Quest’anno ricorre il secolo dall’uscita di Nosferatu il vampiro di F.W. Murnau (trailer), uno dei capolavori assoluti del cinema muto. Definito dallo storico del cinema Kim Newman “uno dei capostipiti del genere horror”, Nosferatu è un capitolo fondamentale nella storia della Settima Arte che può essere letto e riletto più volte ancora oggi.
È quasi impossibile trovare le parole giuste per descrivere l’impatto di un film come Nosferatu nel panorama cinematografico mondiale. Basterà dire che questo film ha rappresentato la prima trasposizione in assoluto della figura del Vampiro dalla carta alla celluloide, ed è stato inoltre il primo adattamento audiovisivo del noto romanzo di Bram Stoker, Dracula. Il primo di svariate centinaia di adattamenti, realizzati nel corso di cento anni.
Essendo tuttavia un adattamento non ufficiale e non autorizzato, Nosferatu fu al centro di una causa legale per violazione dei diritti d’autore intentata da Florence Balcombe, vedova di Bram Stoker. Nonostante fossero stati modificati numerosi dettagli (come i nomi di tutti i personaggi e alcune ambientazioni), la causa fu vinta dalla vedova e la casa di produzione Prana Film dovette dichiarare la bancarotta dopo il pagamento del contenzioso. Il tribunale ordinò inoltre la distruzione di ogni singola copia del film, ma diverse copie approdate all’estero furono preservate. Nosferatu rimase comunque il primo e unico prodotto mai realizzato dalla Prana Film, un prodotto reso immortale dalla propria inequivocabile estetica e dalla perfetta gestione del suo ritmo narrativo.
Paradossalmente, il primo adattamento di Dracula in assoluto è anche quello che si discosta di più sia dal romanzo originale che dagli adattamenti successivi.
Il Conte Dracula che noi conosciamo è un personaggio dotato di gran carisma e di uno sguardo capace di ammaliare le prede più deboli. Il suo portamento è quasi regale e la sua malvagità è seducente, almeno fino agli istanti che precedono il morso fatale.
Il Conte Orlok, invece, è l’esatto opposto. Il vampiro di Nosferatu è magro e ingobbito, le sue unghie sono lunghe e ricurve come gli artigli di un rapace, e il suo volto ricorda molto da vicino quello di un roditore. L’aspetto repellente del primo Dracula cinematografico (opera, tra le altre cose, dell’artista e occultista Albin Grau), unito all’inquietante performance di Max Schreck (il cui nome significa, ironicamente, “Massimo Spavento”) introduce il Vampiro nella dimensione della Settima Arte come una figura terrificante e totalmente malvagia: il solo nome del Conte Orlok suscita terrore nei volti dei locandieri dei Monti Carpazi, e dovunque egli vada è sempre seguito da schiere di ratti, portatori di peste e morte.
Molte delle sequenze più note di Nosferatu esaltano la mostruosità del vampiro: l’emblematico morso sul collo della vergine, il Conte Orlok che sorge completamente rigido dalla sua stessa bara, la sua ombra minacciosa che si staglia sulle scale mentre egli avanza inesorabile. Il mostro di Nosferatu potrebbe, in questo caso, essere considerato non solo l’antesignano dei successivi Dracula interpretati da Bela Lugosi, Christopher Lee e Gary Oldman, ma anche di molte altre entità tipiche del cinema horror di molti decenni dopo, come l’iconico Freddy Krueger. Naturalmente non si può escludere dagli innumerevoli successori del vampiro di Murnau l’altrettanto terrificante vampiro interpretato da Klaus Kinski nel validissimo remake diretto da Werner Herzog nel 1979: Nosferatu, il principe della notte.
Va inoltre dato all’originale Nosferatu il merito di aver introdotto nell’immaginario collettivo la letalità della luce del Sole nei confronti dei vampiri: secondo il romanzo di Bram Stoker e le storie antecedenti ad esso, infatti, i vampiri sono semplicemente più deboli di giorno che di notte.
Nosferatu fa parte del filone del “cinema espressionista tedesco”, e in quanto tale è caratterizzato da un impatto visivo a dir poco sbalorditivo, anche per gli standard del 1922. Se il romanzo originale di Bram Stoker è ambientato per lo più a Londra, Nosferatu è ambientato per lo più nella città fittizia di Wisborg, realizzata combinando riprese in esterni delle città tedesche di Wismar e Lübeck. Gli unici luoghi che il film e il romanzo hanno in comune sono i Monti Carpazi e il castello del Conte in Transilvania, anche se le sequenze ambientate in questi luoghi sono state girate nella Slovacchia settentrionale. Il suggestivo castello slovacco di Orava è stato utilizzato come location per le riprese in esterni del castello del Conte Orlok.
L’apparato visivo di Nosferatu è caratterizzato principalmente da campi medi e lunghi. La figura del conte Orlok è quasi sempre inquadrata nella sua interezza e gli spazi diegetici dell’opera appaiono immensi, dal castello del Conte alle vallate dei Carpazi, passando per i canali e le strade deserte della città afflitta dalla peste. La sequenza più famosa del film è stata definita dal critico statunitense Roger Ebert come uno dei primi esempi di montaggio alternato: in un susseguirsi di brevi segmenti, il protagonista Thomas Hutter fugge dal castello del Conte e cavalca verso Wisborg mentre il Conte Orlok va nella stessa direzione, nascosto però in una bara caricata nella stiva di una nave. Proprio come la celeberrima scena del battesimo ne Il Padrino, questa frenetica sequenza rappresenta un climax ascendente. Hutter (il bene) corre verso la città per avvertire la sua amata del pericolo che incombe, nel frattempo Orlok (il male) viaggia verso la città per nutrirsi del sangue dell’amata dell’eroe. Alla fine della sequenza, il vampiro si sveglia e inizia a fare strage dell’equipaggio.
Questa sequenza rappresenta forse il picco di tensione più alto raggiunto dal film, e basterebbe come unica ragione per entrare negli annali della Settima Arte ed ispirare innumerevoli altre opere. Tuttavia il film è entrato nella storia del cinema per la qualità eccelsa di ogni sua sequenza e, come già detto, è quasi impossibile descrivere l’impatto di un capostipite del calibro di Nosferatu in modo completo. Almeno non in questa sede.
Concludiamo l’articolo con una brevissima nota di merito. Il pubblico di oggi tende a giudicare il cinema muto con il metro degli standard odierni, e Nosferatu il vampiro riesce ancora, dopo cento anni, a soddisfarli.