Proseguono gli incontri mattutini al cinema Astra di Pesaro, questa volta con uno sguardo rivolto al passato e al rapporto che quest’ultimo instaura con il presente grazie alle immagini. Se questo avviene è soprattutto a causa del succedersi di diversi formati all’interno del film, come si verifica nel lavoro di Kaori Oda Ts’onot. La regista, in collegamento dal Giappone, si è infatti soffermata sull’idea di contrapporre l’utilizzo di dispostivi ontologicamente distanti, come una pellicola otto millimetri e un iPhone, per realizzare il suo documentario girato presso le grotte Cenote in Messico. Diviso fra terra e acqua, il risultato trascende le barriere linguistiche, caratteristica secondo Oda insita nell’immagine stessa, probabilmente una concezione derivante dalla sua formazione in terra bosniaca con il regista ungherese Béla Tarr, più che un insegnante un mentore per la cineasta.
Della sua formazione ha anche parlato la regista portoghese Catarina Vasconcela, presente al festival con A metamorfose dos pássaros, un film personale sull’elaborazione del lutto e gli scherzi della memoria all’interno del quale si alternano nuovamente diversi formati. Ciò in questo caso sembra derivare dal suo passato come studente di belle arti. La regista ha infatti pensato al suo film come una serie di “quadri in movimento” costruendolo come se fosse un mosaico, ragionando su ogni segmento in quanto tassello di un disegno generale. Una storia personale derivante dai confronti con la sua famiglia si inserisce all’interno della più ampia Storia portoghese. L’autrice ripercorre infatti con questo film tre linee temporali: quella dei suoi nonni, interpretati dai suoi cugini, quella dei suoi genitori e la sua. Far confluire questi tre piani temporali ha permesso alla regista, che ha rivissuto artisticamente la propria storia, di giungere tramite l’elaborazione di un lutto alla speranza.
È stato necessario dialogare con il passato per Francesco Dongiovanni, in concorso con il corto Non si sazia l’occhio. Il regista pugliese infatti, che da anni ricorre alle immagini d’archivio, ha intrapreso un lavoro in cui giustappone immagini sulla Prima guerra mondiale con riprese realizzate con l’iPhone. Centro del dialogo è stata la riflessione teorica dietro questa continua ricerca, collegabile all’ossessione personale del regista di girare e alla profondità dell’immagine, infinitamente “scavabile” in quanto in ogni immagine è possibile ritrovare qualcosa che rimandi al passato. “Il mio è un di film di frammenti”, sottolinea Dongiovanni, che come il mosaico di Vasconcela assume un senso quando lo si guarda nel suo insieme.
Di seguito l’intervista al regista Francesco Dongiovanni:
Ancora una volta è un progetto a chiudere la mattinata e ancora una volta di studenti e di formazione che si parla con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Innovativa). Il progetto, presentato da Pamela Giorgi (MIUR) ed Elisabetta L’innocente, tramite la rete “Piccole scuole”, che adesso è divenuta movimento e conta 400 scuole, si concentra sugli istituti delle periferie montane ed insulari, che sono soggetti a spopolazione e dove spesso vi sono problemi di inclusione. Tramite una sperimentazione didattica più laboratoriale che si avvale del mezzo cinema, sfruttando anche le immagini d’archivio e la collaborazione con festival come quello di Pesaro e spostando l’insegnamento verso terzi spazi quali sale cinematografiche e musei, l’obiettivo è quello di valorizzare scuole altrimenti percepite come isolate.
Di seguito l’intervista a Pamela Giorgi ed Elisabetta L’Innocente:
A cura di Luca Di Giulio e Lavinia Flavi