
«Un film non su un fascista medio, ma su un duce, non necessariamente il duce, ma su ogni duce». Così viene descritto Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto in un vecchio articolo del New York Times, che analizzava un’intera tendenza del cinema italiano, quella di mettere in discussione i valori morali dell’Italia dell’epoca, analizzando le dinamiche di potere fasciste che ancora imperversavano nella società. Era il 1970 e 25 anni dalla morte di Mussolini non erano ancora abbastanza per dimenticare il trauma di una dittatura, 25 anni dalle immagini di quel falso idolo appeso a testa in giù in Piazzale Loreto, lo stesso che governò la nazione con la violenza tipica di un criminale, lo stesso che continua a riempire le piazze anche dopo la sua morte, purtroppo. Il fantasma di Benito Mussolini si ostina ad imperversare in Italia, albergando nella mente violenta dei peggiori nemici di una democrazia: i fascisti. Ecco di cosa parla M- il figlio del secolo (trailer): dell’origine della bestia che ha tragicamente segnato le sorti della nazione.
M- il figlio del secolo, prodotta da Sky Studios e diretta da Joe Wright, è una miniserie televisiva ispirata all’omonimo romanzo di Antonio Scurati, la quale narra gli avvenimenti che hanno contraddistinto l’ascesa al potere del fascismo, raccontando i risvolti, anche quelli meno conosciuti, della vita politica e privata di colui che ne era a capo. Pensare Mussolini significa attingere alle immagini viste nei libri di storia o nei cinegiornali, quelle che lo ritraevano su un balcone, in alta uniforme, mentre recitava chissà quale discorso populista ad una massa di individui costretti ad acclamarlo. Una figura inquietante, apparentemente impassibile, calcolatrice, fredda, sicura di sé, o almeno era questa l’immagine che voleva mostrare, dato che la realtà era ben diversa.

Il macismo di Mussolini, qui finalmente decostruito, lascia spazio alle paure e alle insicurezze, alle nevrosi di un pericoloso criminale che non ha il controllo di niente, nemmeno della bestia da lui creata. Il fascismo, quella belva violenta di cui si è avvalso per ascendere al potere, è pericolosa per tutti, a volte anche per lui. Quello che sembrava il freddo uomo di stato con tutta l’Italia sotto controllo, assume i connotati di un addestratore di bestie, nemmeno molto talentoso, asceso al potere più per demerito della classe politica dell’epoca che per le proprie abilità. In effetti, il “grande talento” di Benito Mussolini risiedeva nella sua capacità di mutare forma, di modificare gli intenti e falsi valori di quel gruppo di miliziani dei quali era a capo. Un talento comune nell’odierna politica. In questo modo gli atei fascisti diventano bravi cattolici, i “rivoluzionari” diventano “servitori della patria”, gli antidemocratici cominciano a votare, in una marasma di cambiamenti volti al potere la cui unica costante resta la violenza.
Oltre all’incredibile qualità della scrittura, è innegabile affermare come Luca Marinelli, interprete principale, sia uno dei punti di forza maggiori dell’intera serie. Mutato nel corpo come nello sguardo e nella voce, l’attore fornisce una delle migliori prove della sua carriera, riuscendo perfettamente nell’intento di “prendersi un piccola parte di responsabilità storica”. Non di meno, Joe Wright si riconferma uno degli autori più importanti della sua generazione, mostrando il racconto con una regia sontuosa che ne valorizza ogni tratto. Il cineasta si dimostra perfettamente a proprio agio negli adattamenti letterari, come già visto in Atonement, Anna Karenina e Orgoglio e pregiudizio, attualizzando il racconto con un impatto visivo di altissimo livello, complice anche un montaggio incredibilmente ispirato, come già visto in passato. M-il figlio del secolo è l’ennesimo tassello di quel processo che vede il cinema e la televisione avvicinarsi sempre di più, dato l’incredibile impianto visivo che è raro trovare anche nelle numerose produzioni cinematografiche degli ultimi tempi.
M-il figlio del secolo, oltre ad essere un’opera dalla grande qualità artistica, è un prodotto importante. In un’epoca in cui non ci si fa scrupoli ad alzare il braccio destro in diretta nazionale, in un’epoca di piazze che inneggiano ad un falso idolo, di politici che non si dichiarano antifascisti, di proteste represse nel sangue e di restrizioni sempre più stringenti, guardare M è importante. Il fulcro della serie è questo, mostrare a tutti coloro che credono che il fascismo sia morto la realtà, ovvero che quella bestia violenta e mutevole è ancora tra noi. Quel senso di déjà vu che si prova guardando M è inquietante ma non casuale, poiché nel guardare il duce ci rendiamo conto di tutti i “duci” di cui l’Italia è piena.
Su Nowtv.