Nella mattinata del 27 agosto al PesaroFF56 che avrebbe dovuto vedere la presenza di Barba Rosa (Aggregate States of Matters), Lois Patiño (Lúa Vermella) e Stefano Miraglia, è stato soltanto quest’ultimo ad aver incontrato il pubblico del cinema Astra. In concorso con il cortometraggio Thick Air, il regista torna a lavorare, a differenza di quanto fatto nelle sue ultime opere, con la musica, a partire da un aneddoto riguardante un ingegnere del suono impazzito negli anni Sessanta. La volontà di Miraglia è infatti quella di raccontare non solo la musica, ma anche i suoi professionisti in un collage definibile “noise”, un aggettivo non a caso facente parte proprio del vocabolario musicale.
I collage di Miraglia inseguono un bisogno di carattere più che narrativo estetico, in quello che lui definisce “un montaggio non-montaggio” dai caratteri astratti mutati nel tempo: se all’inizio della sua esperienza come cineasta sperimentale, grazie anche ad un ricorso all’animazione, il tipo di astrazione caratterizzante i suoi lavori era afferibile all’arte anni cinquanta, oggi lui la definisce un’astrazione più vicina all’immagine documentaria, nuovo focus della sua produzione. Infatti Miraglia ci tiene a sottolineare l’importanza dell’incontro e del dialogo con il mondo dell’arte contemporanea, più incline ad accogliere cineasti sperimentali.
Parlando proprio di cineasti sperimentali e della “scena” italiana, il regista ammette che sebbene sia geograficamente distante da questa (risiede a Parigi) collabora spesso, in veste soprattutto di curatore, con molti colleghi, alcuni di essi anche passati per Pesaro, collaborazione resa possibile in particolare dalla sua volontà di creare ponti, connessioni e di dialogare appunto.
Con un evento definito “epocale” da Armocida si conclude la matinée del 27 agosto: la presentazione del numero 700 della rivista Filmcritica. Per l’occasione erano presenti in sala Bruno Roberti, Michele Moccia e Massimo Causo. Si è discusso del futuro della critica con un occhio rivolto al passato, esattamente come questo numero che accoglie gli omaggi di molti registi vicini alla redazione come, per citarne alcuni, Lav Diaz, Abel Ferrara e Tsai Ming-Liang, e alcune delle firme storiche della redazione. Bruno Roberti ricorda l’idea alla base della rivista fondata da Edoardo Bruno: guardare ai film come, citando Benjamin, l’alchimista guarda la fiamma vivente per scorgervi i segreti più profondi. “Uno spirito militante che resta”, continua Roberti, che non abbandonerà la nuova veste, in via di aggiornamento, del sito web.
A cura di Luca Di Giulio e Lavinia Flavi