Pig, approdato in Italia il 16 Settembre su svariate piattaforme digitali (qui il trailer), rappresenta il debutto alla regia di Michael Sarnoski, che scrive e dirige un’opera tanto bizzarra quanto speciale.
Il protagonista, Rob, interpretato con surreale intensità da Nicolas Cage, è un tartufaio che vive in una casa nei boschi con la sola compagnia del suo fidato maiale. Dopo aver subito il furto del maiale a causa di due malintenzionati, Rob sarà costretto a uscire dai boschi insieme al suo socio Amir (interpretato da un eccellente Alex Wolff) e ad addentrarsi in città, per ritrovarlo. Grazie a questa semplicissima premessa, il film è libero di fare tutto ciò che vuole.
La trama si sviluppa in modo perfettamente lineare, ma non è mai prevedibile. Ogni sequenza è frutto di un’idea diversa, ogni scena aggiunge una sfaccettatura in più al viaggio di Rob e Amir senza mai dare l’impressione che la storia si stia gonfiando troppo, anzi, mantenendo quasi sempre un’atmosfera molto quadrata e focalizzata. La sceneggiatura di Pig si poggia su una sequela di idee brillanti che, miracolosamente, funzionano. Nessuna esclusa.
Ciò che sembra iniziare come un classico revenge thriller alla maniera di un John Wick o un Io vi troverò, si rivela essere una medaglia dalle molte facce. L’iniziale inganno che allude ad una struttura narrativa “rapimento – ricerca – salvataggio” scompare quasi subito, per lasciare spazio a momenti di grande flemma e riflessione, sequenze dedite alla crescita graduale di ogni personaggio (ognuna diversa dalla precedente, sia visivamente che concettualmente) e impattanti dialoghi sulle tematiche più disparate: dall’alienazione genitoriale al sapore dei cachi. A questo punto è doveroso conferire una particolare nota di merito ad Adam Arkin, che brilla in un ruolo tanto piccolo quanto fondamentale.
Il budget relativamente basso della pellicola non ha minimamente intaccato il comparto tecnico. Il regista Sarnoski decide di girare la quasi totalità di Pig in esterni, ambientandolo nella città di Portland (Oregon) e nei boschi limitrofi. Sotto l’occhio attento di Sarnoski, Portland diventa un piccolissimo universo in cui il protagonista può muoversi senza fatica, reso caldo ed accogliente dalle luci soffuse dei grattacieli. L’atmosfera autunnale del film viene accentuata dalle sequenze girate nei viali alberati, dove il vento e il fruscio delle foglie la fanno da padrone, e nei boschi, dove le immagini riescono perfettamente a catturare la tranquillità quasi fiabesca di una vita passata a stretto contatto con la terra e l’acqua. Gli interni sono gli unici ambienti in cui la quiete può essere momentaneamente interrotta, per fare spazio a dei brevi ma penetranti accumuli di tensione.
Infine, la colonna sonora di Alexis Grapsas e Philip Klein impiega principalmente archi, chitarre acustiche e violoncelli per accentuare la sensazione di tepore già offerta dalle immagini, e per costruire insieme a esse l’atmosfera silvestre che pervade l’intera pellicola.
Pig è un’opera prima del miglior genere: originale, stravagante, integra e sorprendentemente piacevole alla vista. Michael Sarnoski ha dimostrato di sapersi muovere all’interno del mondo della Settima Arte, realizzando un piccolissimo film che riesce ad essere creativo e versatile senza mai pretendere di spingersi oltre i limiti di budget. Una vera e propria gemma rara. Spero vivamente che Michael Sarnoski torni presto con un nuovo lungometraggio, che spero venga distribuito anche nelle sale.