Era una calda notte d’estate fra il 1989 e il 1990. In televisione trasmettevano la nuova edizione del Festivalbar, non c’era ancora il surriscaldamento globale, non c’erano tensioni geopolitiche, non c’era paura per il futuro. Eppure, una qualche forma di paura già esisteva e si insidiava nelle menti delle nuove generazioni del tempo. Poiché, dopo Festivalbar c’era chi con la paura aveva un appuntamento fisso. Infatti, ogni martedì in seconda serata Italia 1 dava vita ad una sorta di sua rassegna speciale: Notte Horror. Tecnicamente, precursore di quest’incontro settimanale è stato lo Zio Tibia Picture show, un mini show tutto italiano con al centro un losco figuro che ogni volta parlava con il pubblico (ricevendo anche molte lettere) e introduceva gli spettatori alla visione degli horror più disparati. Non c’era un vero e proprio criterio con il quale si selezionavano determinati film. Addirittura capitava che al posto di un lungometraggio venisse trasmessa una puntata estrapolata da una qualche serie televisiva, come Ai confini della realtà. L’obiettivo era uno solo: terrorizzare e al tempo stesso divertire i più giovani.
È probabile che una di quelle sere il film proposto da Italia 1 fosse proprio il cult assoluto di William Friedkin, L’esorcista, colpevole di aver traumatizzato più di una generazione. Gli adolescenti ed i giovani adulti che quella sera si riunirono tutti insieme intorno alla televisione, non potevano sapere che un paio di ore dopo la loro vita sarebbe cambiata per sempre. Infatti, ancora oggi il film di Friedkin viene spesso etichettato come il film più spaventoso della Storia del cinema, un film a cui basta esser citato a voce per rievocare nelle generazioni di ieri spiacevoli ricordi di eterne notti insonni ed un trauma infantile probabilmente mai superato.
Questa lunga premessa era doverosa per sottolineare l’enorme impatto che ha avuto L’esorcista al tempo (ed anche oggi): un impatto sul pubblico, rimanendo indelebile nella memoria collettiva, ma anche e soprattutto, come vedremo, nell’immaginario horror popolare. Ecco perché di per sé già solo l’idea di realizzarne un sequel canonico a cinquant’anni di distanza non poteva funzionare. Ancor peggio, se il progetto viene assegnato a David Gordon Green, già colpevole di aver resuscitato la saga di Halloween per poi abbatterla in un modo che qualcuno definirebbe spregevole.
L’esorcista – Il credente (trailer) si svolge, per l’appunto, molti anni dopo gli eventi del primo capitolo. Come per Halloween, anche in questo caso viene presentato come un seguito diretto dell’originale, ignorando di fatto i precedenti capitoli (anch’essi non particolarmente amati). Stavolta al centro della vicenda abbiamo due ragazzine, Angela e Katherine (rispettivamente interpretate da Lidya Jewett e Olivia Marcum), che dopo essere scomparse misteriosamente in un bosco per tre giorni, inizieranno a mostrare strani sintomi fisici e comportamentali, fino ad indurre nei loro genitori il sospetto di essere possedute da un’entità malvagia. Per l’occasione, per seguire la moda del requel, tra i personaggi vediamo anche il ritorno di Ellen Burstyn nel ruolo di Chris MacNeil.
Qual è, dunque, il problema? L’esorcista di Friedkin ha letteralmente avviato un sottogenere nel cinema horror che prima non esisteva, quello degli esorcismi. Gli spettatori del tempo hanno assistito a qualcosa di nuovo, di mai visto prima. È probabile che negli anni ’70 il concetto stesso di esorcismo non fosse così diffuso fra le persone come oggi. Tutti gli stilemi, i cliché, gli stereotipi del genere sono nati lì: qualsiasi film uscito tra il 1973 ed oggi appare inevitabilmente derivativo in confronto. Poteva, quindi, David Gordon Green realizzare un film capace di suscitare nello spettatore di oggi, che nel frattempo ha oramai visto di tutto, la stessa paura suscitata cinquant’anni fa? La risposta è drammaticamente prevedibile. Forse perché quello degli esorcismi è il sottogenere più saturo, andando avanti da così tanto tempo e protraendosi senza mai tentare veramente di reinventarsi.
Questo il regista lo sapeva molto bene, quindi ha tentato di rilanciare il più possibile. Stavolta ci sono due ragazzine possedute anziché una. Un esorcismo non più eseguito da due preti ma da tutti i personaggi insieme. Il ritorno di uno dei protagonisti storici. Perfino nella distribuzione della narrazione Green ha tentato di emulare il racconto di Friedkin, con un lungo prologo volto quasi a far desiderare l’inizio dell’esorcismo allo spettatore, dedicandogli solo parte del terzo atto. Eppure, tutto ciò non è bastato. Non è bastato perché la possessione delle due protagoniste inizia prima del previsto, pur prendendosi i suoi tempi, non consentendo lo sviluppo di un vero legame con le due ragazze. Perché questo film è pieno di personaggi di cui non ricordiamo i nomi. Perché Hollywood continua la sua crociata verso i suoi vecchi protagonisti, che vengono riportati indietro solo per mostrarsi sconfitti come in questo caso con il personaggio di Chris.
Perché a conti fatti questo film non fa paura, e non ci prova mai sul serio. Rivediamo teste che girano, conati di vomito, voci oscure e volgari sui volti di ragazzine “indifese”. Ma tutto pare poco meno di una misera esecuzione. Un compitino, si potrebbe dire. Perché se non avesse il peso portato dal titolo, potrebbe anche considerarsi un horror carino da guardare per spegnere il cervello, senza pretesa alcuna. Ma le pretese purtroppo le ha eccome questo film. Addirittura, si registra un tentativo (vano) di far riflettere lo spettatore tramite qualche tematica abbozzata sul confine tra religione e buon senso, o la rappresentazione dell’ipocrisia di gran parte dei devoti odierni, predicanti un messaggio ed una condotta mai davvero rispettati sul serio.
In sostanza, quello che vediamo è un film monco. Un film che non osa (tranne forse nel finale), che si limita a prendere appunti (male) dal materiale di partenza e al contempo tenta un matrimonio tra l’horror di ieri e quello di oggi, risultando ancor di più inconcludente e poco ispirato. L’unica soddisfazione che un appassionato può ritrovare in questo film sta nel suo tema classico, riproposto in nuove versioni durante la visione e nella sua forma originale nei titoli di coda. Il resto, è mera esecuzione.
Al cinema del 5 ottobre.