“Quante zollette di zucchero ci vogliono per arrivare fino alla luna?“
Chiunque sapesse rispondere a questa domanda probabilmente oggi ha stampato in faccia un grande sorriso potendo recuperare su Disney+ un pezzo della propria infanzia come In viaggio con Pippo, pellicola del 1995 diretta da Kevin Lima. In occasione dei venticinque anni dall’uscita in sala ripercorriamo il lungo itinerario evolutivo di Pippo, dalla sua prima apparizione, fino al film che lo ha fatto amare da bambini e ragazzi degli anni novanta e dei primi del nuovo millennio.
Goffo, bizzarro, svampito e imprevedibile, ma al contempo amabile e divertente. Questi sono alcuni degli aggettivi più calzanti che potremmo attribuire al personaggio di Pippo, ideato nel 1932 da Pinto Colvig e dall’animatore Johnny Cannon come comprimario di Topolino nel cortometraggio animato Mickey’s Revue. In breve tempo da semplice comparsa si trasforma in uno dei personaggi Disney più amati, andando a formare assieme a Paperino e Topolino un solido terzetto.
La popolarità crescente di Pippo e Paperino, li portò a essere protagonisti anche di cortometraggi in cui non compariva Topolino. Così, alla fine degli anni trenta, Pippo diventa protagonista assoluto di una serie tutta sua, quella degli How To, corti in cui il voice over narrante con fare serio descrive le azioni da seguire, venendo puntualmente disatteso da Pippo a causa della sua goffaggine. Insieme al personaggio di Pippo vengono creati numerosi suoi alter ego, chiamati “pippidi”, tra cui anche, George Geef, alter ego borghese di Pippo, il quale diventa un personaggio a sé stante che si ritrova ad affrontare i problemi dell’uomo moderno come la famiglia e il lavoro, passando così dalle gag a tema sportivo a corti di satira sociale.
Con la sospensione dei suoi corti nella prima metà degli anni sessanta, Pippo scomparve per lungo tempo dagli schermi riapparendo negli anni ottanta come comprimario nel cortometraggio Canto di Natale di Topolino (1983) e in seguito nel cortometraggio animato per la televisione Pippo e lo sport in Calciomania (1987) e come comparsa in Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988).
Nella seconda metà degli anni ottanta, la Disney si butta sulla produzione di serie televisive aprendo un nuovo reparto: Walt Disney Television Animation, il cui materiale prodotto viene destinato a svariati canali, in celebri programmi-contenitore quali il Disney Afternoon. Buona parte delle serie televisive prodotte sono basate su personaggi e scenari preesistenti ma fortemente rivisitati, come DuckTales, Cip e Ciop Agenti Speciali o le serie spin off dei classici disney come il cartoon su Timon e Pumbaa. Tra queste serie animate vi è anche Ecco Pippo! che vede protagonista il simpatico cane antropomorfo, ora calato nei panni di un genitore single alle prese con la crescita del figlio Max.
La serie era ambientata nella fittizia città di Spoonerville, dove la famiglia Goof affrontava episodi della realtà quotidiana, allontanandosi dai canoni delle altre serie di Disney Afternoon che puntavano su grandi avventure in terre lontane (come i già citati DuckTales e Timon e Pumbaa) per avvicinarsi invece più ai canoni della sit-com, vivendo avventure di tutti i giorni confinate nella realtà cittadina, spesso affiancati dai vicini di casa Pietro Gambadilegno e famiglia. La serie puntava molto sull’inseguire ciò che negli anni novanta andava di moda tra i ragazzi: skate board, break dance, sport estremi e vestiti di due taglie più larghi la facevano da padroni nelle storie del giovane Max.
Il successo di Disney Afternoon fu abbastanza grande da portare alla produzione di alcuni lungometraggi cinematografici tratti dalle proprie serie televisive. Il primo film prodotto dalla Disney Television, tratto da DuckTales, fu Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta, mentre il secondo sarebbe dovuto invece essere il film di Ecco Pippo! ma a causa dell’insuccesso commerciale del lungometraggio su Paperone, il film di Pippo che venne completamente reinventato, prendendo le distanze dallo show televisivo, tagliando via alcuni dei personaggi cardine della serie, con la sola eccezione di Pietro e il figlio P.J., inoltre il look di Pippo e Gambadilegno venne totalmente rivisto per riavvicinarlo al loro design più tradizionale con occhi più grandi, e il colore nero della pelle intorno ad essi.
Questo allontanamento dallo show televisivo fece probabilmente solo del bene al film in termini contenutistici, avvicinandosi più alla maturità dei classici a cui la Disney ci aveva abituato negli anni del rinascimento e come poi avrebbe fatto da lì a poco la Pixar. Inaspettatamente un film con protagonista Pippo si concretizzò in un racconto di formazione tutt’altro che banale, dove il tema del conflitto generazionale veniva trattato intelligentemente, senza glorificare un punto di vista anziché l’altro. Ciò viene ottenuto grazie alle personalità sfaccettate dei due protagonisti, che vengono ben delineate nell’arco di un’ora e mezza, riuscendo a raccontarci desideri, dubbi e paure prendendosi il giusto tempo.
Pippo è ritratto come un padre bonario e affettuoso, ma è che vive terrorizzato all’idea di perdere il contatto con la persona che ama più al mondo, suo figlio. Paura che lo porta ad ignorare le sue richieste di lasciarlo libero. Max è invece un adolescente in piena fase di ribellione, alla ricerca di indipendenza dal padre e desideroso di essere accettato dagli altri, in primis dalla ragazza di cui è innamorato. Appena arriva l’occasione di riscattare la sua immagine, i suoi piani vengono ostacolati dal padre che, desideroso di ricostruire un rapporto con lui, decide di partire per un viaggio attraverso l’America. Nonostante la vacanza non parta nel migliore dei modi, saranno parecchi i momenti di riavvicinamento tra i due, dove Max si ritroverà ad approfittare della fiducia del padre per raggiungere i propri scopi.
Il viaggio porterà in più occasioni i due ad un confronto, ma è nel terzo atto che tale confronto esplode, con una sapiente alternanza di pathos, dolcezza e divertimento. Padre e figlio arrivano ad urlarsi in faccia tutto quello che si erano tenuti dentro sin dall’inizio del film, i motivi egoistici che li hanno portati ad agire scorrettamente l’uno nei confronti nell’altro. Esaurite le parole colme di rabbia che ribolle da fin troppo tempo, la riappacificazione avviene attraverso il musical con la canzone Nobody Else But You (Ci sei soltanto tu), ricostruendo il loro rapporto sulla base di sincerità, fiducia e rispetto che fin da troppo tempo sembravano mancare tra i due.
Il personaggio di Max è in seguito riapparso in varie fasce della sua vita in prodotti direct to video che riprendevano il complicato confronto tra padre e figlio in Topolino e la Magia del Natale (1999), Estremamente Pippo(2000) e Topolino Strepitoso Natale (2004). Tuttavia questi prodotti, seppur di qualità, non riuscirono a raggiungere la stessa maturità del primo film, la cui visione è consigliata a quei pochi infedeli che non l’avessero ancora recuperato su Disney+.