La casa degli sguardi, la recensione: poesia e salvezza

La casa degli sguardi di Luca Zingaretti recensione DassCinemag

«Continua a farmi casa nel tuo sguardo, usami per restare vivo nel ricordo». Queste sono le ultime parole del romanzo La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli, racconto su cui si basa l’omonima opera diretta da Luca Zingaretti (trailer) del 2025.

L’arte è sempre stata una salvezza per l’essere umano: è un modo per esprimere gioia, per liberarsi dal dolore, per esternare le complesse emozioni che navigano la mente e il cuore; un esempio di purificazione artistica può essere la poesia, compagna di vita del giovane Marco (Gianmarco Franchini).

“Marcolì”, così soprannominato, è un ragazzo di 23 anni che convive con il gran dolore di aver perso la madre, donna con cui aveva un meraviglioso rapporto fatto di poesia e sorrisi. Oggi Marco vive con il padre (Luca Zingaretti), conducente di tram, unica persona che gli resta accanto in questa esistenza fatta di solitudine e tormento e sono proprio queste emozioni a causargli una grave dipendenza dall’alcol. Il caffè unito alla grappa è il suo rito quotidiano, oltre alle tante bottiglie che consuma con frequenza durante la settimana, ma come spesso accade, tale dipendenza provoca un grave avvenimento: un incidente stradale che rappresenta l’inizio di una complessa e meravigliosa evoluzione per il giovane romano.

Il padre e l’editore del ragazzo decidono di trovargli un lavoro in modo tale da porlo in una situazione migliore: in caso dovesse esserci un approfondimento delle analisi di Marco, relative allo stato d’ebbrezza alla guida, il posto di lavoro e il rispettivo impegno potrebbero evitare l’arresto. Marco entra a far parte della squadra di pulizie dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, trovando una seconda famiglia nei colleghi di lavoro, oltre ad un ironico e tenero appuntamento con un bambino che lo saluta dalla finestra della sua stanza d’ospedale, quasi ogni giorno. Il protagonista cresce, imparando cosa significhi l’impegno, la responsabilità, il lavoro di squadra, ma tutto questo non corrisponde ad un’immediata guarigione dalla dipendenza alcolica: continuando ad assumere alcol, Marco vive nuovi avvenimenti caratterizzati da comportamenti aggressivi, sfidanti e legati ad una mancata lucidità sul posto di lavoro, eventi che portano il ragazzo a dover cambiare squadra di pulizie. Nel nuovo gruppo, Marco conosce Stefano (Marco Felli), molto cordiale, ma tossicodipendente e instaura con lui un’amicizia fatta di consigli relativi alla cura delle piante: sembra un dettaglio superfluo, ma ogni persona che porta con sé delle fragilità sente la necessità di curare un altro essere vivente come se fosse un riflesso, prendendosi cura degli altri ci si prende cura anche di se stessi.

La casa degli sguardi di Luca Zingaretti DassCinemag

Sono tre i momenti in cui Marco percepisce intensamente la guarigione che sta avvenendo dentro di sé e il primo riguarda proprio il gioco di squadra: il ragazzo riceve dagli ex compagni di pulizie la proposta di svolgere un lavoro presso una chiesa della città. Il compito lascia tutti molto sorpresi: riordinare un gran cumulo di sedie e panche davanti l’altare sembra un’impresa per niente fattibile, questo fino a quando tutti non iniziano ad impegnarsi, aiutandosi e supportandosi. Nel momento in cui i ragazzi terminano il loro dovere, Marco sente dentro di sé una soddisfazione che non si collega soltanto al concetto di fatica e di lavoro, riguarda altresì un sentimento di bene e di fratellanza che prova verso gli altri, non sentendosi più solo.

I successivi due punti sono caratterizzati da una drammaticità e da un dolore che però, creano consapevolezza nel ragazzo: l’incidente di una persona cara porta Marco a riflettere maggiormente sull’importanza della vita e sulla bellezza dell’esistenza; eppure, l’evento chiave che stravolge il protagonista nella sua dipendenza riguarda un ulteriore e grave lutto. Così Marco ritorna al solito bar, ordina il suo alto quantitativo alcolico da consumare per distrarsi dagli eventi recenti, ma proprio nel momento in cui egli inizia a bere, vede entrare una madre e un bambino per uno spuntino pomeridiano: il ragazzo li guarda, probabilmente pensando alla sua mamma e all’amore che li legava, lascia i soldi sul tavolo, si alza e per la prima volta lascia il bar senza consumare tutti i bicchierini d’alcol posti davanti a sé.

Il protagonista conclude il suo percorso interiore di tormento, aspettando il tram guidato dal padre con cui ha sempre passato poco tempo: egli sale, si siede e inizia a scrivere una delle sue commoventi e personali poesie mentre il papà continua il suo viaggio notturno, il tutto incorniciato da una luminosa ed intensa panoramica della Capitale. Un’opera che si impegna nell’intento di dimostrare come nella complessa evoluzione della vita, valga sempre la pena ricominciare per tutta la bellezza che ci attende lì fuori.

Dal 10 aprile al cinema.

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