Durante l’ultimo giorno della 58esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro si è svolta la tavola rotonda su Mario Martone ed il suo cinema, con la presentazione del libro Mario Martone – Il cinema e i film edito da Marsilio ed a cura di Pedro Armocida e Giona Nazzaro. Insieme al regista sono intervenuti: Pedro Armocida, Renato Berta, Gianfranco Capitta, Roberto De Francesco, Roberto De Gaetano, Ippolita di Majo, Bruno Di Marino, Daniele Dottorini, Fabio Ferzetti, Giona A. Nazzaro, Bruno Roberti e Iaia Forte.
Martone regista appare in un momento particolare, sia per la cultura italiana, sia per il rapporto che la cinefilia aveva con quell’epoca. Martone viene visto come un regista profondamente europeo e contemporaneo capace di viaggiare ad una velocità maggiore rispetto ad altri artisti. Il lavoro del regista, come riporta il libro, è lontano dall’essere concluso, anzi, è continuamente avviato verso una nuova stagione di epifanie. “L’amicizia regola il mio lavoro” ha esordito all’inizio dell’incontro l’artista. Il suo lavoro, fin dal 1975 (quando ha iniziato a fare spettacoli teatrali d’avanguardia con un gruppo di amici) è guidato dal dialogo con l’altro. Anche l’attrice Iaia Forte ha posto l’attenzione sull’importanza di creare delle relazioni artistiche in un lavoro di questo tipo e su quanto l’approccio di Martone, diviso tra caparbietà ed apertura verso il rischio, sia fondamentale. Ed è proprio grazie a questa energia di lavoro collettivo che è nato nel 1987 Teatri Uniti, un laboratorio teatrale permanente creato da Mario Martone, Toni Servillo e Antonio Neiwiller.
L’incontro è proseguito con l’intervento di Renato Berta, direttore della fotografia che ha collaborato con Martone in vari lavori come Qui rido io ed Il giovane favoloso (per citarne alcuni). Berta vede il lavoro sul set come un’esperienza condivisa. Il legame con Martone è un legame fraterno che si regge su un continuo confronto creativo tra i due, una sinergia appassionata. Non tutti i direttori della fotografia stabiliscono con gli attori lo stesso rapporto che riesce a creare Berta e, lui e Martone, nell’attenzione particolare che rivolgono al lavoro con gli attori, sono molto simili. Berta, a detta del regista, è un DOP che prende molti rischi, basti pensare a Noi credevamo, dove è riuscito a creare con maestria un effetto di buio estremamente realistico e controllato, senza perdere mai l’attenzione sullo sguardo degli attori. Gli attori dei film di Martone vengono principalmente dal teatro (si pensi a Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno in Nostalgia), non perché il regista voglia marcare una differenza rispetto agli attori con una formazione cinematografica, ma perché, lavorando molto in teatro, si ritrova spesso ad attingere a quell’ambiente per la scelta dei suoi protagonisti.
Ippolita di Majo ha aperto una riflessione sulla sceneggiatura. Per lei ed il regista la sceneggiatura è come una mappa, precisa ma non maniacale, che giunge a compimento alla fine delle riprese. Il lavoro sulla storia che guiderà il film è un continuo lavoro di ricerca: mostre, sopralluoghi, spettacoli teatrali, tutto può essere uno spunto per l’idea finale che arriverà sullo schermo. La matinée è giunta a termine con gli interventi di studiosi interessati al cinema di Martone, tra cui Bruno Roberti e Roberto De Gaetano. É emersa l’idea di specchio che sembra ricorrere in molte opere del regista. Nostalgia si specchia con Amore molesto. Napoli, nei primi anni di lavoro del regista, è uno specchio capovolto: la città diurna contrapposta a quella notturna. Questo discorso si può estendere anche al rapporto con la polis, alla comunità che si contrappone alla singolarità: la forte collettività di Napoli contrapposta alla solitudine di Renato Caccioppoli (Morte di un matematico napoletano) o di Giacomo Leopardi (Il giovane favoloso). Per concludere è stato evidenziato come il lavoro del regista si nutra di una commistione di passato e di presente. Martone, infatti, guarda e rappresenta il presente attraverso uno scavo archeologico del passato e ci riesce anche “giocando tra le varie arti”.
La poetica di Mario Martone si potrebbe evocare con una frase estrapolata durante il dibattito. Nei suoi film “non è tanto importante come il mondo vede Napoli, ma come tu da Napoli vedi il mondo”.