Siamo a Parigi, è la notte tra il 13 e il 14 novembre 2015, la notte dopo la quale la Francia non sarà più la stessa. Alcuni attacchi terroristici di matrice islamica vengono sferrati in città provocando un gran numero di vittime soprattutto nell’esplosione attuata nel teatro Bataclan. Fred (Jean Dujardin), Inès (Anaïs Demoustier, attrice brillante ne Gli amori di Anaïs) e tutta la squadra dell’antiterrorismo francese, inizieranno un caccia all’uomo per evitare che la scia degli attentati possa espandersi ancor di più. L’operazione, tra false piste, finti colpevoli, testimoni fondamentali, durerà cinque giorni. Cinque giorni in cui la città tratterrà il respiro. November – I cinque giorni dopo il Bataclan (trailer) è un film diretto da Cédric Jimenez, che abbiamo già visto alla regia del film BAC Nord, e scritto da Olivier Demangel.
Prima dell’inizio del film appare sullo schermo la scritta: “Non si intende fare una valutazione su un caso giudiziario”. Con questa premessa inizia a dispiegarsi quella che è la finalità dell’opera audiovisiva in questione. Accostandosi a fatti realmente accaduti si snoda uno sviluppo narrativo prettamente di finzione, con chiari e predominanti elementi tipici del genere thriller (o poliziesco se vogliamo), che più che l’obiettivo di sensibilizzare la memoria collettiva, si dimostra invece portare avanti quello di “intrattenere informando”.
Fin dai primi minuti il film è avvolto da un’atmosfera di tensione, caos, in cui lo spettatore, disorientato, cerca di destreggiarsi. Camera a spalla che segue i personaggi, montaggio serrato, inquadrature “sporcate” da corpi in movimento che spesso omettono la visione. Le sensazioni di straniamento e claustrofobia sono inevitabili. Il pubblico si sente così inevitabilmente trasportato nel 2015, a Parigi, nei giorni che seguono una notte di terrore. Oltre a concentrarsi sulla creazione di suspence tipica del genere, il regista pone attenzione anche all’aspetto umano e psicologico dei suoi protagonisti, seppur caratterizzandoli più come “cavie campione”, rappresentanti di una collettività che come individui distinti. Nonostante le loro emozioni non vengano ostentate, vediamo attraverso il loro sguardo, il loro modo di approcciarsi agli altri personaggi, quanto pesi la responsabilità di cui si fanno portatori, quanto sia faticoso portare sulle spalle una popolazione da proteggere da un nemico apparentemente invisibile, ma letale.
November – I cinque giorni dopo il Bataclan non è un film su un attentato, è un film sul terrorismo, sulla battaglia attuata al fine di contrastarlo. Non vediamo mai gli attentati di Parigi, o meglio, li percepiamo, avvertiamo il loro peso, ma essi non sono posti al centro della narrazione. Scegliendo di muoversi intorno a quello che c’è al di là, oltre gli attentati, Jimenez rifugge dalla retorica. Concentrandosi un secondo in più sugli occhi stanchi dei suoi personaggi, sui loro sospiri stremati, riesce, in maniera sottile, a riportare sullo schermo il dolore e l’angoscia che ha invaso un’intera nazione, senza estremizzarla e senza porla come l’unica chiave di lettura possibile. Quello del regista si dimostra un approccio minimale e sicuramente vincente. Nel suo film non c’è spazio per sentimentalismi o per una “pornografia del dolore”.
Nel finale il film recita: “Ci sarà sempre un prima 13 novembre e un dopo”. Questa è sicuramente una data che rimarrà scolpita nella memoria di qualsiasi cittadino europeo (e probabilmente del mondo). Gli attentati che sconvolsero la città di Parigi hanno posto un’ombra su quella che è la storia del nostro continente. Nonostante il film non si faccia direttamente portatore del forte dolore che ha invaso il popolo francese (e non solo), quello che comunque rimane dopo la sua visione è un senso di smarrimento, di vuoto. Una caccia ai cattivi in cui non c’è una vera liberazione per i buoni. L’unica cosa che rimane da fare è sopravvivere, rimettere insieme i brandelli di una città, di una popolazione, mentre ci si ricostruisce, con il cuore in gola.
Al cinema dal 20 aprile