LE NUITS BLANCHES SUR LA JETÉE: INTERVISTA A PAUL VECCHIALI

Il movimento perpetuo del mare è quello del mio animo” dice Fëdor (Pascal Cervo), il protagonista del nuovo adattamento cinematografico della novella di Dostoevskij Le notti bianche, diretto da Paul Vecchiali e proiettato giovedì 25 sera come ultimo film della retrospettiva Because the night alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Il nottambulo sognatore del testo dello scrittore russo si ritrova in questa moderna versione dal titolo Nuits blanches sur la jetée (2014), nei pressi di un molo dove conosce casualmente una misteriosa donna, Natacha (Astrid Adverbe), con la quale trascorrerà intere notti parlando e confidandosi. Durante l’incontro che ha avuto oggi con il pubblico presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, il regista ha dichiarato che nella sua visione della storia la figura femminile in realtà non esiste ed è soltanto una fantasia dell’uomo. Secondo Vecchiali infatti quest’ultimo, masochista, crea nella sua mente tale simulacro, consapevole che alla fine Natacha tornerà dal suo precedente amante. E come solitamente accade “la creatura distruggerà il suo creatore“. Vecchiali ha lasciato degli indizi, delle “piccole briciole come quelle di Pollicino“, affinché lo spettatore possa notare lo scarto tra il mondo reale e quello immaginario, tra quello di lui e quello di lei; così a volte le luci dividono nettamente il piano spaziale dell’inquadratura, lasciando in ombra la donna o l’uomo. Allo stesso modo il sonoro contribuisce a marcare questa separazione e spesso una voce è appena distinguibile dall’altra.

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Una sceneggiatura quasi del tutto fedele al testo originale si coniuga a un’innovativa modalità di ripresa: le poetiche scene in cui si vedono i due protagonisti danzare e il prologo, tratto da Memorie del sottosuolo, sono girati interamente con un iphone, senza alcuna perdita in termini di qualità visiva ma con un guadagno dal punto di vista del coinvolgimento dello spettatore. Lo squillare insistente di un cellulare interrompe i momenti più intimi tra i due, dividendoli. “Il mio è un film iperclassico con una modernità sotterranea”  ha affermato il regista di Ajaccio, aggiungendo che le sue nuits blanches si trovano in uno spazio intermedio tra quelle già raccontate da Visconti e Bresson. Nell’intervista che Vecchiali ha rilasciato a noi studenti, dice tuttavia di non voler fare concorrenza ai suoi maestri. Il suo è un linguaggio moderno, totalmente cinematografico, in cui le parole finali dell’opera di Dostoevskij, “Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?”, sono tradotte visivamente in modo efficace. Infatti l’ultima scena del film consiste in uno split screen verticale che suddivide lo schermo in due metà: a destra Fëdor che contempla il mare, sul molo che ha fatto da sfondo alla breve storia d’amore; a sinistra le immagini di Natacha, che balla ormai da sola, appaiono e scompaiono con lente dissolvenze. Così Fëdor porterà dentro di sé il ricordo di lei, come un’onda che va e che viene, dal quale potrà attingere per rivivere quegli intensi attimi di beatitudine, sufficienti per il resto della vita.

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