Vince la 55° Mostra Internazionale Del Nuovo Cinema di Pesaro Inland (Meseta), del trentatreenne basco Juan Palacios. Il premio “Lino Miccichè” gli è stato assegnato da una giuria composta dal cineasta iraniano Amir Naderi, dall’attore Andrea Sartoretti e dall’attrice Olimpia Carlisi. La motivazione dietro l’assegnazione del premio: «L’autore con il suo cinema ha voluto condividere le memorie, il presente e il futuro attraverso l’immagine il suono e il movimento con una onesta, pura, competente e personale visione del cinema».
Il film è stato premiato anche dalla Giuria degli Studenti, diciotto ragazzi provenienti da diverse università ed accademie italiane, con la seguente motivazione: «Per la capacità di raccontare il paesaggio dell’entroterra spagnolo trasfigurandolo in una dimensione universale e atemporale, dove tradizione e modernità collidono attraverso lo sguardo immersivo dell’autore».
A metà tra un documentario e un video-diario di viaggio, il regista segue le tappe di una transumanza per raccontare gli spazi infiniti e le storie degli abitanti di Meseta, l’altopiano più antico della penisola iberica. Si incrociano, così, le vite di un pastore, un pescivendolo ambulante, un duo musicale in pensione che ricorda gli anni d’oro della sua carriera, due bambine a caccia di Pokemon con il loro smartphone ed un anziano abitante di un villaggio abbandonato che conta le case svuotate dei suoi vecchi amici prima di addormentarsi. Le ampie riprese panoramiche, che preludono al racconto, infondono al paesaggio una evocativa potenza metafisica che l’autore utilizza come una tela su cui stagliare i personaggi.
Non c’è voce narrante. Il filo della storia è tessuto dagli stessi protagonisti le cui testimonianze fanno emergere un luogo sospeso nel tempo. Le scorie del passato, scontrandosi con le modernità del presente, creano un cortocircuito. La tecnologia, infatti, sembra solo acuire la desolazione che emerge dai luoghi e dai suoi abitanti. Stante ciò, la visione del regista non è mai critica, ma rimane distaccata e discreta. Il suo intento è quello di carpire le tensioni vitali più recondite di questa realtà, suggellandola attraverso l’intimità del suo sguardo: una visione del Cinema fortemente autoriale che riflette sulle contraddizioni cangianti del presente e che guarda al futuro. Emblematico, in questo senso, il contrasto che emerge tra i vecchi supporti digitali (dischi e dvd) usati come specchi riflettenti per tenere lontani gli uccelli e le immagini virtuali del paesaggio riprodotte dai videogiochi, utilizzati da alcuni personaggi, che sostituiranno quelle reali catturate della macchina da presa. Inland (Meseta) diventa, così, una vera e propria guida per un viaggio sospeso nel tempo; un mezzo con cui navigare tra il passato, presente e futuro del territorio spagnolo in un itinerario non contingente, ma universale, in cui tutti possiamo ritrovarci, sospenderci ed emozionarci.
Juan Palacios nasce nel 1986 nei Paesi Baschi. Autore di video sperimentali, documentari di osservazione e saggi-diario visivi, ha vinto i premi Irizar Basque Film a San Sebastian nel 2016 e il Miglior Documentario al Bushwick Film Festival di New York nel 2017 per la sua opera prima Pedalò. Attualmente risiede ad Amsterdam dove svolge un Master di ricerca artistica condotto su e attraverso il Cinema.