Siamo in un periodo piuttosto controverso per determinati argomenti, soprattutto se si tratta di adozione familiare, unita al concetto di famiglia non convenzionale.
Non quella di “fatto” e nemmeno quella tradizionale, classica per i canoni della nostra società da decine di anni, ma di una realtà che, anche se non riconosciuta appieno dallo Stato, è più che viva: il rapporto unico tra un padre single e una neonata con sindrome di down. Un caso unico e meraviglioso che ha confermato la regola. Per tale motivo affrontare questo tema così controverso per l’opinione pubblica è un rischio. Un bellissimo rischio che si prende Fabio Mollo (regista, tra gli altri, anche del film Anni da cane) nel suo nuovo film Nata per te (trailer). Dalla produzione cospicua, composta dal connubio Cattleya e Bartlebyfilm e distribuito da Vision Distribution, questo film biografico dai toni drammatici è l’adattamento dell’omonimo libro scritto a quattro mani da Luca Trapanese e Luca Mercadante.
La storia, ambientata nella Napoli contemporanea pre-pandemia, parla di Luca Trapanese (Pierluigi Gigante), un uomo di fede, omosessuale e single agli occhi della legge italiana, che desidera realizzare il suo sogno di diventare padre. Il destino gli mette davanti una bambina, Alba, nata all’ospedale di Napoli e abbandonata dalla sua madre biologica. Il tribunale, incarnato dalla giudice Livia Gianfelici (Barbora Babulova), cerca disperatamente una famiglia idonea che possa adottarla. Pur nonostante le particolari condizioni previste dalla legge 44 del 1983, dove un genitore single può adottare un minore di una determinata fascia protetta, Luca Trapanese viene osteggiato ripetutamente a favore delle famiglie convenzionali. Queste però, pur avendo diritto prioritario di adozione, rifiutano tutte di accogliere la dolce Alba. Ebbene è proprio da qui che inizia la tenera avventura di Luca che, dopo un minuscolo spiraglio di affido temporaneo della piccola, combatte con il suo avvocato Teresa Ranieri (Teresa Saponangelo vista recentemente in È stata la mano di Dio) per ottenere il suo tanto desiderato lieto fine. Nata per te è un film importante, controverso, che come ha dichiarato il presidente di Cattleya Riccardo Tozzi: «Ha una forza vitale dentro, un senso d’amore per la vita, la storia che influenza tutto il lavoro dietro».
Ed è proprio questo il punto cardine della vicenda: l’amore spassionato, declinato nelle sue infinite sfumature. Da quello per la sua religione, quello verso i ragazzi del suo centro, a quello vero per i suoi amori passati e futuri e ovviamente quello come padre. Nata per te è, dunque, un film tridimensionale, dalla triplice lettura, esplicata nelle tre correnti personali del nostro protagonista, le quali, al contempo, si attraggono e si respingono come calamite. Infatti, la storia di Luca inizia durante la sua adolescenza con il suo primo amore, Rocco, il suo migliore amico e confidente, che però a causa di un malanno muore prematuramente. Il suo cammino prosegue poi con la chiesa, rispettivamente con il suo periodo in seminario e come missionario in Africa, dal quale verrà influenzato per il resto del suo percorso attraverso il volontariato. Grazie al suo coinvolgimento personale nel progetto abilitativo alla vita quotidiana di persone disabili, Luca si era sempre preparato a diventare padre, come dichiarato dallo stesso Trapanese durante la conferenza stampa. Un gesto così spassionato, genuino, dalla forza e coraggio incommensurabile, convincente a tal punto da intraprendere anche da solo questa strada estremamente tortuosa.
Unico intento del nostro protagonista, nonché dello stesso film, è quello di sottoporre ad analisi e a giudizio del pubblico, con un linguaggio molto dolce e delicato, il cambiamento del nucleo familiare, ormai molto più diversificato rispetto al passato. Infatti, in Nata per te, si passa chiaramente dalla concezione di famiglia biologica a quella logica, che ha scelto di esistere, anzi, coesistere in un gruppo eterogeneo, per arrivare alla fine a condividere l’amore con Alba. Come riporta la sceneggiatrice Giulia Calenda: «La famiglia non è solo quella biologica, che ci partorisce e ci mette al mondo, ma anche la famiglia Logica, che noi ci creiamo». Nata per te è quindi un film intimo, tiepido, tenue, che però ha al suo interno tanto colore da sprigionare, grazie anche al magistrale lavoro che compie Pierluigi Gigante nei panni del protagonista. Ebbene, tutta la struttura del film, dal suo carattere veritiero, alla complicità instaurata con tutti i personaggi, fino alla sua ricerca interiore, viene retta dal semplice sguardo dell’attore, così profondo, malinconico e allo stesso tempo amorevole, da guidare piacevolmente l’intersecarsi delle vicissitudini. Il tutto ovviamente favorito dalla regia ben costruita di Mollo, il quale, a intere panoramiche di Napoli e sei suoi sobborghi, accosta inquadrature estremamente ravvicinate degli occhi, facili da riconoscere e con cui immedesimarsi.
Anche gli altri personaggi, però, hanno avuto nella pellicola un ampio spazio di manovra, poiché carichi di emozioni altalenanti e contraddittorie, le quali si scontrano violentemente con una burocrazia antiquata. Dopotutto, come dice l’infermiera dell’ospedale Nunzia (Antonia Truppo): «Ma dove credi di stare? In Svezia?» Nata per te vuole, in conclusione, raccontare urgentemente questa storia, una vita comune di una famiglia qualsiasi, ma resa speciale perché rappresenta il cambiamento di oggi, di un’epoca alquanto obsoleta, dove aleggia la paura per l’evoluzione. Non desidera dunque puntare il dito verso un colpevole, ma esporre con sensibilità, delicatezza, rispetto, i temi cruciali dell’adozione e della disabilità. Infatti, come dichiara Luca Trapanese: «Questa storia è nata sotto una buona luce, da sempre». Magari la luce di una nuova Alba.
Nata per te esce in sala il 5 ottobre.