Un allarme che suona all’impazzata in piena notte, una sirena che con la sua luce rossa diffonde il panico, non è un raid aereo. Cari Gioia, Paura, Disgusto, Rabbia e Tristezza, date il benvenuto alla pubertà. Inside Out 2 (trailer), ultimo prodotto di casa Pixar, si configura come un precoce racconto di formazione sull’adolescenza. Riley deve affrontare le superiori, ma prima l’aspetta un campo estivo di hockey dove tutte le sue convinzioni saranno messe in discussione. A farne le spese non sarà soltanto lei, ma anche sua madre, prima vittima del cambio d’umore della ragazza, e le sue amiche. Quest’ultime decidono di frequentare una scuola diversa da quella selezionata da Riley, mettendo in crisi la ragazza quando dovrà scegliere tra la possibilità di fare nuove amicizie per il futuro e un’ultima dolce danza sulla pista ghiacciata con le amiche di sempre.
La regia di Kelsey Mann riesce a conferire al racconto un senso di adesione alla realtà che stupisce. Il sintetismo con cui il film approccia al tema è forse possibile solo alla luce della sua natura animata. Riesce a condensare tutti gli stereotipi che coinvolgono i giovani adolescenti senza però risultare prevedibile. Anzi, fa leva proprio su questi riuscendo a creare delle situazioni comiche in grado di far ridere un’intera sala, almeno per quanto concerne l’esperienza di chi scrive (inoltre, vorrei poter dire di avere dei figli della stessa età di Riley per vivere attraverso i loro occhi l’evoluzione del film dal precedente Inside Out, ma ho 21 anni e poca voglia di combattere con giovani adolescenti).
La crescita della protagonista è quantomai repentina, ma è il culmine di un profondo scandaglio interiore, nel vero senso della parola. Infatti, dentro di lei agiscono le sue antropomorfe emozioni, che si ritrovano a dover condividere lo spazio con i nuovi arrivati: Ansia, Noia, Invidia e Imbarazzo.
Queste emozioni prenderanno il sopravvento, giungendo a manipolare le azioni di Riley. Questo aspetto è cruciale nel comprendere come il film non attribuisce con netta demarcazione la responsabilità delle azioni della protagonista alle sue emozioni animate o alla Riley esterna. Andare oltre e prendere il comando è sbagliato. È quello che farà Ansia, e infatti le conseguenze saranno disastrose. Riley è l’insieme delle sue convinzioni che formano la consapevolezza di sé. Quando questa viene meno si perdono le fondamenta e ci si abbandona all’ansia. Non è un caso che questa appare come l’antagonista, soprattutto alla luce dell’interesse mediatico c’è dietro questo stato emotivo sui social.
Aspetto interessante, a tal proposito, è la completa assenza di media. Seppur alogico e tristemente irreale, la scelta di omettere i social è quanto più puro un cinema d’animazione che si basa sulla realtà possa fare. Conservare i legami sociali nella loro integrità, brutta o bella che sia, li salva dalla disgregazione pubblica e li adatta a un’età, un pubblico, in cui l’unica preoccupazione deve essere, come per Riley, riuscire nell’hockey.
Seppur il target del film sia quello dei più piccoli, Inside Out 2 non è da considerare ridicolo agli occhi di uno spettatore adulto. Non a caso viene introdotta anche un’altra emozione, un po’ precoce, che appunto si farà indietro perché non è ancora l’ora: Nostalgia, la stessa che un adulto può provare guardando il film. Ma il richiamo ai “più grandi” non si limita soltanto a questo. Infatti, il film dialoga con lo spettatore attraverso un linguaggio che a volte risulta eccessivo per dei bambini.
Le vecchie emozioni si ritroveranno a galleggiare su un fiume joyciano, quello del flusso di coscienza, per poter arrivare fino all’inconscio. Giungeranno, tutte insieme, alla conclusione che non possono selezionare i ricordi e che anche i rimossi sono importanti, perché concorrono alla formazione del carattere. Una persona non è solo Gioia, Ansia o Rabbia, ma può essere anche una combinazione di queste. Insomma, Inside Out 2 è una moderna epopea di emozioni, o meglio, una colorata favola freudiana.