Un bambino sta giocando per la strada quando improvvisamente il giocattolo va a scontrarsi contro quelle che si svelano come due gambe infinite di un uomo dall’espressione crudele. Dopodiché solo gli orrori della guerra a travolgere lo spettatore. È Mercurio di Michele Bernardi, subito dopo il quale appare la schermata “parental advisory” che avvisa il pubblico in sala: stanno per essere proiettati contenuti espliciti perché è il corpo adesso ad essere il protagonista nel cortometraggio di Donato Sansone, X.Y.U., il cui compito è anche quello di stemperare l’atmosfera, evidenziando un gioco di contrapposizioni stranianti create dal succedersi dei cortometraggi di animazione della rassegna Corti in mostra, curata da Paolo Alfreda e giunta alla sua sesta edizione.
Due pomeriggi, il 27 e il 28 agosto, dedicati all’animazione italiana, dove quest’anno ad essere proiettati sono ben venticinque film, dalla durata variabile compresa tra un minimo di quaranta secondi e un massimo di dieci minuti. Ampio spazio è stato lasciato agli studenti dell’ISIA di Urbino, nei lavori sono infatti percepibili gli insegnamenti dei docenti, che per quanto elaborati da ciascun regista in modo personale, permettono di individuare uno stile comune, un fil rouge tra i corti dei loro allievi.
Se è soprattutto l’immagine a connettere tra loro i film degli studenti, a creare invece una relazione tra tutte le opere è la musica, vera animatrice di quanto presente sullo schermo e in alcuni casi addirittura protagonista. Sono stati proiettati infatti anche due videoclip: Vivere nel tuo naso di Martina Biondini, lyric video del brano omonimo di MusicaPerBambini e Caviglie di Samuele Canestrari, realizzato per la canzone del gruppo Jesse The Faccio. Tra i corti in mostra, quattordici recano una firma femminile. Tra questi spiccano IO DIVISO di Chiara Bella, caratterizzato da un taglio completamente diverso rispetto agli altri, e Kaluma di Giulia Dall’Ara. Così come resta impresso il nome di Federica Faccin, presente con ben due cortometraggi, dopo i quali è possibile quindi cominciare già a riconoscere la mano dell’animatrice.
Un altro lavoro che riesce a catalizzare l’attenzione su di sé è Sogno di segni di Virgilio Villoresi, quest’anno anche in giuria, che cattura l’occhio grazie ad una concretezza che emerge in un mare di “bozze”. I corti in mostra quest’anno sono infatti caratterizzati da un minimalismo tale da sembrare quasi abbozzati e se da un lato ciò fa parte del loro fascino, dall’altro permette il risalto appunto a lavori come quelli di Villoresi o Chiara Bella.
Quest’edizione della rassegna ha accolto un quantitativo maggiore di corti rispetto alle precedenti, grazie anche alla durata più esigua, mostrando in questo modo la capacità che alcuni animatori hanno di condensare in soli cinquanta secondi una potenza espressiva che, proprio a causa del poco tempo a disposizione e spesso dell’assenza della parola, esplode in maniera dirompente. L’energia investe lo spettatore prima che questo possa cogliere il significato di ciò che ha visto.
A seguire l’intervista a Virgilio Villoresi.