Condensare la figura di Pepe Mujica in un documentario, Pepe Mujica – Una Vita Suprema (trailer), è impossibile. Un passato da rivoluzionario negli anni ’60 mai rinnegato, 13 anni di prigionia che lo stesso Mujica ritiene fondativi del suo pensiero, gli incredibili successi della sua presidenza. Non si può parlare in maniera adeguata di tutti questi ed altri aspetti, e questo Kusturica lo sa benissimo. E si adatta di conseguenza, approcciandolo in silenzio e con un sorriso sornione ed affascinato.
Proprio da quel silenzio erompe il fascino di Mujica, l’elemento cardine della sua figura e del film, che sembra essere centrale per il regista serbo. Rimangono così schizzi di tematiche legate all’ex presidente dell’Uruguay che rendono perfettamente la complessità e la profondità della sua persona, caratteristiche che gli hanno consentito di unire un popolo.
In diversi passaggi, persone vicine a Mujica, enfatizzano come sia sempre riuscito ad usare un linguaggio semplice, comprensibile, che non appiattisce, ma rende feconde le idee di El Pepe. Un filosofo dalla mente pratica, come lo chiama Kusturica, comprensibile ad un analfabeta e contemporaneamente interessante per un intellettuale. Capace di parlare di economia e di Fondo Monetario Internazionale, come di impegnarsi per dare un alloggio popolare e scuole alle classi meno abbienti.
Ne risulta una figura onnipervasiva, una sfida allo spettatore, che può condividere o no i suoi ideali, ma che faticherà a non trovarvi spunti, idee, massime. “El Pepe” assume sempre più la fisionomia del saggio e non del profeta che, dalla sua torre d’avorio, dispensa la verità ultima. Un saggio che dai suoi errori e dai suoi successi, in silenzio, è riuscito a cogliere la sua di verità.