Interstellar: quando il cinema incontra la scienza

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Uscito in sala nel 2014, Interstellar (trailer) è una delle opere più ambiziose ed acclamate di Christopher Nolan, poiché fonde e mescola abilmente scienza e cinema, fisica e filosofia. Il film si rivela scena dopo scena, dialogo dopo dialogo, qualcosa che va ben oltre la classica epica avventura spaziale. Attraverso il viaggio di Cooper, interpretato da Matthew McConaughey, e il suo tentativo di salvare la Terra, Interstellar viaggia sulla scia di domande, riflessioni e sentimenti che, al contrario dei suoi protagonisti, non subiscono gli effetti dello scorrere del tempo (e neanche delle sue distorsioni).

La genesi del film è un affascinante intreccio di creatività e rigore scientifico. La sceneggiatura, scritta da Nolan a quattro mani con suo fratello Jonathan, è il risultato di anni di ricerca, culminati in un progetto che, con un budget di circa 165 milioni di dollari, ha visto un incasso superiore a 677 milioni in tutto il mondo.

Per la realizzazione di un’opera di tale portata, Nolan si è servito della preziosa collaborazione di un team di scienziati, coordinato dal fisico teorico Kip Thorne, esperto di relatività generale e buchi neri, nonché vincitore nel 2017 del premio Nobel per la fisica per il rilevamento delle onde gravitazionali. Thorne e la sua équipe hanno lavorato per rendere il film più preciso possibile da un punto di vista scientifico. Il frutto di questo straordinario incontro tra la mente brillante di un ambizioso cineasta e le competenze di grandi uomini di scienza è un prodotto che si è affermato come uno dei più importanti film di fantascienza del cinema contemporaneo, capace di raggiungere un livello a cui nessun altro era mai riuscito ad arrivare, divenendo spunto e addirittura punto di partenza per ricerche scientifiche di enorme importanza.

Il film è ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui la Terra è sull’orlo del collasso, afflitta da una crisi ecologica che minaccia la sopravvivenza dell’umanità. Le risorse scarseggiano e la vita sul pianeta è diventata insostenibile. Questo contesto socio-ambientale non è solamente una premessa narrativa, ma serve anche da commento critico sulle attuali sfide globali.

Il protagonista della storia è Cooper, un ex pilota della NASA che è ora un agricoltore. Cooper scopre e decodifica un messaggio misterioso che lo guida verso una base segreta della NASA. Qui apprende l’esistenza di un wormhole (letteralmente “buco di verme”, termine coniato per indicare i tunnel spaziotemporali che in linea teorica potrebbero collegare due buchi neri) vicino a Saturno, che potrebbe condurre a un altro sistema solare potenzialmente abitabile. Insieme ad un team di scienziati, tra cui la dottoressa Amelia Brand (Anne Hathaway), Cooper intraprende un viaggio interstellare con il fine di salvare l’umanità.

La trama si sviluppa attraverso una serie di missioni in pianeti diversi, ognuno con le proprie insidie. Un elemento centrale è la distorsione temporale che porta ad una dolorosa separazione tra Cooper e sua figlia Murph (da adulta Jessica Chastain). Questo tema del tempo, che scorre in modo diverso per i vari personaggi, è il filo conduttore e una delle chiavi interpretative del film. La rappresentazione del tempo stesso è estremamente affascinante, emblematica la sequenza ambientata sul pianeta Miller, dove un’ora corrisponde a sette anni sulla Terra. Questa distorsione costituisce, per i personaggi, non solo una sfida dal punto di vista scientifico, ma rappresenta qualcosa con cui fare i conti anche sul piano emotivo, perché si trovano costretti ad affrontare le conseguenze delle proprie scelte in un contesto di separazione e perdita.

A tal proposito, uno degli elementi fondamentali del film è l’amore, di cui l’intera trama è fortemente intrisa: l’amore incondizionato che lega in maniera indissolubile un padre e una figlia viene presentato come una forza capace di trascendere i limiti dello spazio e del tempo, un motore che guida le azioni umane anche in situazioni difficili o disperate.

