Il 21 giugno, nella Sala Grande del Teatro Sperimentale, è stato proiettato per il Concorso Pesaro Nuovo Cinema il film dal titolo Baba Vanga, della regista polacca Aleksandra Niemczyk, che ne è anche la sceneggiatrice e produttrice.
Baba Vanga non è un personaggio di fantasia di Aleksandra, ma una mistica, chiaroveggente ed erborista bulgara, scomparsa nel 1996 all’età di 85 anni. In seguito ad un incidente avuto a 12 anni, inizia ad avere visioni sul futuro dell’umanità, fino alla fine del mondo pronosticata per l’anno 5079. Pare che le sue doti siano dipese dalla presenza di creature invisibili presenti costantemente nella sua vita. Alcune delle sue profezie si sono avverate, molte no, per altre sarà il tempo a parlare.
In Baba Vanga, Aleksandra Niemczyk non si pone il problema della credibilità rispetto alla figura della veggente, ma vuole piuttosto raccontarne uno spaccato utilizzando silenzi e ricordi. Ci vengono mostrati i gesti semplici della vita quotidiana di una persona che ha perso la vista, ma che nonostante questo è indipendente. Vive da sola nel bosco, in una casa che si mostra trascurata, quasi abbandonata. E’ in questa cornice che, quando le persone iniziano a scoprire ciò di cui è capace, un uomo cerca vendetta per il fratello che è stato ucciso e vuole sapere chi sia il colpevole: per fare ciò, interroga proprio Baba Vanga.
Il film colpisce per la ricerca di simmetria nelle inquadrature, i giochi di luci e ombre, i dialoghi quasi assenti. Qui, è l’immagine a parlare.