Qual è il confine tra amore e ossessione? Se è vero che l’amore è cieco, cosa può spingerti a fare? Questi sono solo alcuni dei dubbi che possono farsi strada nella mente dello spettatore alla visione di Presunto Innocente (trailer), la nuova miniserie firmata Apple Tv+.
Siamo a Chicago e al centro della storia c’è Rusty Sabich (un convincente Jake Gyllenhaal, qui anche produttore esecutivo al fianco di J. J. Abrams), vice procuratore distrettuale. Irreprensibile tanto sul lavoro quanto nel privato, Rusty è un marito e padre esemplare agli occhi di sua moglie Barbara (Ruth Negga) e dei suoi due figli Jaden (Chase Infiniti) e Kyle (Kingston Rumi Southwick); eppure, ben presto si insinuerà una crepa nella sua vita apparentemente perfetta, prossima a sgretolarsi in mille pezzi. A determinare tale declino sarà l’omicidio efferato di Carolyn Polhemus (Renate Reinsve, La persona peggiore del mondo, Another End), assistente procuratrice collega di Rusty, nonché sua amante. In un primo momento, infatti, il procuratore capo in carica Raymond Horgan (Bill Camp), ignaro della relazione dei suoi sottoposti e, quindi, del conflitto di interessi, affida le indagini a Sabich, che considera essere il migliore per un caso di tale urgenza e peso mediatico. Ma quando Raymond perde le rielezioni e al suo posto subentra l’ambiguo Nico Della Guardia (O. T. Fagbenle), basta poco perché le cose precipitino. Il braccio destro del nuovo procuratore, Tommy Molto (uno straordinario Peter Sarsgaard), riceve l’incarico di occuparsi delle indagini dell’omicidio di Carolyn e poco ci vorrà affinché venga alla luce del sole l’affaire tra la vittima e Rusty e questo diventi il primo sospettato.
In poco tempo viene messo in piedi un caso le cui prove, seppur circostanziali, sembrano puntare tutte il dito contro Rusty Sabich, che per la prima volta si ritrova dall’altra parte del banco degli imputati. Ogni rivelazione contraddice l’immagine che nel corso degli anni l’uomo ha costruito di sé, portando a dubitare della sua presunta innocenza non solo chi lo circonda, ma lo spettatore stesso. La narrazione costruita dall’accusa, ma a cui il pubblico rifiuta di credere fino in fondo, è quella di un uomo che più volte ha dato prova, sul lavoro e nella vita, di un’indole violenta e che, quindi, avrebbe potuto plausibilmente uccidere la donna. L’alto numero di messaggi e chiamate con cui Rusty perseguitava Carolyn negli ultimi tempi e ulteriori dettagli che emergono nel corso del processo e in contrasto con la versione dei fatti da lui sostenuta alimentano l’ipotesi di un uomo ossessionato e fuori di sé, al punto che lo spettatore è costretto a mettere più volte in discussione l’affidabilità dell’uomo in quanto narratore.
La miniserie, tratta dall’omonimo romanzo di Scott Turow, già oggetto di una trasposizione cinematografica con Harrison Ford del 1990, è abile come poche nella costruzione di una forte tensione drammaturgica. Non dovrebbe stupire, a questo punto, sapere che dietro il processo di adattamento da un medium all’altro ci sia il nome di David E. Kelley, che vanta titoli quali Ally McBeal e i più recenti Big Little Lies e The Undoing in qualità di creatore e produttore esecutivo.
Tuttavia, ci sono diversi elementi che sembrano indebolire un progetto partito con così solide premesse quale Presunto Innocente: la scrittura, infatti, dedica pochissimo spazio al personaggio di Carolyn, più simile a un ologramma occasionalmente protagonista di qualche flashback che non al cuore della storia, non consentendo, in questo modo, allo spettatore di empatizzare con la vittima. D’altro canto, se è vero che la miniserie tiene lo spettatore col fiato sospeso senza andare incontro a cali di tono, è da notare come l’obiettivo primario sembri essere il destare stupore nel pubblico, offrendo colpi di scena – si pensi, ad esempio, all’epilogo della storia – senza necessariamente fornire loro una coerente preparazione drammaturgica.
In definitiva, Presunto Innocente cade talvolta vittima della sua stessa volontà di stupire, ma è pur sempre un ottimo prodotto e un’ulteriore conferma dell’alta qualità che sembra contraddistinguere le produzioni Apple Tv+.