Quando si è consapevoli di aver quasi perso qualcosa, non si può non riconoscerne e apprezzarne ancora di più il valore, ed è ciò che è successo quando abbiamo quasi perso Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau. Liberamente tratto dal Dracula di Bram Stoker, da cui si differenziava solo per un cambio di nomi, ma realizzato senza averne prima ottenuto i diritti legali, la vicenda di Nosferatu il vampiro e la sua quasi perdita – vista l’insistenza della vedova Stoker affinché tutte le copie esistenti del film venissero distrutte – avrà molto a che vedere con il remake del 1979 firmato Werner Herzog, il quale, proprio a causa dei diritti d’autore che ancora valevano sul Nosferatu di Murnau, fu costretto a ripristinare i nomi originali del romanzo di Stoker. A quarantacinque anni dal debutto, il 17 gennaio 1979, nelle sale francesi, Nosferatu, Il principe della notte (trailer), rimane la prova effettiva che un vero classico non solo riesce a sopravvivere al tempo, ma vi si adatta e lo fa nel modo più naturale possibile: bastando a se stesso.
Due autori e quasi sessant’anni di differenza passano infatti tra il capolavoro espressionista di Murnau, Nosferatu il vampiro, e la grande opera del Nuovo Cinema Tedesco firmata Werner Herzog, Nosferatu, Il principe della notte, eppure l’impressione che si ha è quella di assistere all’evoluzione naturale delle cose, ad un’identità del cinema come materia viva in grado di modificarsi ed adattarsi al tempo che cambia pur senza snaturarsi.
La sinossi rimane la stessa: un giovane agente immobiliare tedesco, noncurante degli oscuri presagi della moglie, va in Transilvania per trattare con un nuovo cliente: un misterioso conte che si rivelerà un vampiro sanguinario. Werner Herzog, infatti ,non riscrive, non interpreta, non rende “propria” l’opera del suo predecessore, anzi, vi resta fedele e fa di quello che nel ‘22 era stato un prodotto avanguardistico, visionario e un punto di partenza per il grande cinema tedesco che sarebbe nato dopo, la quasi chiusura di un’intensa esperienza cinematografica volta alla nascita di un cinema nuovo e libero. Un’operazione che ha quasi del paradosso.
Nosferatu, nel 1979, non è nulla di nuovo, nulla di avanguardistico, non ha nulla dell’innovazione che aveva portato con sé il Nosferatu del 1922, eppure riesce allo stesso modo a calarsi perfettamente nel clima, culturale e artistico, del tempo per cui è stato pensato, a riprova che il cinema non è e non sarà mai qualcosa di rigido e immutabile. Herzog in Nosferatu – Il principe della notte si riconosce perfettamente, eppure si ha la sensazione che se Murnau fosse nato nel 1942 il suo Nosferatu il vampiro non sarebbe poi stato tanto diverso.
L’immensa gratitudine che Herzog ha nei confronti del capolavoro di Murnau si palesa quindi in un atto d’accoglienza e conseguente restituzione allo spettatore del miglior film tedesco mai realizzato secondo lui. Una lettera d’amore, dunque, e un atto di riconoscenza nei confronti di quelle poche radici che i giovani cineasti del secondo dopoguerra avrebbero mai potuto avere, Nosferatu – Il principe della notte è stato per Herzog e per il cinema tedesco una vera e propria dichiarazione d’intenti, lo statement che la grande cinematografia tedesca era ancora lì e resisteva, memore e grata.