Di Le Mans ’66 – La Grande Sfida (trailer), ultimo film targato James Mangold (regista che, tra le altre cose, ci ha regalato Logan) non se ne è ancora sentito parlare molto. Qualche notizia è arrivata da oltreoceano, dove è stato presentato prima al Telluride Film Festival e poi al Toronto International Film Festival, con poche eco qui da noi. A un mese dalla sua uscita italiana, prevista per il 14 novembre, possiamo affermare che Mangold si porta a casa la vittoria della sua personale sfida, confezionando un film che non è solo bolidi belli da vedere, ma anche azione, ironia e ovviamente tanta adrenalina.
Le oltre due ore e mezza di durata spaventano inevitabilmente nel momento in cui ci si approccia ad una pellicola che ha come suo centro di gravità gare automobilistiche. Si teme che a corollario de “la grande sfida” in quel di Le Mans 1966, dove l’americana Ford affronta la mitica Ferrari, possa esserci un minestrone sentimentale in grado di fiaccare l’entusiasmo della ricerca di carica adrenalinica che un film simile deve (e sottolineo deve) offrire. Mangold è estremamente consapevole di questa necessità, di dover spingere sul pedale dell’acceleratore e non sfilacciare il tessuto ritmico cucito sequenza per sequenza. Le Mans ’66 – La Grande Sfida sale di giri poco alla volta, acquisendo velocità su qualche rettilineo durante le stupende sezioni di gara sparse per il film e stabilizzando il ruggente motore nel narrare la storia del rapporto tra due leggende delle corse automobilistiche, Carroll Shelby (Matt Damon) e Ken Miles (Christian Bale).
Accantonando per un attimo il discorso squisitamente legato alla componente “action” del film, a stupire in positivo è proprio la gestione perfettamente dosata dei rapporti umani, spesso nota dolente di un genere come questo. Mai stantio, mai smielato, mai fuori le righe, due grandissimi interpreti come Damon e Bale (strepitoso e in odore di candidatura della Academy) delineano la complessa e spesso conflittuale relazione dei due all’insegna di una spiccata ironia e intensa amicizia. Ma il cast tutto risulta ispirato ed in sintonia, da Remo Girone a Jon Bernthal. La grande sfida non è solo quella della Ford nei confronti della Ferrari e del suo leggendario Enzo, visti (insieme all’Italia) come un modello culturale e di stile forse un po’ barocco ma comunque necessario da affrontare e sconfiggere (giocando anche sporco all’occorrenza). E’ la grande sfida, la “guerra” come viene detto, alle ossessioni, alla necessità di offrire un lascito che porti il proprio nome e che raccolga la benevolenza dello sguardo di chi c’è stato prima ed ha fatto grandi cose.
Arriviamo poi al cuore pulsante del film, le gare automobilistiche. Come da stessa ammissione del regista, che nel genere afferma di vedere un enorme potenziale cinematografico, la volontà è sempre stata quella di fiondare lo spettatore all’interno della corsa stessa, tra i motori rombanti e lo stridio di gomme. Non basta riprendere con la mdp due auto che sfrecciano su di un rettilineo, ma bisogna andare in mezzo al rettilineo stesso, vivere poi il sorpasso in curva e lo sporco che si accumula sulla carrozzeria (sporco e grasso che ci sarebbe piaciuto vedere un po’ di più in fase di costruzione della mitica Ford GT40). L’utilizzo della CG è ridotto all’osso, ciò che vediamo sullo schermo è in gran parte avvenuto davvero sui tracciati, riprodotti fedelmente insieme ai bolidi da corsa. Mangold accumula giri su giri ingranando ogni marcia al momento giusto, fino ad arrivare alla gara di Le Mans del ’66, che occupa gli ultimi 40 minuti buoni della pellicola che racchiudono emozioni e sequenze al cardiopalma, intervallati da giochi psicologici, di potere e prestigio.
Le Mans ’66 – La Grande Sfida è un film che non vi annoierà mai; vi farà stringere i braccioli della poltrona con le sue accelerazioni, ridere con azzeccatissimi momenti comici e, forse, scendere anche qualche lacrima. Non perdetelo.