Jumanji: The Next Level (trailer) riprende un paio d’anni dopo rispetto a dove ci aveva lasciati il capitolo precedente. I ragazzi sono cresciuti, il gioco di Jumanji è stato recuperato, anche se rotto, e Jake Kasdan è tornato dietro la mdp. Questo nuovo film perde quella genuina carica di novità demenziale nella quale l’icona della saga è stata inscritta nel 2017, ma ne conserva un divertente sapore che non si affanna, e soprattutto non affanna, nello strappare la risata allo spettatore.
A seguito di un espediente di stampo adolescenziale non interessato a sforzarsi di ragione, i quattro ragazzi (Alex Wolff, Madison Iseman, Ser’Darius Blain, Morgan Turner) tornano infatti all’interno del (video)gioco. Non solamente loro però, in quanto il malfunzionamento della console trascinerà nella realtà ludica anche il nonno di Spencer (Danny DeVito) e il suo compare di vecchia data (Danny Glover). Da qui prende il via un’avventura che passa ancora una volta per la salvezza del mondo a livelli di Jumanji, minacciato da un nuovo (piattissimo) villain. A questo giro l’intreccio è reso più esile di quanto già non fosse in Welcome to The Jungle, marginalizzato nell’offrire maggiore spazio alle vere star della pellicola (Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart, Karen Gillan e la new entry Awkwafina).
Jumanji: The Next Level può essere considerato senza problemi come una lunga sequela di sketch comici (e ripetiamo, demenziali) che trovano la loro formula magica in una affiatata e confermata alchimia tra gli interpreti. I frequenti cambi di location nel corso del film, sorretti dalle tre righe scarse di “questline” diegetica, si configurano come un mero alternarsi di fondali e quinte dietro il cuore delle sempre carichissime interazioni tra i personaggi. Viene meno, così, quella dialettica col medium videogioco che nelle triade avatar-quest-ambientazione trovava un fertile (e vincente) punto di raccordo nel 2017. Da una parte è un peccato la volontà di questo capitolo di scrollarsi di dosso quell’interessante, e forse a questo punto ingombrante, discorso legato a interattività dei media ed evoluzione dei sistemi (il gioco da tavolo che si digitalizza per rimanere al passo con i tempi, ma in un attimo già vecchio).
La direzione imboccata è un’altra, come conferma anche la mancata costruzione della minaccia, resa come dato di fatto e mai sviscerata perché non funzionale al non-racconto che si vuole fare. Si lavora, come detto, sul piano dei rapporti che i vari personaggi mantengono tra di loro e con i loro corpi “altri”. Più che in passato si calca la mano sullo stupore dello switch corporeo, nelle gag slapstick e nelle battute di bassa lega, ma sempre, incredibilmente efficaci nel ricercare la spensieratezza di chi è seduto in sala.
Il rischio di questo sollevamento dalla responsabilità narrativa è che si avverta in più di un frangente una mancanza di coerenza nella struttura di fondo, oppure una cedevolezza in un film che comunque sfiora le due ore, titoli di coda esclusi. La sensazione c’è, a volte la prolungata frenesia degli scambi comici può disorientare, ma nulla che vada mai a minacciare realmente l’integrità di un prodotto che non vuole spendersi in un’inutile teorizzazione che possa distoglierlo dal suo fine ultimo: il divertimento.
Jumanji: The Next Level sarà nei cinema a partire dal 25 dicembre.