La notte e Ecce bombo in versione restaurata alla Mostra del Cinema di Venezia

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Nuovi restauri del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale in arrivo. Nel corso dell’ottantesima edizione della Mostra di Venezia verranno infatti presentati il restauro de La notte, diretto da Michelangelo Antonioni nel 1961, e di Ecce Bombo, diretto e interpretato da Nanni Moretti nel 1978, quest’ultimo a partire dai negativi scena e colonna messi a disposizione dalla Sacher Film, con la lavorazione supervisionata da Nanni Moretti. Si tratta del secondo restauro che la Cineteca Nazionale ha dedicato all’attore e regista romano. Il precedente, presentato al Festival di Berlino 2022, è stato quello di Sogni d’oro (1981). Entrambi i restauri 4K sono stati realizzati dal laboratorio CSC Digital Lab. Oggi la tecnologia 4K ci permette di apprezzare maggiori dettagli nella resa cromatica della fotografia (grazie alla color correction), nei contorni e nella profondità di campo, tutte cose che erano difficilmente distinguibili nei vecchi e più classici restauri su pellicola.

Si tratta di due film molto importanti del cinema italiano. La notte (restaurato in accordo con l’avente diritto Compass Film) fa parte della cosiddetta “trilogia esistenziale” del regista ferrarese, iniziata con L’avventura (1960) e conclusasi con L’eclisse (1962). Un’opera decadente, malinconica e di esemplare bellezza, al punto da essere annoverata tra i film preferiti di Stanley Kubrick. Ecce bombo è, invece, uno dei film più importanti di Moretti; ancora oggi conserva una carica graffiante e poetica abbastanza inconsueta per il cinema del nostro paese. Per l’occasione riproponiamo due osservazioni critiche dedicate ai rispettivi film. Una del cineasta Andrei Tarkovsky, risalente al 1982, l’altra dello scrivente, pubblicata nel volume Il ventennio d’oro del cinema italiano (uscito nel 2021).

Su La notte Tarkovsky annota: «la scena conclusiva del film è forse l’unico episodio in tutta la storia del cinema in cui una scena d’amore diventa una necessità e assume le sembianze di un atto spirituale. È una sequenza unica in cui la vicinanza fisica ha un grande significato. I personaggi hanno esaurito i loro sentimenti reciproci ma sono ancora molto vicini l’uno all’altro. Come ha detto una volta una mia amica, “più di cinque anni con mio marito è come un incesto”. Questi personaggi non hanno via d’uscita dalla loro vicinanza. Li vediamo cercare disperatamente di salvarsi a vicenda, come se stessero morendo»[1].

ecce bombo, appofondimento

Su Ecce bombo scrissi invece che si tratta di «una commedia corale con punte di nonsense e di estri esistenzialisti. Non manca, sia nel protagonista che in alcune scelte registiche, una poetica alla Woody Allen, ma anche vicina alle divagazioni godardiane di film come Il maschio e la femmina. La tecnica del film rasenta ancora lo sperimentalismo del découpage e più che una trama vera e propria, il racconto è un susseguirsi di eventi e di mini-episodi. Lo spaccato generazionale ritagliato da Moretti è quello di una controcultura giovanile figlia del Sessantotto che, disillusa dalle proprie velleità intellettualoidi, si trova in difficoltà di fronte al trascorrere del tempo, che mette a dura prova i loro nervi e i loro valori. Michele Apicella e i suoi amici sentono di non aver fallito, ma non hanno neanche più quella sicurezza di alcuni anni prima, dove i giovani (intesi come soggetto politico) erano visti, tramite le lotte politiche e l’emancipazione culturale, portatori di un mondo più libero della generazione dei padri»[2].

Ma le battute di chiusura, riguardo ai restauri, preferiamo lasciarle a Mario Sesti, il noto critico cinematografico e documentarista, attuale Responsabile Comunicazione del Csc «Con il Presidente Sergio Castellitto e il Conservatore Stefano Della Casa abbiamo deciso che questi due importanti restauri siano accompagnati da due dossier realizzati appositamente dal Centro Sperimentale di Cinematografia, con voci autorevoli come Marco Bellocchio, Beppe Lanci, Nanni Moretti, tra gli altri».  


BIBLIOGRAFIA

[1] Tony Mitchell “Tarkovsky in Italy”, Sight and Sound, inverno 1982/1983

[2] Ciro Borrelli, Gianmarco Cilento, Domenico Palattella, “Il ventennio d’oro del cinema italiano. Quattro lustri di illustri” Graus, Napoli, 2021

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