Pesaro 19 giugno. Si rinnova anche oggi l’appuntamento al Centro Arti Visive Pescheria che questa volta propone un duplice incontro di approfondimento con un dibattito intitolato “Femminismi”, seguito dal faccia a faccia con Lee Anne Schmitt, protagonista di una retrospettiva a lei dedicata qui al festival della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema.
A moderare “Femminismi” ancora una volta il direttore artistico Pedro Armocida a cui spetta il compito di introdurre i due ospiti, la giornalista e saggista Maria Nadotti ed il professore Federico Rossin. A prendere la parola è subito il professore Rossin, curatore della sezione cinematografica dedicata all’avanguardia femminista degli anni ’70: “risulta interessante il porsi quasi ai margini, utilizzando le parole di Kramer, proponendo film del passato che mai hanno visto la luce, sfruttando l’archivio storico”, che continua dichiarando la volontà di “riesumare un cinema sommerso fatto di corpi vivi e film potentissimi sul lato estetico e politico, che rappresentano il cuore dell’impegno femminista, grimaldello di pensiero utile alla presa di coscienza su una realtà opaca”. La rassegna curata da Rossin prevede la proiezione di undici pellicole divise in quattro programmi tematici, che verranno presentate nel corso dei vari giorni di festival. Nei confronti di queste opere il professore afferma di essersi posto come traghettatore con intenzione di riattivare un corpo visivo “mai saturo o suturato ma in continuo divenire”.
A questo punto ad inserirsi nel discorso è Maria Nadotti, la quale sottolinea come “il concetto di eredità di questi lavori sia collegato ad un percorso che ha preso il via nel passato ma che si manifesta vivo ancora oggi”, rimarcando in questo modo il fatto che le proiezioni non siano un mero atto commemorativo. La Nadotti continua spiegando che “il lavoro dei movimenti femministi ha portato alla luce come le immagini non rappresentano la realtà, ma manifestano uno statuto fluido e dinamico rivelandosi come una sorta di involucro del reale”. In questa direzione la giornalista invita ad avere ben presente una realtà tutta da indagare, che può essere messa a fuoco solamente muovendosi sui margini della stessa. Concludendo ha poi spiegato come “le donne abbiano iniziato a riacquistare, almeno in apparenza, importanza all’interno dei discorsi, anche grazie alla forte incidenza del movimento MeToo, senza dimenticare le radici dei movimenti femministi dei decenni precedenti”.
Dopo “Femminismi” la mattinata prosegue con l’incontro con Lee Anne Schmitt, per la prima volta in Italia direttamente da Chicago, sua terra di origine. Ad affiancare la regista il curatore della rassegna Rinaldo Censi, che guida il faccia a faccia e presenta il lavoro della Schmitt, autrice di film saggio legati ad una precisa idea di paesaggio del West statunitense e al concetto della frontiera. La regista evidenzia l’importanza del “focus sui paesaggi, che per la prima volta ho iniziato ad analizzare osservando la zona industriale abbandonata di Chicago, anche grazie ad uno studio sulle arti performative, poi abbandonate in favore di un approfondimento nel campo cinematografico”. In particolare emerge l’interesse per l’utilizzo della cinepresa analogica a 16mm “preferita a supporti digitali per un piacere legato ad una tangibilità del materiale prodotto, inclinazione derivante anche da una mia precedente esperienza lavorativa in ambito fotografico”. Inoltre la scelta di girare in pellicola si rivela un atto artistico dal forte impatto teorico poiché “il formato quadrato permette un lavoro di osservazione accurato sul tipo di rapporto esistente tra lo sviluppo paesaggistico e le persone che ne sono influenzate, prestandosi ottimamente anche al raccontare tematiche storiche e sociali degli Stati Uniti.”
A cura di Alessio Zuccari e Luca Quattrocchi