Si è svolto mercoledì scorso l’appuntamento con il laboratorio “La memoria e l’archivio. Un caso di studio: l’università Sapienza” che ha visto protagonisti due documentaristi: Giovanni Piperno e Vanessa Roghi. Con un occhio rivolto al progetto che gli studenti devono portare avanti, Piperno e Roghi hanno presentato i loro risultati, i lavori frutto di tante ricerche che hanno reso i loro documentari progetti di grande interesse ed elevata qualità.
L’incontro è cominciato tramite la presentazione di Piperno e del suo lavoro per 9×10 Novanta, il film collettivo commissionato dall’istituto Luce in occasione dei suoi novant’anni. Nove registi, dieci minuti ciascuno, mille euro di budget a testa, completa libertà di idee e l’intero archivio a disposizione. E il documentarista, che ci ha tenuto a presentarsi come agnostico, ha scelto come tema il miracolo, così come la nazione lo vedeva e come il popolo lo viveva. Attraverso cinegiornali e materiali vari di repertorio, che non fossero incentrati solo sull’argomento, Piperno ha ripercorso la storia del miracolo in Italia, le credenze di un paese e il sostegno della popolazione. Sin da subito è apparso l’interesse del regista per suono e immagine, l’importanza reciproca che questi elementi ricoprono all’interno di un prodotto audiovisivo.
Altro lavoro documentaristico, ma di natura completamente diversa, è stato Il pezzo mancante, film sulla famiglia Agnelli. Attraverso il materiale di repertorio relativo alla fabbrica recuperato dagli archivi della CineFiat, il regista racconta la storia della “famiglia reale italiana” che aveva del tutto rimosso uno dei suoi membri, Giorgio Agnelli, fratello di Gianni e Umberto, morto in una clinica psichiatrica negli anni Sessanta. Agli occhi del pubblico la fabbrica e la sua storia diventano metaforicamente la famiglia Agnelli stessa, che cerca in tutti i modi di aggiustare quel “pezzo difettoso” per migliorare la produzione.
L’intervento di Vanessa Roghi si è invece concentrato su un’altra fonte molto importante, quella televisiva, estremamente specifica. Tra i numerosi documentari di storia realizzati per Rai Tre, la storica ha fornito agli studenti un esempio del cambiamento della figura femminile nell’Italia degli anni Sessanta. Mettendo in evidenza come la situazione storica stesse cambiando a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Roghi ha sottolineato quanto queste trasformazioni fossero diverse e diversamente comprese e apprese dagli uomini e dalle donne. Soprattutto, quanto grande fosse la discrepanza di percezione degli avvenimenti tra le donne appartenenti a classi sociali diverse e ad ambienti diversi, con un maggiore contrasto tra la città e la provincia.
Un grande spunto di riflessione la storica lo ha fornito parlando dei cinegiornali e della loro pluralità di origini e scopi. A seconda dell’istituto di appartenenza, infatti, il cinegiornale, come qualsiasi testata giornalistica, aveva uno scopo e una modalità diversi nel riportare la notizia. Così, prendendo ad esempio il lavoro di Piperno, Vanessa Roghi ha messo in evidenza quanto differenti fossero i cinegiornali Luce e la Settimana Incom: più distaccato e formale il primo, più ironico il secondo quando trattava elementi di cambiamento e costume della società.
Due documentaristi, due punti di vista diversi e due lavori di ricerca apparentemente lontani che però confluiscono in un punto comune: la rappresentazione di un paese attraverso la grande risorsa che è il materiale d’archivio.