Rocco Papaleo è tornato nelle sale italiane in questi giorni, “sfidando” in qualche modo l’avanzata trionfante del film di Genovese Perfetti Sconosciuti al botteghino. E per sancire il suo ritorno cinematografico, come in un vero e proprio varo di una nave, rotolando verso Sud (parafrasando il titolo di una celebre canzone dei Negrita) al ritmo di musica dance, facendo rotta verso l’esotico- e misconosciuto- Uruguay. Onda su Onda è una “summa” del Papaleo-pensiero, una pellicola suggestionata dal ritmo, dalla musicalità, dall’incedere costante del viaggio e dal desiderio di rinascita.
Papaleo, regista, autore e attore, interpreta un musicista cialtrone, meschino ed affetto da ego-mania: Gegè Cristofari. Dopo il successo della canzone Buena Onda (che aveva portato alla ribalta un improbabile fotomodello doppiato dalla voce del cantante) e il conseguente oblio mediatico, Gegè viene richiamato sotto le luci della ribalta per un grande concerto organizzato dall’altra parte del mondo, in Uruguay, a Montevideo. Sulla nave da crociera dove si è imbarcato, oltre a stringere amicizia con lo stralunato comandante e con la truppa multietnica, incontra un misterioso ed affascinante cuoco misantropo, Ruggero (Alessandro Gassmann), una sorta di novello Novecento di Baricco che non ha volontariamente deciso di non mettere più piede sulla terra. L’improvviso danno riportato da Gegè alle corde vocali, e l’impossibilità di portare a termine la tanto agognata rentrée spingono i due compagni di viaggio ad allearsi, pronti ad esibirsi nella peggiore farsa mai architettata da entrambi.
Un’idea buona, uno spunto iniziale stimolante e paesaggi suggestivi sono elementi importanti che non salvano il film ma non gli impediscono di inabissarsi fino ad affondare descrivendo un triste arco narrativo dalla commedia amara all’amara (e mera) commedia. La musicalità che sottende la diegesi è soggetta a clamorosi-e vertiginosi-alti e bassi del ritmo, pronto a creare un tappeto musicale incerto e malfunzionante (sulle proprie gambe). Papaleo riversa su celluloide la sua passione per il cinema di viaggio (da sempre presente nei suoi spettacoli teatrali come nelle precedenti fatiche cinematografiche), per l’inafferrabile dromomania che spinge i personaggi al movimento (sia fisico che spirituale, inteso come una “rinascita”) per il viaggio dell’anima che porta ad un cambiamento, ad una crescita: Onda su Onda non sfugge a questa equazione ma ne banalizza la portata, pur mantenendo una certa affinità e continuità con Basilicata Coast to Coast e con delle suggestioni antiche connesse ad una terra poco conosciuta, dalle dimensioni ridotte e dal misterioso background culturale. Da una parte la Basilicata, dall’altra parte l’Uruguay, due luoghi criptici che diventano, a loro volta, attori protagonisti sulla scena.