Quando si parla di serie televisive il riferimento più immediato va ad esempi che si possono rintracciare facilmente nei mondi infiniti delle piattaforme digitali, prime fra tutte sicuramente Netflix e Amazon Prime Video. Capita spesso dunque di tralasciare i prodotti che la televisione generalista propone e che molto spesso, visto il coinvolgimento di volti noti ed amati, si trasformano in cavalli di battaglia da inserire in palinsesto quando si vuole battere un contenuto della concorrenza che si crede forte e seguito. Una strategia azzeccata quando si è certi di avere in mano prodotti forti, in grado soprattutto di coinvolgere quella fascia di pubblico che normalmente spenderebbe la serata scegliendo tra le mille proposte delle piattaforme.
È interessante notare come per una rete come Rai Uno le fiction siano i contenuti più seguiti, riuscendo a garantire ogni volta il 20% medio di share e, per alcuni titoli, anche qualche punto in più. Non stiamo parlando sempre di serie culto come Il commissario Montalbano o Don Matteo che, oltre ad essere le più longeve della rete Ammiraglia, sono entrate nell’immaginario collettivo degli italiani e hanno fatto capolino anche in quello dei più giovani. Basta riportare questo dato: Il metodo Catalanotti, l’unico episodio de Il commissario Montalbano trasmesso quest’anno, e forse l’ultimo della storica serie, ha registrato ben nove milioni di telespettatori e il 38,4% di share. Per quanto riguarda l’ultima (ma non ultima) stagione di Don Matteo, il pubblico è rimasto attento (26% di share in media) nel seguire le vicende del sacerdote detective più famoso della televisione italiana.
Altro esempio degno di nota è sicuramente quello rappresentato da Che Dio ci aiuti che, se dovesse continuare, potrebbe rientrare molto presto a pieno titolo nelle serie cult della televisione italiana. Le vicende di Suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci, e di tutti i personaggi che ruotano intorno al convento non annoiano mai il pubblico che, ogni anno, preferisce la serie ai contenuti proposti dalla concorrenza. La stessa cosa è accaduta per Doc – Nelle tue mani con protagonista Luca Argentero che, in piena pandemia prima e in autunno poi, è riuscita a chiudere con il 30% di share, otto milioni e mezzo di telespettatori e a raggiungere picchi del 34% durante la stagione. Risultati eccezionali che, oltre ad aver assicurato una seconda stagione, sono il simbolo della vicinanza di tutti gli italiani verso il personale sanitario impegnato nella lotta contro il Covid.
Con il nuovo anno non sono mancati poi gli adattamenti: serie che hanno riproposto le storie tratte da alcuni racconti o romanzi come Mina Settembre, Il commissario Ricciardi, Le indagini di Lolita Lobosco, Makari. La prima, tratta dai racconti di Maurizio de Giovanni, ha raccontato le vicende di Mina, interpretata da Serena Rossi, un’assistente sociale del consultorio nel centro storico di Napoli. La stessa città, riportata negli anni ’30, è l’ambiente (descritto nei romanzi di Maurizio de Giovanni) in cui invece indaga il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, interpretato da Lino Guanciale, un volto molto amato del teatro e della serialità televisiva italiana. Gli ultimi due prodotti riguardano invece l’energica figura di Lolita Lobosco (Luisa Ranieri), il vicequestore che nasce dalla penna di Gabriella Genisi e l’investigatore per caso Saverio Lamanna (Claudio Gioè), protagonista di Makari, che è frutto della mente di Gaetano Savatteri.
Facendo un’analisi dello share, si riscontra che tutti e quattro gli esempi hanno superato sempre di qualche punto il 20% in ogni loro episodio arrivando talvolta al 26% fino a raggiungere picchi nella fascia 28-31%. Dati molto importanti che segnalano come le serie, per una rete come Rai Uno, siano un elemento fondamentale del palinsesto, riuscendo a convincere una fetta di pubblico così ampia che non ha perso del tutto confidenza con una modalità di fruizione classica, che prevede una dilatazione nel tempo per alcune settimane e dunque una fidelizzazione dei telespettatori.
Per fare un confronto con Canale 5, la principale delle reti Mediaset, si nota subito come gli esempi da citare siano molti meno. Il nuovo anno si è aperto con Made in Italy, la serie prodotta da Taodue che racconta la nascita della moda italiana negli anni ’70, uscita nel 2019 su Prime Video e arrivata su Canale 5 soltanto a gennaio di quest’anno. Facendo una media dello share raggiunto nelle diverse puntate si ottiene l’11%, un trend largamente inferiore rispetto alle serie Rai. Percentuali che non sono molto diverse da quelle ottenute dalle altre fiction uscite nel 2020, come la seconda stagione de Il silenzio dell’acqua e la nuova fiction Fratelli Caputo. Si potrebbe dunque dedurre che per Mediaset la fiction non sia il format su cui puntare, anche perché i più alti risultati a livello di share sono stati raggiunti da trasmissioni come C’è posta per te, che per due puntate ha sfiorato il 30% o come Amici, che per il suo debutto ha raggiunto il 28%, percentuale mantenuta anche nella seconda puntata. Attenzione: questo non vuol dire che non siano buoni prodotti ma che, dati alla mano, non sono i format più seguiti dal pubblico dell’emittente.
Ad oggi Rai Uno ci propone Leonardo, serie che, come I medici, nasconde un certo fascino e sta riscuotendo anche un certo successo, mentre su Canale 5 va in onda in queste settimane Svegliati amore mio, con protagonista Sabrina Ferilli, volto arcinoto delle fiction del Biscione, soprattutto quelle ad impegno civile. Nuovi titoli sono previsti per il futuro e potrebbero o confermare i risultati ottenuti dalla Rai o ribaltare o mantenere quelli ottenuti da Mediaset. Al di là dei risultati, è importante però ribadire che la televisione generalista, anche dal punto di vista delle fiction o della serialità, non deve essere considerata una televisione di secondo piano.
È innegabile che nelle piattaforme ci sia un universo tra cui scegliere e soprattutto si ha l’occasione di vedere tutto e subito ma è anche vero che quella sensazione di attesa tra una puntata e l’altra, che forse ci siamo dimenticati, ogni tanto è bello riscoprirla, soprattutto quando ne vale la pena.