Lo studio Ghibli fondato nel 1985, grazie alle produzioni di Hayao Miyazaki e Isao Takahata, assume la sua popolarità con una serie di film di animazione. Oltre ad essere visibilmente il centro e l’ispirazione dell’immaginario delle anime giapponesi (e non solo), sicuramente rimangono nella mente del pubblico mondiale grazie alla profondità delle loro tematiche, che si fondano principalmente su concetti che dovrebbero essere alla base dell’essere umano: amore verso il prossimo, rispetto per la natura e gli animali, crescita e acquisizione di indipendenza.
Partendo dal concetto di crescita, una delle prime produzioni di Hayao Miyazaki per lo Studio Ghibli che affronta questo topic, risale al 1989 con l’anime Kiki consegne a domicilio (trailer), distribuito in Italia nel 2002. Il lungometraggio è ispirato dall’omonimo romanzo di Eriko Kadono del 1985. Kiki è una giovane strega di 13 anni appena compiuti. Come da tradizione, dovrà affrontare un apprendistato: abbandonerà la sua città natale e la sua famiglia per dirigersi (sulla sua scopa) verso un nuovo posto dove vivere da sola e diventare così una strega adulta. Accompagnata dal suo gatto nero Jiji, Kiki affronterà una serie di problematiche che la metteranno in difficoltà e che dovrà risolvere solo con le sue forze.
Miyazaki parte da un concetto interessante per Kiki consegne a domicilio: per poter potenziare l’impatto del messaggio, decide di utilizzare una delle tematiche che più facesse leva sull’interesse dei bambini, ossia la stregoneria. Questo elemento in Kiki consegne a domicilio, eppure viene presentato in modo del tutto anticonvenzionale vedendo la protagonista affronta una vera e propria crisi dei suoi poteri magici, che a un certo punto scompariranno. Questa crisi può essere analizzata in chiave metaforica, come uno smarrimento del senso di identità, che si trova una posizione di cedimento nel momento in cui si pone criticità nel proprio essere e nella propria esistenza, peculiarità essenziale in adolescenza nella fase transitoria all’età adulta.
La crescita, pur essendo l’argomento centrale dell’intero film (dichiarato esplicitamente dagli stessi personaggi sin dal suo inizio), viene incorniciata da un’atmosfera fiabesca e sognante che trova voce anche nella leggerezza e nell’innocenza della protagonista. Le idee, i desideri e le speranze di Kiki che sono caratteristiche preponderanti in una età così acerba, le configurano anche un tratto estremamente distintivo. Nonostante riuscirà nel suo scopo di crescita, queste qualità non l’abbandoneranno, come se il regista volesse ricordare al pubblico che il diventare adulti non significa di conseguenza abbandonare le fantasie giovanili, ma anzi coltivarle, maturarle e renderle solamente nostre.
Kiki consegne a domicilio può suggerire un forte messaggio non solo ai più giovani, ma anche a chi l’adolescenza l’ha lasciata alle spalle ormai da tanto tempo, e non in termini nostalgici di un’età ormai andata, ma bensì come una ricerca costante del migliorare sé stessi. La crescita non coinvolge solo una certa fase della vita, ma deve essere un elemento costantemente presente in chiunque. Il “diventare grandi” può essere esteso in più fasi e momenti dell’esistenza e questo Miyazaki ce lo dichiara in modo forte e chiaro.
In conclusione Kiki consegne a domicilio, come molte altre opere di Miyazaki o dello Studio Ghibli più in generale, grazie all’intelligenza della messa in scena e al potenziale della sua sceneggiatura, assumono con il trascorrere degli anni la peculiare profondità dei messaggi che da sempre sono stati il mantra di questa casa di produzione dei suoi creatori. Si estendono e raggiungono generazioni differenti, mantenendo quell’impatto che li ha sempre contraddistinti sin dalla nascita di queste creazioni, che per l’appunto crescono insieme al suo pubblico.