Norrtullsligan (1923), lo spazio della donna e il rapporto con l’uomo

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Norrtullsligan (La banda di Norrtull, r. Per Lindberg) è un film muto del 1923 disponibile sulla piattaforma Netflix dal 4 febbraio. La pellicola si ispira all’omonimo romanzo del 1908 di Elin Wägner: quattro “suffragette” perseguono la propria carriera nella Stoccolma patriarcale all’alba del XX secolo, e le loro vicende intendono richiamare l’attenzione all’importanza della parità tra i sessi.

Dopo un primo restauro dell’internegativo nel 1988, lo Svenska Filminstitutet presenta Norrtullsligan alla LVII edizione del Berlin Film Festival del 2007 nella retrospettiva “City Girls. Images of Women in Silent Film”, rinnovando l’attenzione per la pellicola nell’ambito del cinema di genere. Quasi cento anni dopo, il film viene riproposto in full-frame e con le didascalie originali alla XXXVII edizione del Göteborg International Film Festival del 2014.

L’espressione cinematografica di Per Lindberg è esteticamente raffinata grazie ad un attento gioco di luci e ombre, nonché alla sceneggiatura di Hjalmar Bergman, che affida la narrazione in prima persona alla protagonista Pegg (Tora Teje). L’“Io” femminile trapela nelle didascalie attraverso la citazione letterale dei passi del romanzo della Wägner, a sua volta un’ardente femminista, dedita alla solidarietà quanto ad una vita che non fosse suddita ai ritmi scanditi al minuto dalla società contemporanea nascente.

Norrtullsligan è la risposta europea allo stereotipo della new woman tendenzialmente libertina del cinema americano. Volto a scardinarne i cliché, il film racconta il fenomeno sociale delle donne in carriera con un amaro senso dell’umorismo. Specialmente, contrappone il sostegno reciproco e l’idea di collettività all’esaltazione del singolo della società contemporanea. La complicità tra le quattro protagoniste, tra cui la già citata Pegg, Eva (Renée Björling), Emmy (Linnéa Hillberg) e Baby (Inga Tidblad), si condensa nell’affitto di un appartamento condiviso, che non solo è la risposta allo stereotipo della donna in cerca di un uomo per accasarsi – la stessa Wägner a sua volta ha convissuto con una donna dopo il divorzio – ma rappresenta anche un’opposizione al modello borghese del nucleo familiare. L’ambiente casalingo, inoltre, mette in mostra un divario tra finzione, pubblicità, e realtà. Una carrellata attraversa la stanza, muovendosi dai poster delle movie stars alle calze smagliate di Eva, sdraiata sul divano intenta a leggere una rivista.

Tuttavia, è per far fronte al comando maschile che le quattro coinquiline fondano “la banda di Norrtull”, basata principalmente sulla solidarietà femminile. Quando Baby viene licenziata per aver scioperato, Pegg si espone chiedendo un aiuto economico al suo capo (Egil Eide), al fine di aiutare l’amica a sanare un grave debito. L’energia del gruppo sembra inoltre minata dallo stato di salute di Emmy, ridotta alla paralisi a causa di gravi problemi alla schiena trascurati. La debolezza e vulnerabilità delle donne le rende presto oggetto di facili avances e corteggiamenti.

È il modo in cui Pegg si rapporta all’uomo e viceversa a svelare la posizione della donna di Norrtull rispetto alla new woman d’oltreoceano. Mentre il capo approccia la protagonista con il pretesto di supervisionare il lavoro svolto, approfittandone per un avvicinamento tale da sfiorarle la guancia e accarezzarle la spalla, a sua volta la ragazza solo in un secondo momento trasformerà il rapporto in una relazione di natura – forzatamente – romantica. Gli incontri più o meno fortuiti tra i due sottolineano il controllo del primo sullo spazio vitale della seconda, impossibilitata a fuggire. Non c’è abbastanza spazio per evitare gli avvicinamenti e le confidenze senza che il rifiuto o l’allontanamento della donna venga notato o punito.

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L’«esercito di camicette» che cita la Wägner è ritratto nella pellicola seduto, schierato in banchi e macchine da scrivere, ripreso poi ne La folla (1928) di King Vidor e L’appartamento (1960) di Billy Wilder.

Le protagoniste negoziano quotidianamente per ricavarsi un proprio spazio privato – proclamato tale da un cartello che ammonisce: «Gli uomini non possono in nessun caso sedersi nello scompartimento delle donne» – a riparo da sguardi indiscreti, costrette dunque a muoversi tra un appartamento decisamente piccolo, seppur umanamente confortevole, a un ufficio troppo affollato, dove vengono, nei limiti della decenza, tollerate.

Ad ogni modo, seppur volitive e determinate, Pegg e Baby si rassegnano infine all’amore: l’atmosfera cupa e drammatica finalmente svanisce, non senza un po’ di retorica. Eppure, il romanticismo spensierato che in ultima battuta rimedia alle necessità economiche non basta a nascondere una sorta di disgusto per l’“amore idealizzato”. Norrtullsligan, infatti, si apre con un flashback di Pegg, che racconta:

«Niente va mai secondo i piani! Ah, se qualcuno cinque anni fa – quando avevo vent’anni ed ero innamorata per la prima volta – […] mi avesse detto che avrei buttato via i miei giorni come segretaria…».

Il ricordo della giovinezza, fin troppo enfatizzato rispetto al resto del film, si può considerare un termine di paragone con la vita attuale della protagonista. In questi termini, il suo matrimonio non si fonderà sui consueti equilibri di una coppia. Anzi, si contrapporrà al modello di amanti proposto nel cinema americano, pieno di uomini devoti e donne in cerca di attenzioni. La riflessione, dunque, è duplice: l’uomo non deve chiudersi ai movimenti femministi, al fine di non permettere a questi di chiudersi in loro stessi.

Nonostante la sceneggiatura di Bergman sia piuttosto fedele alla fonte letteraria, la Wägner, inizialmente, critica la decisione di romanzare il finale, in origine meno illudente. Tuttavia, chiedendosi se sia assolutamente necessario prevedere un finale banale, potenzialmente causa di un discredito tra gli spettatori più esigenti, la scrittrice giustifica infine la scelta degli autori, riconoscendo l’appropriatezza di un lieto fine nella produzione cinematografica: «Il film dà un’idea della realtà delle segretarie, con scorci di amicizia e di vita bohémienne […], trasposta nel mondo romantico del cinema».

Solo recentemente il romanzo Norrtullsligan è stato tradotto in inglese con il titolo Stokholm Stories: Men and Other Misfortunes (Xlibris, USA, 2020). Chiaro è il riferimento agli “sfortunati eventi quali l’aggressione sessuale, i pregiudizi e il capitalismo che esalta sempre di più il divario tra classi sociali.

Sitografia

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