Forse, ciò che davvero viene esplorato in Interstellar è proprio la complessità e la profondità delle relazioni e delle connessioni umane, ricerca di cui il viaggio nello spazio si fa potente metafora. Ciò che spinge davvero Cooper ad entrare nel buco nero è l’amore per i suoi figli, la volontà (e potremmo dire anche la necessità) di salvarli dal collasso del pianeta nel quale vivono. Il sentimento che lega il protagonista alla sua secondogenita Murph è una spinta molto forte per lui, un legame unico come solo quello tra padre e figlia può essere, tanto unico da permettere ai due di comunicare nonostante si trovino distanti anni luce. Tuttavia, Nolan non cerca di addolcire in maniera forzata questo rapporto tanto potente quanto complesso. Murph prova risentimento nei confronti del padre, è arrabbiata con lui perché non gli perdona il fatto di essere partito e di averla, di fatto, abbandonata e infatti non gli parla per ventitré lunghi anni. Nonostante questo, però, una parte di lei si fida ciecamente del genitore e sa che, per quanto lontano, lui c’è. Il suo stesso futuro è opera di suo padre, che le fornisce la chiave per salvare l’umanità. La quinta dimensione è creata dall’Amore, è una manifestazione fisica di quello che è l’amore di Cooper.

Per bilanciare l’idea dell’amore onnipotente, Nolan introduce un personaggio che non è definito dalle persone che lo circondano o influenzato dal loro affetto: il dottor Mann (Matt Damon) è qualcuno che si concentra sull’obiettivo senza alcun tipo di compassione. Deve trovare un pianeta che possa sostenere la vita. Egli è solo: non ha nessuno da cui tornare sulla Terra, il suo obiettivo è la sopravvivenza. Senza il giudizio annebbiato dall’amore, Mann può arrivare a prendere una decisione drastica come quella di uccidere Cooper. Il fatto che le persone sulla Terra possano morire non sembra scuoterlo più di tanto, mentre Brand e Cooper, mossi dal sentimento che li tiene legati a coloro che hanno lasciato a casa, cercano una soluzione per salvare il loro mondo.

Altro tema centrale è quello legato alla questione del futuro dell’umanità. Il film invita lo spettatore a compiere una riflessione sempre più attuale su quello che è il rapporto tra l’essere umano e il pianeta, stimolando un pensiero critico sulle scelte che si stanno compiendo e ponendo interrogativi su quali possano essere le misure necessarie per garantire un futuro sostenibile.

La collaborazione con Kip Thorne e il suo team ha fornito al film la sua grande forza, ovvero una base scientifica solida, che unita alla sceneggiatura dei fratelli Nolan, lo ha reso un vero e proprio cult. La rappresentazione dei buchi neri e delle dimensioni è molto accurata e il buco nero Gargantua, con il suo anello di luce e la curvatura dello spazio tempo è diventato iconico, ricevendo elogi anche da parte della comunità scientifica. Interstellar introduce, inoltre, concetti complessi come quelli legati ai wormhole e alla relatività generale, che ricordano al grande pubblico quanto poco ancora si comprende e si conosce dell’universo.

Dal punto di vista tecnico, il film è realizzato in maniera straordinaria. Al fianco della sua narrazione non lineare c’è un uso innovativo della CGI. Le immagini dei pianeti e del buco nero sono visivamente sbalorditive e catturano subito l’attenzione degli spettatori. La direzione della fotografia è affidata all’olandese Hoyte van Hoytema e gioca un ruolo cruciale nell’immersione dello spettatore. Christopher Nolan è conosciuto per il suo rifiuto del digitale, che lo porta spesso a realizzare gli effetti speciali “alla vecchia maniera”, ricostruendo ambientazioni ed eventi. Le riprese di Interstellar si sono svolte in giro per il mondo, tra i cieli drammatici dell’Alberta e i paesaggi deserti islandesi, evitando, ove possibile, di ricrearli artificialmente.

