In questo periodo siamo costretti ad osservare il mondo da una finestra, da un computer, in una stanza. Da questa premessa ci potrebbe venire in mente La finestra sul cortile, o qualche altro famoso capolavoro fagocitato dall’immaginario collettivo. Si discuterà, invece, di un titolo (fortunatamente senza alcun omicidio) che merita allo stesso modo la nostra più profonda attenzione, ma che sembra essere passato inosservato o viepiù dimenticato in tutti questi anni. Il film in questione è La classe – Entre les murs (trailer) di Laurent Cantet.
Vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2008 (un film francese non vinceva questo premio da ben 21 anni), il lavoro del regista francese racconta un anno d’insegnamento del professore di lettere François in una scuola media che, situata in uno dei quartieri più poveri di Parigi, ospita una moltitudine di ragazzi di differenti etnie. Una classe in particolare esacerberà gli insegnanti, facendo nascere un clima conflittuale che non risparmierà nemmeno a François di finire per inimicarsi coi suoi colleghi. Alla ricerca disperata di un possibile compromesso, il professore si ritroverà a combattere su due fronti: provare a condonare i comportamenti indebiti ed esagerati dei suoi alunni, concedendo loro ogniqualvolta una possibilità per rimediare, o risultare remissivo e seguire la volontà della maggior parte dei colleghi al fine di prendere provvedimenti seri senza considerare le conseguenze che graveranno sulla vita personale dei ragazzi. La pazienza del docente sarà messa a dura prova, ma dopo l’eccessiva irriverenza e insolenza da parte dei suoi allievi, la situazione precipita.
Lavoro magistrale di Cantet che, ispirandosi ad un’autobiografia di François Bégaudeau (che interpreta se stesso nel ruolo dell’insegnante), affronta molti temi, tra i quali l’importanza dell’insegnamento e la facoltà di dargli il giusto peso (in questo senso, memorabile sarà uno dei momenti conclusivi dell’opera), la necessaria consapevolezza dell’ineluttabilità di alcuni eventi e il rapporto tra maestro e allievo, nel quale condiscendenza e intransigenza devono trovare un buon equilibrio. L’arco temporale è di un anno e assistiamo in prima persona ad alcune delle lezioni. Molte delle sequenze del film sono situate all’interno dell’aula scolastica, durante le quali Cantet, per ottenere la massima autenticità possibile, riprende tutto in tempo reale senza interruzioni. Frequentemente, durante il tramestio generale in classe, il ritmo delle inquadrature è concitato e la macchina da presa fatica a seguire ogni singolo studente. I vestiti e gli accessori, i dibattiti che sorgono sulla musica o sul calcio, ritraggono un mondo che sta fuori e che noi non vediamo, ma che riusciamo scorgere attraverso questi pochi indizi.
Se da un lato lo svilimento dei singoli docenti annullerà ogni possibilità di comprensione fino ad arrivare ad un vero e proprio sfogo catartico palesando tutta la frustrazione trattenuta (la scena patetica dello sbrocco del professore di tecnica non ne è esente), dall’altro François cerca di resistere fino alla fine, assegnando ai suoi studenti il compito di realizzare un autoritratto, grazie al quale riuscirà a regalarsi l’opportunità di conoscere e aprire un dialogo. Dall’autoritratto emergono mode, usanze, sogni e timori di una società che sta evolvendosi fuori, ma che lascia impronte anche all’interno delle mura scolastiche. Il professore costruirà un legame, seppur fallace, con Souleymane, un ragazzo africano scapestrato, con un padre severo e probabilmente assente.
È qui che si apre un altro aspetto molto interessante del film: l’incapacità o il disinteresse da parte dei professori di sostituirsi ai genitori dei propri alunni. L’unico che si divincolerà da questa presa di posizione è sicuramente il nostro professore di lettere, o perlomeno quello è l’intento. Magnetico è il silenzio nel quale si abbandonerà Francois durante il consiglio di disciplina come se seguisse la frase del Corano stampata sul braccio di Souleymane: “se quello che devi dire non è più importante del silenzio allora taci”. Un silenzio che varrà più di mille parole, e che farà trasparire tutta quella amarezza nata dal fatto di aver fallito come professore, ma più di tutto come padre. Da ricordare è l’ultima lezione dell’anno scolastico, durante la quale François pone una domanda ai suoi pupilli: “Cosa avete imparato quest’anno?”. Si va ad ispessire sempre più la questione dell’importanza di dare il giusto peso all’istruzione. Ne varrà la pena? I professori sanno cosa stanno facendo? È evidente come questo film colpirà lo spettatore differentemente in base alla sua età.
In conclusione, l’opera di Cantet risulta assolutamente da recuperare. Molti sono i film che vertono sulla scuola e sugli studenti. Pochi, però, raggiungono questa originalità espressiva e questa genuinità. Pensiamo ai capolavori della storia del cinema come Zero in condotta o I quattrocento colpi. La classe – Entre les murs non mostra la rivoluzione di Vigo, non riprende la totale colpevolizzazione del piccolo alter ego di Truffaut. Cantet mette in scena l’istituzione scolastica in tutta la sua fragilità contemporanea, dove il basamento dell’istruzione e dell’educazione cede e gli studenti, così come gli insegnati, finiscono vittime. Encomiabili le performance dei piccoli attori, scelti appositamente dopo i workshop in diverse scuole del XX arrondissement di Parigi. Allo stesso modo sono stati selezionati gli insegnanti. I genitori dei ragazzi sono quelli reali.
Il film è disponibile su Amazon Prime Video.