La 52a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha inaugurato quest’anno una nuova sezione dal titolo Satellite, curata da Anthony Ettorre, Annamaria Licciardello, Mauro Santini e Gianmarco Torri.
Abbiamo intervistato Sergio Canneto, che con Le 5 Avril Je Me Tue ha preso parte alla sezione. Al centro del film, un uomo che programma la data del proprio suicidio. Approfondendo la riflessione sul linguaggio cinematografico, la speranza dell’autore è quella di tornare a un cinema che rifletta sul proprio modo di esprimersi, un cinema cosciente, onesto e coraggioso.
Ha parlato con noi anche Stefano Franceschetti che, assieme a Cristiano Carloni, ha realizzato un film senza titolo. A detta del regista è un progetto privo di un’idea di regia, di montaggio, di trama: “le immagini sembrano catturate da uno sguardo freddo come quello di una telecamera di controllo”.
Alla medesima sezione appartiene Teresa Masini, studentessa di Arti multimediali e fotografia, con il suo lavoro The Eternal Melacholy of The Same. Si tratta di un breve video che nasce come installazione e si sviluppa dall’esigenza di realizzare attraverso lo sguardo l’esperienza delle ultime ore di esistenza di un pianeta. Il titolo si riferisce alla filosofia nietzschiana dell’eterno ritorno dell’identico e ricorre a un gioco di parole che coinvolge un sentimento, la malinconia, “cui possiamo dare la nostra completa fiducia e fede in quanto è in grado di sviluppare concetti che puntano a una riflessione più profonda”.
Danilo Monte, presenta il suo Memorie – In viaggio verso Auschwitz, un film/regalo per i trent’anni del fratello appassionato di storia. In questo caso il film rappresenta l’occasione per recuperare un rapporto turbato da anni di tossicodipendenza e si sviluppa in un’alternanza tra i filmini di famiglia degli anni ’90 e riprese del viaggio.
Francesco Cazzin e Francesca Rusalen partecipano con Adagio Jean Jaurès, un montaggio di fotografie in analogico, fondato sull’idea che il cinema sia “un’arte del possibile piuttosto che del virtuale”. Una sorta di documentario horror, atto a filmare l’essere, “quello che effettivamente esiste, ma che non ha realtà”.
Guida al (lento/veloce) è invece il lungometraggio di Matteo Arcamone, ritratto di una generazione senza lavoro, correlato da una profonda riflessione sulla noia e la pigrizia. “È un film coinvolgente, sulla vita, ma anche molto pigro, non riuscivo più a montare in Video8, mi ero annoiato a lavorare, per cui anche il film alla fine è venuto molto pigro”.
Federico Francioni presenta Tomba del tuffatore (co-regista assieme a Yan Cheng), prodotto dal Centro Sperimentale, di cui è ex allievo. Partendo dalla figura del tuffatore, il film si ispira all’omonimo monumento funerario di Paestum, che compie un passaggio dalla vita alla morte e quindi da un mondo fisico ad un mondo metafisico, ricalcando un po’ le sinfonie urbane del Novecento.
Enrico Masi è l’autore di Terra sem males, film-saggio sulla dignità umana e primo capitolo della trilogia sul Brasile. “Il film parla di utopia e di dignità”, con queste parole il regista riassume il fulcro del suo lavoro, che chiama in causa temi importanti come il genocidio culturale e lo sterminio linguistico sullo sfondo dell’incombere di grandi eventi mondiali come le prossime olimpiadi del 2016.
Carlo Michele Schirinzi nel suo Deposizione in due atti, ci parla di due luoghi abbandonati: la chiesa di Santo Stefano a Soleto realizzata nel ‘400 e un mulino di inizio ‘900. Il regista sceglie questi due resti abbandonati non come luoghi morti ma come “eroi morenti”, mostrandoci tutta l’energia che essi sprigionano, come una persona morente che con tutte le forze rimaste si aggrappa alla vita.
– Con il contributo di Roberta Sapere –