In quest’intervista l’attrice Laura Morante racconta la sua esperienza sul set de La tragedia di un uomo ridicolo, film di Bernardo Bertolucci nel quale recitò al fianco dell’attore Ugo Tognazzi.
La tragedia di un uomo ridicolo, uscito nel 1981, è il suo secondo film, girato pochi mesi dopo il suo debutto al cinema con Oggetti smarriti, diretto dal fratello di Bernardo Bertolucci, Giuseppe.
“Esattamente. Dopo avermi vista nel film del fratello, peraltro prodotto da lui, Bernardo aveva deciso di affidarmi un ruolo nella sua nuova pellicola. Aveva fatto moltissimi altri provini, e alla fine sono stata scelta io.”
Entrambi sono film abbastanza interessanti.
“Un po’ più che ‘abbastanza interessanti’ oserei dire!”
Conosceva molto bene i film di Bernardo Bertolucci prima di girare questo?
“All’epoca no. Ero molto giovane e di cinema sapevo ben poco. In seguito li ho visti tutti, ma, ripeto, prima di girare il film, conoscevo poco il cinema, anche perché provenivo da una realtà di provincia, sprovvista di cineclub, dove nelle sale della zona non venivano proiettati molti film di qualità. Poi da adolescente mi ero dedicata alla danza, quindi non ero proprio una cinefila.”
Le piaceva Tognazzi da adolescente? Sia come attore che come comico.
“Non conoscevo molto bene neanche lui, ma mi piaceva, certo. Era un grande attore.”
Cosa ricorda più intensamente della regia di Bernardo?
“Ero molto colpita dal suo entusiasmo e dalla sua vitalità. Girare un film gli dava un piacere straordinario, e si vedeva. È molto bello assistere a un professionista che svolge il suo lavoro con tale passione. Bernardo era davvero appassionato dal cinema.”
La scena a mio avviso più emozionante del film tra quelle da lei girate è il momento in cui piange e Tognazzi prima la bacia e la accarezza, per poi approfittarsene baciandola con più foga. In quel momento c’è stata una libertà di movimento da parte vostra o tutti i gesti erano decisi da Bertolucci?
“Direi che era tutto molto deciso da Bernardo, anche perché aveva le idee molto chiare sulla direzione degli attori. Con questo non voglio dire che non concedesse un minimo di libertà nella recitazione. Ma questo discorso vale per ogni film. Quando un regista sceglie un attore o un’attrice è al corrente dei risultati che può ottenere, quindi una parte della direzione è come se fosse già stata fatta, aldilà delle incognite.”
All’epoca dell’uscita Bertolucci sosteneva che sia lei che Vittorio Cavallo eravate ansiosi perché non sapevate cosa avreste fatto (testuali parole). Lei ricorda questa tensione?
“No, ricordo soltanto che Cavallo era già più esperto di me. Anche perché ancora non mi consideravo un’attrice, e forse, sì, vivevo quei giorni delle riprese con la paura di sbagliare, non sapendo nulla di cinema, affrontando tutto con una certa incoscienza. E un giorno Bernardo me lo ha fatto notare, ribadendo: “Ma tu stai girando un film diretta da me, ti rendi conto della chance che ti sto dando?”. Forse aveva ragione, non avevo idea di cosa volesse dire girare con Bertolucci.”
È vero, parole sempre di Bertolucci, che il suo ruolo in sceneggiatura era molto più piccolo?
“Non lo ricordo. So solo che alla fine ha voluto chiamare il personaggio Laura, proprio come me! E credo quindi che lo abbia forgiato dopo avermi scelta come interprete.”
Tra lei e Tognazzi che rapporto si era creato?
“Con me lui era molto affettuoso, anche se sorrideva del fatto che io non fossi ancora totalmente consapevole dell’importanza del film, e quindi della chance che stringevo tra le mani. Quindi sì, accanto a lui si respirava un clima abbastanza positivo.”
Ha mai assaggiato i suoi piatti?
“Senz’altro, anche perché lui, lo sappiamo, organizzava queste grandi cene preparate da lui. In particolar modo mi ricordo di una tavola ben imbandita di cacciagione. Tra lui e Bertolucci c’era un clima di grande cordialità, era molto contento di recitare diretto da lui in questo ruolo drammatico, un po’ atipico per il suo personaggio, per il quale ha ottenuto il giusto riconoscimento a Cannes, vincendo il premio come Migliore Attore.”
Negli anni a seguire il suo rapporto con Tognazzi e Bertolucci è proseguito?
“Con Tognazzi no. Con Bertolucci sì.”
Era contenta del risultato del film quando uscì?
“Del film sì, e continuo a ritenerlo molto valido. Del mio ruolo non so, forse no, devo dire che di me stessa non sono mai abbastanza contenta (ride).“
Le sarebbe piaciuto fare un bis con Bertolucci negli anni a seguire?
“Non se n’è mai parlato, anche perché in seguito ho vissuto all’estero, e inevitabilmente c’eravamo un po’ persi di vista. Negli ultimi tempi invece ci vedevamo spessissimo, qualche volta a casa sua, altre volte a cena, e nonostante le sue condizioni di salute, manteneva la passione, lo spirito e la curiosità che lo caratterizzavano fin da giovane. Ma non è mai apparsa la possibilità di fare assieme un altro film, anche perché dopo Io e te, uscito nel 2012, lui non ha più girato niente.”