#Venezia81: L’Attachement, la recensione del film di Carine Tardieu

L'Attachement recensione

«Che differenza c’è tra amore e attaccamento?», chiede Sandra (Valeria Bruni Tedeschi) a David (Raphaël Quenard), in un mite pomeriggio a Cancale, in Bretagna. Da questo stesso interrogativo prende avvio L’Attachement, il nuovo film della regista francese Carine Tardieu, in questi giorni in concorso all’81esima Mostra d’Arte Cinematografica nella sezione Orizzonti.

Il film, tratto dal romanzo L’Intimité di Alice Ferney, racconta la storia di Sandra, una libraia riservata, indipendente, femminista (come lei non ama definirsi, «Esistono solo le persone cattive e le persone perbene» afferma), che si ritrova contro la sua volontà a dover condividere il proprio spazio e tempo con il suo vicino di casa Alex (Pio Marmaï) e i suoi due figli in seguito alla perdita della madre di questi ultimi. Nel ‘900 lo psicologo John Bowlby, con la sua «Teoria dell’attaccamento», aveva abilmente dimostrato come sia insito nella natura dei bambini legarsi a chi si prende cura di loro per mero istinto di sopravvivenza, senza che questo imponga necessariamente vincoli d’affetto. Ed è questo quanto accade, perlomeno inizialmente, ad Alex e a suo figlio Elliott (un tenerissimo César Botti): nella loro elaborazione del lutto, i due trovano conforto in un avvicinamento a Sandra non per chi sia davvero la donna, ma per la sua costante presenza e vicinanza. L’amore subentra solo in un secondo momento, questa volta non come palliativo per il dolore, ma configurandosi come legame d’affetto puro e sincero.

Tardieu, al pari di uno scrittore naturalista, offre un ritratto dell’animo umano colto in tutte le sfaccettature della sua fragilità. Con una narrazione scandita dai tempi di crescita di Lucille, l’altra figlia di Alex, la regista guida i suoi personaggi nell’esplorazione dei propri sentimenti e dei loro più intimi desideri, primo tra tutti quello di una famiglia, che ognuno di loro nutre. E lo fa nella maniera più delicata possibile, senza sovrastrutture, lasciando che siano le emozioni a riaffiorare nella loro semplice essenza. Il continuo indugiare della telecamera da presa su sguardi e gesti, colti nella loro spontaneità, mostra quanto questi siano lo specchio dell’anima, molto più delle parole. A tenere insieme tutte le parti della storia è la protagonista, Sandra, una donna che ben presto vedrà crollare le fondamenta di quell’indipendenza emotiva su cui aveva costruito la sua persona fino a quel momento. Una Valeria Bruni Tedeschi in panni diversi dal solito, in grado di incarnare al meglio la vulnerabilità e sensibilità con cui si viene a confrontare il personaggio di Sandra.

L’Attachement racconta la storia di anime vaganti alla ricerca di una famiglia, a riprova del fatto che non siano necessari vincoli di sangue per poterne costruire una. È un’esplorazione dei legami affettivi e della loro complessità, un’ode all’amore, in qualunque forma esso si presenti.

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