La figura di Babbo Natale, o Santa Claus per come viene chiamato nel resto del mondo, non può non essere legata nell’immaginario collettivo ad un film del 1947 diretto da George Seaton, ovvero Miracolo nella 34° strada. Si tratta di una commedia fantastica ben girata, dalle tinte realistiche e allo stesso tempo fortemente visionarie. Oltre che ad essere una velata accusa alle contraddizioni del sistema benpensante dell’America maccartista del dopoguerra, è anche una delicata apologia del desiderio infantile.
La sceneggiatura è tratta da un soggetto di Valentine Davies. Il Babbo Natale in questione è Kris Kringle (Edmund Gween), che viene assunto da un grande magazzino per promettere ai bambini i regali che vorranno ricevere. Se la deve vedere con Susan (la piccola Natalie Wood), figlia della manager del grande magazzino che, incitata dalla madre, non crede in Babbo Natale. Ma l’anziano Kris è convinto a tutti i costi a farle cambiare idea: lui è il vero Babbo Natale. E sembra di riuscire a dimostrarlo parlando persino in olandese, lingua madre del Sinterklaas prototipo leggendario da cui ha origine il Santa Claus anglosassone. Ben presto si caccia nei guai, tra uno psichiatra che vuole farlo passare a tutti i costi per licenziarlo. Questi ben presto riuscirà ad incastrarlo. A Kris non resterà che attendere giustizia grazie ad un processo, nel quale avrà il sostegno di Fred Gailey, avvocato vanamente innamorato della manager dei grandi magazzini e che ha sempre creduto in lui.
Nonostante la mancanza di effetti speciali (all’epoca agli inizi) e del Technicolor, la novella fantastica di Seaton conserva ancora oggi un gusto immaginario invecchiato bene e privo di gratuite concessioni strappalacrime e ipocrite. Uscito un anno dopo un altro classico del cinema natalizio, La vita è meravigliosa di Frank Capra, il film comunica, diverte. E fa riflettere.
Fuori dagli schemi in tutti i sensi, Babbo Natale/Kris suggerisce ai genitori dei bambini di acquistare i regali per i loro figli al negozio concorrente al grande magazzino, qualora quest’ultimo non li avesse disponibili. Andando quindi a sostenere la concorrenza nella realtà lavorativa in cui opera, riesce quindi a farsi beffe dell’arrogante logica di profitto della cultura consumistica americana. Persino la stessa manager che lo ha assunto, Doris Walker, finisce per dimostrare il fallimento della sua mentalità perbenista: la donna non vuole che sua figlia Susan creda alle leggende e alle figure come Babbo Natale. Credendo di allevarla con i più giusti e brillanti principi, finisce per crescere una bambina dalla mentalità arida e priva di fantasia. Ben presto grazie a Kris la piccola scoprirà il gusto dell’immaginazione e della favola. Apparentemente anormale in un sistema sociale materialista l’uomo le trasmette quella che in fin dei conti è che la sua verità: non si può ottenere tutto quando lo si vuole. Alla base del raggiungimento di ogni desiderio deve risiedere un elemento importante: la fiducia. E se questa non è sufficiente l’obiettivo desiderato non viene apprezzato abbastanza una volta raggiunto…