A trent’anni compiuti, Juan Nuñez (Gael García Bernal) e Benjamín Wilson (Leonardo Ortizgris) non sembrano intenzionati a finire la scuola di veterinaria o lasciare la casa dei loro genitori. Al contrario, si crogiolano in quel confortevole limbo che è il distretto di Satelite, la versione messicana della periferia americana. In una fatale Vigilia di Natale, tuttavia, decidono che il momento di agire è arrivato, e progettano quella che sarà ricordata come la più famigerata rapina di reperti nella storia del Messico.
Liberandosi dalla tradizionale cena in famiglia e approfittando dell’assenza della sicurezza per le feste natalizie, Juan e Benjamín saccheggiano l’iconico Museo Nazionale di Antropologia del Messico dei suoi reperti più preziosi per intraprendere una (dis)avventura che cambierà per sempre le loro vite. L’entità della rapina supera le aspettative dei due giovani ladri dilettanti che, il mattino seguente, realizzano (anche se ormai è troppo tardi) la portata e le implicazioni del loro gesto. Esitanti sui passi da percorrere a seguito del loro piano male organizzato, si lasciano tutto alle spalle e partono per un viaggio che li porterà dalle rovine Maya di Palenque al mondo sotterraneo decadente di Acapulco Bay in un inutile tentativo di ricettare quei tesori talmente preziosi e riconoscibili che nessuno osa acquistare.
Questo è un film che rimarrà sicuramente impresso ai cineasti. Se ne ricorderanno per i premi che collezionerà, per la curata sceneggiatura di Manuel Alcalá che riesce a creare commistioni di comicità e drammaticità degni di nota, subplots altamente fini e profondi, nonostante l’ultimo atto si presenti con un calo di ritmo che non rende onore a quelli precedenti. Gli spettatori dall’occhio “allenato” lo apprezzeranno per l’interpretazione di Gael García Bernal, già conosciuto per Amores Perros, Babel e No – I giorni dell’arcobaleno, una certezza del cinema contemporaneo. Indubbiamente, Museo, tratto da una storia vera (o come tengono a precisare gli autori: “Questa storia è una copia dell’originale”), rimarrà impresso nella mente degli addetti ai lavori per Alonso Ruizpalacios, il pluripremiato regista di Güeros (come sottolinea la locandina del film). Il regista, infatti, si conferma come una promessa del cinema messicano. Nel suo nuovo road movie, così come fece nello scorso lungometraggio, dimostra una straordinaria conoscenza del mezzo cinematografico e della sua storia. La sua firma è evidente: tra la cura del suono, intelligentemente sincopato in alcune scene, e un’impeccabile costruzione dell’immagine, ci presenta un film da studiare in ogni dettaglio.
Riuscirà però a raggiungere i grandi numeri in sala? Rimarrà nella mente degli spettatori dall’occhio “meno allenato”? Museo – Folle rapina a Città del Messico presenta un soggetto apparentemente poco efficace, lo si guarda per le qualità descritte sopra ma non per “la trama avvincente” che il pubblico della sala si attende. Non ci resta che aspettare i primi risultati del botteghino e/o le prime discussioni sul web, se ce ne saranno.
di Pietro Bonaccio