Con Mandibules (trailer, sottotitolo italiano Due uomini e una mosca) il regista francese Quentin Dupieux (Doppia pelle, Au poste!) mette in scena un film decisamente difficile da collocare. Inizia come una commedia grottesca: Jean-Gab (David Marsais) riceve il compito di ritirare e poi consegnare una misteriosa valigetta. Jean-Gab sembra un personaggio uscito da una commedia dai fratelli Farrelly: è così tanto scemo da non capire le semplicissime istruzioni del lavoro, non ha una dimora fissa e dorme in un sacco a pelo sulla spiaggia trascinato dalle onde del mare. Così ruba un’auto e raggiunge il suo migliore amico Manu (Grégoire Ludig) per farsi aiutare. Manu è succube da un rapporto nocivo con sua mamma e non sembra molto più sveglio di Jean-Gab. Ogni cosa viene stravolta quando i due amici troveranno nel bagagliaio dell’auto rubata una… mosca grande quanto un cane.
Ogni collocazione grottesca del film viene messa in dubbio dalla reazione dei due amici alla scoperta del misterioso animale: praticamente impassibile. Mandibules non ci fornisce indizi per decifrare questa reazione apatica, tuttavia ciò che invece la sceneggiatura suggerisce è chiaro: non importa il perché ai due protagonisti sembra perfettamente verosimile aver trovato una mosca gigante. Il carattere assurdo della trama e la scemenza dei due protagonisti e di altri personaggi che loro incontreranno, sono caratteristiche che rendono Mandibules una sorta di film assurdo in grado però di ricreare un mondo narrativo perfettamente plausibile e coerente nelle situazioni mostrate.
I due amici hanno intenzione di ammaestrare la mosca gigante per poter diventare ricchi; da questo piano strampalato il film dirama uno svolgimento della trama abbastanza lineare, costellato da guai e coincidenze che fanno andare tutto storto. Alcune coincidenze sono forzate, tuttavia ciò che Mandibules trasmette è soprattutto una leggerezza caratteriale in grado di offrire una commedia a tratti molto spassosa, che giustifica i suoi spunti irrazionali come imprevisti plausibili in un’arte, quella cinematografica, che può basarsi come e quanto vuole sulla realtà oggettiva. Per questo motivo specifico, il film d Dupieux appare eccezionale: si muove abilmente in situazioni tanto plausibili quanto paradossali per offrire una storia perfettamente coerente a se stessa.
Questo equilibrio delicato tra razionalità e irrazionalità è tenuto in piedi da una sceneggiatura in grado di avanzare con scioltezza. Curata dallo stesso Dupieux (anche montatore e direttore della fotografia del film), la sua abilità è quella di riuscire a dare l’impressione di ‘normalità’ in intrecci narrativi tutt’altro che normali. Il merito è anche della costruzione dei personaggi e dall’interpretazione degli attori. La coppia protagonista è in grado di dare credibilità a due personaggi stravaganti; in particolare David Marsais, il quale riesce a creare alcuni dei momenti più comici del film. Nel cast figura anche il nome di Adèle Exarchopoulos, nella parte di un personaggio decisamente atipico rispetto a quelli che ha interpretato fino a oggi.
In uno dei film più recenti di Dupieux, Au poste!, vi era una critica aspra sulla ricchezza e la classe benestante, argomenti in parte ripresi da Mandibules in alcune caratteristiche (l’obiettivo dei due amici di diventare ricchi) o in alcune scene (in una in particolare, che non verrà nominata per evitare spoiler), eppure attribuire al film alcuni significati più nascosti sembra quasi forzare la sua andatura libera e sconnessa, la quale punta soprattutto a offrire una commedia divertente che si muove su una trama esilarante.
Nel finale vi è la più fastidiosa forzatura narrativa, un dialogo didascalico che suggerisce goffamente il messaggio finale del film; tuttavia, lo stesso modo in cui si conclude questa scena dimostra che forse Mandibules non vuole essere visto attraverso interpretazioni che ne trovino un senso diverso, più profondo e articolato da quello allucinato che viene mostrato.
Mandibules è in sala a partire dal 17 giugno.