversibile. Sebbene il fungo in sé non sia al centro della trama, un piatto di quiche, che lo contiene, diventa il catalizzatore di una serie di eventi che segneranno la vita dei personaggi, trasformando un momento apparentemente banale in un passaggio cruciale.
Michelle (Hélène Vincent) vive serenamente nella campagna della Borgogna, tra il suo amore per il nipote Lucas (Garlan Erlos), la sua cara amica Marie-Claude (Josiane Balasko) e la passione per la natura. Tuttavia, il suo passato crea divergenze, in particolare con la figlia Valérie (Ludivine Sagnier), che non ha mai accettato i suoi trascorsi. La situazione precipita quando un incidente a tavola porta a un conflitto: Valérie, convinta che Michelle l’abbia avvelenata intenzionalmente, le proibisce di vedere suo nipote. A cercare di ristabilire l’armonia interviene Vincent (Pierre Lottin), figlio di Marie-Claude, appena uscito di prigione. Ma le cose prenderanno una piega alquanto particolare.
Da qualche tempo, François Ozon ci ha abituati a vedere un suo nuovo lavoro ogni anno sul grande schermo. Dopo il successo di Mon Crime (2023), Ozon, con la collaborazione dello sceneggiatore Philippe Piazzo, torna alla ribalta con Sotto le foglie, film uscito nelle sale francesi nel 2024 e vincitore del Premio della giuria per la miglior sceneggiatura al 72º San Sebastián Film Festival.
Ozon, ancora una volta, dimostra la sua straordinaria capacità di esplorare la complessità emotiva e psicologica dell’essere umano, spaziando con maestria da momenti ironici ad altri più riflessivi. Sotto le foglie è un film intriso di mistero, dove il passare del tempo sembra rallentare e l’atmosfera che avvolge la narrazione si fa quasi palpabile, densa di un’aura inquietante. In certi tratti, il film richiama i gialli di Agatha Christie. In particolare per quanto riguarda le ambientazioni: veniamo subito immersi nella campagna francese, con villette nel verde, sentieri che s’intrecciano nella natura e un piccolo centro abitato dove ognuno conosce i segreti dell’altro. Senza ricorrere a stereotipi o facili giudizi, Ozon dipinge una realtà lontana dalla frenesia cittadina, facendo emergere una sensazione di tranquillità che, tuttavia, nasconde un profondo disordine emotivo.
Sebbene il contrasto tra la vita rurale e quella cittadina – in questo caso rappresentata da Parigi – sia presente nel film, il tutto viene trattato con discrezione, senza mai cadere nell’esagerazione. Infatti, più che sottolineare l’importanza di una riconnessione con la natura, il film trasmette un’atmosfera sospesa in cui il “non detto” diventa sempre più concreto, creando un senso di pesantezza che avvolge i personaggi e la trama.

Il fungo, elemento che passa da semplice alimento a simbolo, non è una scelta casuale: il suo significato si lega al rapporto precario tra Valérie e sua madre Michelle, già segnato da un passato irrisolto e da una relazione che la figlia non ha mai veramente accettato. Il loro legame, già estremamente fragile, subisce una vera e propria “rottura” dopo un semplice pranzo, innescata da un conflitto interiore che spinge Valérie a credere che sua madre abbia intenzionalmente cercato di avvelenarla. Il film non fornisce mai una risposta chiara riguardo le vere intenzioni di Michelle, si limita a diffondere alcuni indizi, permettendo allo spettatore di trarre le proprie conclusioni. Ma questo, in fin dei conti, non è ciò che conta davvero. L’importante è l’effetto che questo evento ha sul rapporto madre-figlia, che diventa il fulcro del dramma.
Sotto le foglie non è un giallo tradizionale, ma un’intensa esplorazione del conflitto familiare, e in questo riesce perfettamente. Il ritmo, volutamente lento, e la presenza di scene in cui i dialoghi sono ridotti al minimo (se non assenti), non fanno che accentuare la bellezza visiva del film, riuscendo però a mantenere alta l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata, che supera l’ora e mezza.
Il vero fascino del film risiede soprattutto nel fatto che non ci viene mai rivelato tutto immediatamente: sta allo spettatore, pezzo dopo pezzo, mettere insieme i vari tasselli di una storia che si svela gradualmente. Particolarmente efficace è il modo in cui Ozon rivela il passato di Michelle e il conflitto con sua figlia senza forzature, facendo emergere queste informazioni in modo naturale, senza mai ricorrere a spiegazioni banali. Le performance degli attori, a partire da Hélène Vincent fino al giovane Garlan Erlos, sono degne di nota, capaci di comunicare attraverso espressioni e silenzi che parlano molto più delle parole. La decisione di non chiarire tutto sin da subito e di non offrire risposte definitive, rende il film ancora più affascinante, invitando lo spettatore a percorrere insieme ai protagonisti un viaggio emotivo attraverso la visione.
Il film restituisce, dunque, una riflessione sull’umanità e su come anche dalle azioni più insignificanti, da conflitti interiori o da sensi di colpa possa nascere qualcosa di irrecuperabile, che cambia per sempre le dinamiche relazionali. Sotto le foglie è un intreccio di relazioni fragili e di eventi irrisolti che restano sospesi, anche quando si sceglie di fingere che tutto vada bene. E il fungo, in tutto ciò, diventa il simbolo della disgregazione dei legami, rappresentando un veleno che lentamente si insinua nella vita di Michelle, Valérie e degli altri personaggi, avvolgendo tutto in un’atmosfera di incertezza che cresce e si diffonde senza troppa fretta.
In sala dal 10 aprile.