Il 13 marzo del 1987 esce nelle sale americane, ben sei anni dopo il precedente film, La casa 2, pellicola horror diretta da Sam Raimi la quale gode di un budget nettamente più alto rispetto al precedente capitolo, elemento essenziale che ha permesso a Raimi di poter giocare di più sugli effetti visivi costruendo un film capace di diventare tra i più iconici del suo genere. A ben trentacinque anni di distanza dall’uscita del film analizziamo gli aspetti che hanno contribuito all’iconicità della pellicola.
Il film si apre con un rapido riassunto, alternativo, degli eventi avvenuti nel capitolo precedente facendoci quasi credere di essere un remake del primo film, ma le scene successive ci riportano nella retta via ponendo la pellicola come effettivo sequel. Il protagonista rimane Ash (Bruce Campbell) che, inizialmente solo, in quella casa immersa nel bosco si ritrova ad affrontare le risvegliate forze del Male, fin quando giunge sul luogo un nuovo gruppo di protagonisti a sostenerlo nella battaglia. Uno dopo l’altro i vari personaggi muoiono tranne Ash, che alla fine riesce a rispedire le forze del Male da dove sono venute, con la conseguenza di essere anche lui risucchiato nel portale spazio-temporale aperto tramite la lettura del Necronomicon, il famoso libro dei morti. Il film, infatti, non chiude gli eventi che troveranno estensione nella terza pellicola della trilogia, ovvero L’armata delle tenebre.
Dal punto di vista orrorifico il film presenta diverse caratteristiche importanti e frequenti nella cinematografia horror americana: intanto vi è la presenza del bosco, un elemento che per definizione viene visto come sinonimo di primitivismo, nonché dimora del Demonio. Se nella tradizione europea il bosco è il luogo sacro in cui risiedono divinità, in quella americana è il luogo del Male, la selva oscura in cui chi vi entra non può uscirne illeso o addirittura vivo. A conferma di ciò, ne La casa 2 il Male proviene dal bosco, ci muoviamo continuamente nella fitta selva attraverso ripetuti movimenti vorticosi e rapidi, realizzati con la steadycam, in una soggettiva che si identifica con lo sguardo dell’entità demoniaca stessa, la quale si accinge a circondare la capanna e assalire Ash.
È interessante notare all’interno de La casa 2 un altro tema orrorifico risalente al cinema tedesco degli anni Dieci, vale a dire il tema del doppio, di origine freudiana, che intende la riemersione di un altro io interiore, una sorta di gemello oscuro o di ombra interna la quale ha il dovere di mediare tra le nostre pulsioni e le nostre esigenze. Ed è proprio quello che succede al nostro protagonista nel momento in cui si specchia, difatti, nel delirio demoniaco è vittima anche di se stesso, del suo doppio il quale gli riporta alla mente i nefasti eventi che sta vivendo nella casa. È interessante questo discorso metaforico sul ritorno del rimosso: Ash vuole dimenticare l’omicidio della sua ragazza posseduta dal Male, ma l’inconscio, ovvero il suo doppio, riemerge per riportargli alla mente ciò che ha commesso; infatti, una volta che il rimosso ritorna vediamo un declino di Ash nella pazzia. Vive un delirio tra allucinazioni e follie, non capisce più cosa sia reale o meno, trasformando in perturbante, sempre per tornare a Freud, la vicenda.
L’inconscio è presente nel film anche in un altro elemento ricorrente nell’horror, ovvero la presenza dello scantinato simbolicamente dimora del rimosso, in cui si tende a nascondere tutto ciò che appare come irrazionale. Nel film è lì che viene rinchiusa l’entità maligna la quale, come il rimosso, sarà sempre in agguato pronta a riemergere. La pellicola più volte gioca simbolicamente sull’irrazionalità umana, sui disturbi e paranoie del protagonista che sfociano nella follia ed è interessante l’utilizzo di queste metafore tra il bosco, il doppio e la cantina per rappresentare tali malesseri che storicamente affliggono da sempre la mente umana. Il gioco sugli elementi perturbanti costituisce forse le parti più orrorifiche della pellicola, anche se per alcuni critici il film trova molti più aspetti comici che altro, creando così un ambiente polivalente, come vedremo in seguito.
