Intervista a Lav Diaz: “Possiamo ancora creare cinema, quindi possiamo sopravvivere”

Lav Diaz Himala – A Dialect of Our Time

Il 13 settembre 2021 il Laterale Film Festival di Cosenza proietterà in anteprima mondiale Himala – A Dialectic of Our Time il nuovo cortometraggio di Lav Diaz. Per l’occasione ne parliamo con il cineasta filippino, in una conversazione che tocca anche la sua carriera.

Parlaci del nuovo cortometraggio che il Festival di Cosenza avrà l’onore di mostrare per la prima volta agli occhi del mondo.

Nell’aprile 2020 mi è stato chiesto di prendere parte a un evento per raccogliere fondi destinati a quelle figure del cinema rimaste senza lavoro, a causa della pandemia che stava affligendo le Filippine così come il resto del pianeta. Il gruppo che ha organizzato la cosa, composto da Lockdown Cinema, Ricky Lee’s Scriptwriting Workshop e la rete televisiva ABS-CBN, ha presentato una sorta di tema per tutti i partecipanti (interpreti e registi): lavorare su una scena molto popolare del classico del cinema filippino, appunto Himala (film di Ishmael Bernal del 1982, ndr). E io ho sviluppato quest’idea. Ho chiesto agli attori di registrarsi con i loro cellulari mentre guardavano una scena iconica del film, lasciandoli liberi di dire e fare quello che volevano. Ho lavorato dunque sul tema che mi avevano incaricato, volendo sovvertire quello che stava succedendo, ovvero la paura, la paralisi imposta dal virus, per far capire che siamo ancora una comunità. E che possiamo ancora creare cinema, possiamo ancora guardare il cinema, di conseguenza possiamo combattere e possiamo sopravvivere!

Credi in una ricostruzione delle Filippine, non appena l’emergenza sanitaria cesserà?

Non solo delle Filippine, ma di tutti gli angoli del mondo. È nella natura umana ricostruire, rigenerare, dopo distruzioni, calamità, tragedie e cataclismi. Il virus probabilmente rimarrà con noi, non finirà e continuerà a mutare come qualsiasi virus, ma lo affronteremo, troveremo il modo per combatterlo.

Nel tuo cinema c’è una recherche legata alla configurazione dello spazio e del tempo come in Bela Tarr, Ozu, oppure Antonioni. E se ti dicessi che sei l’Antonioni d’Oriente come risponderesti?

Beh, hai citato i miei eroi. E tale menzione non può che essere un onore per me.

Lav Diaz Himala – A Dialect of Our Time
Himala – A Dialectic of Our Time

A tal proposito, Antonioni disse che una volta letto Lo straniero di Camus avrebbe voluto subito girarlo. Penso sarebbe un adattamento in linea con i tuoi film.

Sarebbe fantastico. Ma, allo stesso tempo, l’elemento di assurdità in quell’opera è già presente nella maggior parte dei miei lavori; in particolare sull’incertezza, come attributo opprimente dell’esistenza. Così come sarebbe stato eccezionale vedere un adattamento di Antonioni dell’opera di Camus. Ma ancora una volta, nella maggior parte del lavoro di Antonioni, la prospettiva di Camus è molto evidente.

In un cortometraggio di dieci minuti cosa pensi di rappresentare meglio rispetto ai tuoi lungometraggi di otto o nove ore?

Non etichetto un film in base alla sua lunghezza o durata. Un corto di sette minuti per me è simile a un prodotto di undici ore.

C’è spesso una forte rievocazione della storia filippina nei tuoi film. Ti dedicherai ad altre pagine del tuo paese in futuro?

Certo, sto per ultimare un film che affronterà gli anni ’50 della nostra storia nazionale. C’era un forte movimento socialista/marxista nel paese a quei tempi. La narrazione del film riguarda proprio questo: la promessa che il movimento ha portato e poi, alla fine, la sua debacle.

È praticamente impossibile reperire i tuoi primi film (Serafin Geronimo, Batang West Side, Hesus rebolusyunario, ecc…). Avremo presto modo di rivederli?

Sì, e ho un progetto… quello di restaurarli tutti. Probabilmente inizierò a farlo entro l’ultimo trimestre di quest’anno.

Altri progetti futuri?

Sto lavorando a tre film rimasti incompiuti. Uno di questi vedrà sicuramente la luce sul finire di quest’anno!

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