Un altro aspetto fondamentale che torna spesso nei film del regista e a cui Interstellar non si sottrae, è la presenza di una colonna sonora di grande impatto. In questo caso è realizzata da uno dei più grandi compositori contemporanei, Hans Zimmer, le cui melodie evocative e potenti accompagnano la narrazione e amplificano le emozioni di personaggi e spettatori. La musica si fa elemento narrativo, capace di trasmettere il senso di meraviglia e trasporto che permea il film dal primo all’ultimo minuto.

Al momento della sua uscita Interstellar ha suscitato reazioni contrastanti. Molti critici ne hanno apprezzato l’ambizione, mentre altri hanno sollevato dubbi sulla sua complessità e sul ritmo. La trama può sembrare apparentemente lineare, ma gli snodi narrativi si fanno sempre più intrecciati e complessi. Questo può rendere difficile per lo spettatore il tentativo di comprenderlo a fondo, caratteristica che attraversa più o meno tutto il cinema di Nolan, si pensi a film come Tenet, Inception o Memento. Ciononostante, il pubblico ha accolto il film con entusiasmo e nel corso degli anni la percezione del suo valore è cresciuta consolidando il suo status di film cult.

Interstellar ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, ispirando numerosi riferimenti in altri film e serie televisive e ha stimolato un dibattito sempre più ampio su temi scientifici e filosofici.

La capacità di Nolan di mescolare scienza ed indagine dell’umano ha contribuito alla nascita di un rinnovato interesse per l’astrofisica e le esplorazioni spaziali, estendendo la sua sfera d’influenza anche ai giovani scienziati, molti dei quali citano il film come motivazione per perseguire carriere nel campo dell’astronomia e della fisica.

Inoltre, in un momento in cui le questioni ambientali e il dibattito sulla sostenibilità sono più rilevanti che mai, il film offre spunti di riflessione sulla responsabilità collettiva nei confronti del pianeta. La rappresentazione di un futuro distopico in cui la Terra è sull’orlo del baratro e delle scelte dei personaggi, ci invitano a considerare le conseguenze delle nostre azioni.

Interstellar non è solo un film di fantascienza, è una meditazione sul senso dell’esistenza umana, sull’amore, sul tempo, sulle sfide che affrontiamo come specie. La combinazione di rigore scientifico, spinta emotiva ed innovazione tecnica, lo rendono un capolavoro del cinema contemporaneo. La ricerca di Cooper non ha il solo scopo di salvare l’umanità, l’obiettivo del protagonista è anche quello di riconnettersi con ciò che è veramente importante: le relazioni umane.

Christopher Nolan è spesso definito un regista freddo, distaccato dalle emozioni, un autore che crea film moralmente cupi che pongono l’accento su quelli che sono i “difetti” delle emozioni umane. I personaggi di Nolan sono persone ben lontane dalla perfezione, con le loro complessità ed ambiguità, sono tentativi di esplorare la mente umana nelle sue contorte sfumature. Da Leonard in Memento a Dom in Inception, Nolan indaga la natura imperfetta degli esseri umani. Ma non è né freddo né cinico. La sua visione del mondo e degli esseri umani è un’interpretazione realistica. Non siamo tutti buoni e non siamo tutti cattivi, ma sicuramente siamo tutti complessi.

Se si sceglie di interpretare il viaggio di Cooper in Interstellar come metafora di un’avventura all’interno delle dimensioni e degli intrecci dell’essere umano, ci si accorge di trovarsi di fronte ad un’opera che trascende il tempo e lo spazio, proprio come il suo protagonista.

SITOGRAFIA:

https://www.bbc.com/news/science-environment-33173197

https://www.badtaste.it/articoli/interstellar-direttore-della-fotografia-estetica-film

https://www.nytimes.com/2014/11/05/movies/interstellar-christopher-nolans-search-for-a-new-planet.html

https://time.com/3547827/the-art-of-science/

https://www.wired.it/scienza/spazio/2015/02/16/interstellar-buco-nero-scienza/

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