All’interno dell’iniziativa #iorestocasa promossa in queste settimane da MyMovies, di cui già si è parlato riguardo alla sezione dedicata al FEFF, spuntano anche delle esclusive circa le recenti uscite in sala (sezione “Prima visione”). Dalla collaborazione con CG Entertainment, che si è occupata di supervisionare tutto il progetto (ben 50 film in programmazione dal 17 marzo al 5 aprile), e Valmyn troviamo anche in questa serie di titoli La Gomera – L’isola dei fischi (trailer), film di Corneliu Proumboiu passato in sordina sia nei maggiori festival (Toronto, Cannes e Torino) che nello sfortunato e breve passaggio in sala.
Il film si apre con lo sbarco a La Gomera, una delle isole che compongono l’arcipelago della Canarie, da parte del nostro protagonista Cristi (Vlad Ivanov), ispettore di polizia proveniente da Bucarest. Principale motivo di questa visita è l’apprendimento di un complesso linguaggio fischiato, il Silbo gomero, utilizzato dai contadini e dai pastori del luogo per comunicare a grandi distanze. Cristi è un ispettore corrotto, e questo lo si comprende dall’obiettivo che sta dietro questa visita: la liberazione di un mafioso detenuto a Bucarest.
Partiamo subito col dire che La Gomera è un ottimo film di intrattenimento, un gioco sul thriller/noir che riesce a coinvolgere appieno lo spettatore, grazie soprattutto alla sua narrazione frammentata dal continuo ricorso al flashback. Ma la messa in scena di Porumboiu ad una visione più attenta assume ben altre sfaccettature. Infatti, ricorrendo a (quasi) tutti i segni caratterizzanti dei generi a cui fa riferimento, su tutti la presenza dell’affascinante femme fatale Gilda (interpretata da Catrinel Marlon ed evidente omaggio alla Gilda protagonista del film omonimo della pellicola di Charles Vidor del 1946), il regista rimescola le carte in tavola per andare oltre ed affrontare altri temi.
Temi che si palesano in primis attraverso la non banale scelta delle location: Bucarest e La Gomera. Se La Gomera è un’isola anomala (come la definirà Cristi, che al suo arrivo crederà di aver sbagliato isola) grazie alla sua fitta vegetazione, Bucarest è la grande città dove tutto è visibile, dove c’è sempre un occhio (digitale) che osserva ogni nostro spostamento rendendoci “oggetto dello sguardo” delle autorità (ricordando molto il discorso sui dispositivi affrontato da De Palma in Omicidio in diretta, anche se le rispettive messe in scena sono distanti). Quello che non è chiaro però è se questo perpetuo filmare porterà a rivelare la verità, darà vantaggio alla polizia. E qui Porumboiu chiamerà in soccorso le immagini della storia del cinema per dare vita ad uno scarto.
Attraverso la visione di spezzoni di altri film (tra cui figurerà anche Sentieri selvaggi di John Ford) il regista evidenzierà la differenza tra realtà e finzione, tra ciò che è filmabile in quanto straordinario e spettacolare, una delle peculiarità del cinema, e ciò che non lo è. Non a caso uno dei decisivi scontri a fuoco si svolgerà all’interno di un set cinematografico abbandonato e verrà mostrato nella sua interezza. A supporto di questa visione del regista verrà anche il sopracitato utilizzo del Silbo gomero, un “dispositivo” che, oltre a riconfigurare le dinamiche tra i personaggi, in quanto cinematografico, riconfigurerà anche gli spazi e la conseguente gestione delle inquadrature (suggestivi saranno i dialoghi dove da controcampo ai primi piani di Cristi troveremo dei campi lunghissimi).
Un’interessante e per nulla scontata riflessione sulle potenzialità del film, del genere e dell’immagine cinematografica fanno de La Gomera un’opera da recuperare, anche alla luce di un’esplorazione del cinema est-europeo di cui poco si discute da queste parti.