La pellicola sicuramente rientra nel sottogenere horror definito come home-invasion, termine che intende quei film in cui la presenza, spesso demoniaca, del Male entra nella casa dei protagonisti infestandola. Ne La casa 2 vediamo, come visto, questo continuo movimento vorticoso della presenza maligna che si muove velocemente fino ad insinuarsi dentro casa, letteralmente infestandola in quanto il demone darà vita non solo alla capanna, ma anche al resto degli oggetti presenti al suo interno. Inoltre il film non essendo esplicitamente uno slasher mostra però delle caratteristiche simili: come ad esempio l’uso delle armi bianche (coltelli, machete, motosega e via dicendo) che si rivelano molto più efficienti del fucile di Ash; anche il fatto di presentare un gruppo formato da cinque persone diverse, stesso numero di partecipanti presente solitamente nelle classiche pellicole slasher, protagonisti destinati a soccombere uno dietro l’altro. Di contro, la presenza del protagonista, essendo un uomo, sostituisce la classica figura della final girl identificando viceversa un final boy, elemento che più di tutti contribuisce a distaccare la pellicola dalla totale identificazione con lo slasher classico.
Sicuramente si può essere d’accordo però sull’etichetta splatter del film. L’eccesso di sangue che sgorga da tutte le parti, anche dai muri, i brutali omicidi caratterizzati da estremi squartamenti e le relative mutilazioni spingono il carattere della pellicola nel sottogenere splatter. L’eccessività degli elementi splatter e la forte caricatura dei singoli effetti non fa altro che portare questa esagerazione nella comicità. Risulta infatti difficile non ridere davanti alla fontana di sangue uscente dal muro che colpisce in pieno volto Ash, così come risulta difficile non ridere davanti al volto pressato del mostro nello scantinato, che arriva addirittura a sparare fuori il proprio occhio, il quale finisce dritto nella bocca di un’altra protagonista.
La singolarità della pellicola consiste proprio nella presenza di questi diversi istanti comici come nel momento in cui la fidanzata di Ash, Linda (Denise Bixler), torna in vita in forma scheletrica e inizia a danzare come se fosse una ballerina del Bolshoi di Mosca, il tutto in stop motion in modo da aumentare l’effetto caricatura della scena. Vediamo poi la casa prendere vita e iniziare a ridere con tutti gli oggetti presenti all’interno, Ash incluso, per poi notare la mano mozzata del protagonista anch’essa che ride, scappa e prende in giro il protagonista stesso in uno forse dei momenti più iconici del film, passando ancora per i fiumi di sangue che vanno dal rosso al nero e infine pure al verde. Come visto, il film fa di tutto per strappare una risata allo spettatore, tra uno squartamento e l’altro, missione che Raimi riesce a compiere in pieno.
La casa 2 sembra rientrare in certi punti addirittura nella categoria della slapstick comedy, termine usato per definire quelle commedie nelle quali la comicità si basa di più sull’azione violenta o sulle gag fisiche in riferimento soprattutto ai film muti. La sequenza in cui Ash combatte contro la sua mano sembra proprio presa dai film di Charlie Chaplin, in cui vediamo il protagonista in una serie di goffi e comici combattimenti accompagnati da esagerate capriole. Per la precisione, l’unione tra l’horror e lo humor ha permesso a Raimi di creare questo connubio denominato splatstick, un ibrido tra splatter e slapstick, dove il ruolo centrale è svolto dal corpo, in modo da creare nello spettatore una sensazione di nausea e disgusto da un lato, ma di risata dall’altro grazie all’alternarsi delle varie scene. Per Baudrillard l’ironia è un’arma perfetta per superare le oscenità che la vita ci presenta, lezione che Raimi coglie alla lettera perché è proprio con questa commistione ironica che La casa 2 rende godibili le scene che di norma sarebbero ai limiti della rispettabilità.
Il connubio tra questi elementi orrorifici e comici contribuisce a dare spessore al film che intende essere anche una critica alle precedenti pellicole horror rovesciandone gli stereotipi: ad esempio, se Jamie Lee Curtis in Halloween grida spaventata rilegando l’urlo acuto esclusivamente al mondo femminile, come anche in altri slasher, La casa 2 rovescia lo stereotipo portando Ash a urlare istericamente estendendo così le grida di terrore anche nel genere maschile. Inoltre, le mostruose creature demoniache si pongono come una critica all’estetismo hollywoodiano perché, oltre ad essere lontane dal diventare oggetto di desiderio dello spettatore, ricordano al pubblico l’aspetto meno desiderabile e più detestabile del corpo umano, in contrapposizione al corpo perfetto di cui Hollywood ha fatto un culto.
Per concludere, La casa 2 rappresenta probabilmente uno dei film principali riguardo la commistione tra l’horror e la commedia. Il film estenderà questo connubio ancor di più nel successivo capitolo della saga L’armata delle tenebre e nella più recente serie Ash vs Evil Dead, arrivando ad imprimere un marchio originale che è già eterno e immortale.