Sono molti i film riguardanti coppie in crisi che nell’ultimo periodo hanno inondato i cinema e più in generale i vari schermi, era quindi facile per L’hotel degli amori smarriti (trailer) affogare in questo mare di matrimoni allo sbaraglio, ma grazie alla mise en scene di Christophe Honoré, risale le correnti riuscendo ad imporsi sulle pellicole con le quali condivide le premesse.
Il film è uno scorcio sulla vita di Maria (Chiara Mastroianni) che decide di passare la notte nell’hotel dirimpetto casa sua a seguito della scoperta da parte del marito Richard (Benjamin Biolay) di un recente tradimento. In questo hotel lo scorcio sulla vita della protagonista si aprirà sempre di più, lasciando entrare vecchi ricordi sotto forma di presenze fisiche, prima fra tutte proprio il marito venticinquenne (Vincent Lacoste). Inizierà allora un viaggio a ritroso nel tempo, alla riscoperta non solo del suo matrimonio, ma di se stessa, tutto a partire da quella camera in cui si è rifugiata (Chambre 212 il titolo in originale), camera che offre una visione privilegiata sulla sua vita, dal momento che permette a Maria di osservare esattamente ciò che succede nel suo appartamento, non a caso una situazione che ricorda La finestra sul cortile ed esattamente come la pellicola di Hitchcock è un film sul cinema, anche L’hotel degli amori smarriti in un certo qual modo lo è.
Perché scavando nell’amore di Maria e Richard, Honoré mostra il suo amore per il cinema, un cinema che rende tutto possibile, persino l’incontro con persone appartenenti al nostro passato. Finanche il tetto coniugale dei due protagonisti sorge sopra un cinema, che tornerà più volte nelle inquadrature; inquadrature il cui sfondo è un set che palesa fieramente il suo essere set; set all’interno del quale Maria si ritroverà davanti a un locale il cui nome è e non può che essere “Rosebud”, poco prima di portare a termine il suo percorso interiore alla fine del film, il quale si conclude con un fermoimmagine che non può che far tornare alla mente I 400 colpi. Il tutto è tenuto insieme dalla brillante interpretazione della Mastroianni, la cui Maria viaggiatrice alla scoperta di sé, riscopre la storia del cinema.
La Mastroianni con il suo personaggio si va perfettamente ad inserire tra le fila delle donne raccontate da Christophe Honoré, in quanto incarna varie delle caratteristiche proprie delle personalità femminili scritte dal regista. Scappa come scappava Lea Seydoux in La Belle Personne o come scappava Isabelle Huppert in Ma Mére, donna il cui spirito aleggia comunque sulla pellicola invocato da Irène Haffner, l’insegnante di piano di Richard, che inevitabilmente ricorda proprio la Erika di Michael Haneke. Maria come le altre, scappando prende l’iniziativa e la prende per entrambi, sicura del fatto che ormai Richard non sia in grado di farlo, che abbia perso l’intraprendenza conosciuta soltanto in giovane età. E così come fu lei a chiedergli di sposarla, ora è sempre lei ad allontanarsi da lui. Ed esattamente come Maria è il perfetto personaggio di Honoré, anche Richard lo è, per lo più smarrito, come lo è sovente Louis Garrel nei film del regista, alla ricerca anch’egli di qualcosa, che crede di trovare nella donna che gli è o che vorrebbe gli fosse accanto.
Per raccontare quest’amore, questa coppia, ma anche questi individui in crisi, Honoré scrive una sceneggiatura dai tratti surreali, da cui risulta una commedia godibile nel suo essere delirante. Sin da subito sfrutta sapientemente i mezzi messi a disposizione dal cinema per mostrarci il destino di una coppia potenzialmente sull’orlo del precipizio, con un montaggio che separa, che esaspera le distanze, ma una macchina da presa in grado di ricongiungere, annullando quelle distanze create in precedenza.
Questa commedia dalle fattezze oniriche, ultima fatica di Christophe Honoré, presentata allo scorso Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, dove Chiara Mastroianni ha vinto il premio per la miglior interpretazione, sarà disponibile nelle sale a partire dal 20 febbraio.