Il 2007 è stata un’annata a dir poco incredibile per il cinema statunitense. Difficile ricordare un altro anno in cui la maggior parte dei film americani in competizione per i Premi Oscar fossero altrettanto meritevoli da un punto di vista puramente artistico: fu l’anno di Ratatouille, di La Vie en Rose, del capolavoro di Paul Thomas Anderson Il Petroliere e del meraviglioso, terrificante, indimenticabile Non è un paese per vecchi (trailer).
Esattamente 15 anni fa, i fratelli Joel Coen e Ethan Coen mostrarono al mondo una delle loro opere migliori in assoluto. Una pellicola priva di qualsivoglia difetto, anti-hollywoodiana fino al midollo eppure capace di riscuotere un successo più che soddisfacente al botteghino, risultando a oggi il lavoro più famoso dei due cineasti, forse ancor più de Il grande Lebowski. Ma perché un film così atipico, così disagevole come Non è un paese per vecchi è riuscito a entrare così prepotentemente nell’immaginario cinematografico di inizio secolo?
Purtroppo, come nel caso di qualsiasi film scritto e diretto dai fratelli Coen, dare una risposta precisa è impossibile. Se invece preferiamo mantenere le cose semplici, basterà dire che questo film parla del male. Non solo del male personificato nella figura di Anton Chigurh (Javier Bardem), e non solo del male inflitto ai personaggi, ma anche di quel male subdolo che si annida dove nessuno sospetta che ci sia: nelle buone intenzioni e, soprattutto, nel cambiamento.
Ognuna delle tre figure principali del film affronta il male in modo diverso.
Ci troviamo nell’anno 1980. Llewelynn Moss (Josh Brolin), colpevole di aver rubato una valigetta piena di contanti da un gruppo di spacciatori messicani ormai morti nel bel mezzo del deserto del Texas, decide di portarla a casa sua per assicurare un futuro migliore a sua moglie. Presto però si ritroverà braccato dai messicani rimasti in vita e da un particolare individuo di nome Anton Chigurh. Questi, all’insaputa di tutti, trova un localizzatore collegato ad una trasmittente nascosta nella valigetta, ed è deciso a impossessarsene.
Tutto ciò suona molto simile alla premessa di un tipico film western, ma il personaggio di Anton Chigurh è tutto fuorché tipico. Chigurh è un assassino inarrestabile che ricorda un incrocio tra il Terminator di Arnold Schwarzenegger e il Tristo Mietitore, uno psicopatico puro, capace di uccidere senza battere ciglio gli stessi uomini che lo hanno assunto per cercare la valigetta prima ancora di cominciare la ricerca. Il suo modus operandi fa raggelare il sangue: elimina indiscriminatamente qualsiasi ostacolo che si ponga tra lui e Llewelynn Moss. Solo coloro che non rappresentano una minaccia avranno la possibilità di sopravvivere, sempre che vincano contro l’assassino a testa o croce.
Infine, alla ricerca di entrambi gli uomini, c’è lo sceriffo Ed Tom Bell (Tommy Lee Jones). Un uomo sulla sessantina, figlio di un’epoca troppo diversa, in cui molti sceriffi non avevano neanche bisogno di portarsi dietro un’arma. Sempre meno fiducioso nelle proprie capacità e sempre più disgustato per via del decennio di eccessi ormai alle porte, in cui sarà eccessiva anche la violenza, desidera trovare Llewelynn Moss per salvarlo da morte certa. Ed è proprio nel risultato finale di questo efferato inseguimento che si palesa la posizione dei fratelli Coen nei riguardi del mondo.
Llewelynn Moss non viene ucciso dallo spaventoso inseguitore Anton Chigurh, bensì dai messicani. E lo spettatore, che si è completamente dimenticato di loro, rimane inevitabilmente spiazzato. La morte di Moss non viene neanche mostrata sullo schermo: in una scena è vivo e vegeto, e nella scena immediatamente successiva è già cadavere. Anton Chigurh riesce a raggiungere la vedova di Moss e a scomparire impunito anche dopo essere sopravvissuto a un tremendo incidente d’auto, mentre lo sceriffo Bell decide di andare in pensione, sentendosi ormai inadeguato al suo ruolo.
La filosofia dei fratelli Coen è proprio questa: accadono cose in questo mondo che sono semplicemente fuori dal nostro controllo. Il cambiamento radicale della società statunitense tanto temuto dallo sceriffo Bell, per esempio, si è rivelato essere un processo impossibile da fermare, le cui conseguenze si sentono ancora oggi. I vecchi come lui dovettero per forza di cose arrendersi, rimanendo bloccati in un mondo più caotico, per loro alienante e totalmente incomprensibile.
Nella maggior parte delle storie dei fratelli Coen non esiste destino né giustizia divina. La gente muore per caso, e alcuni malvagi non vengono puniti.
Non è un paese per vecchi è forse la più brutalmente realistica di quelle storie, e perciò ha potuto lasciare un segno pressoché indelebile nel cinema del 21° secolo.