In The Mood For Love: il capolavoro di Wong Kar-Wai 25 anni dopo

In the mood for love: il capolavoro di Wong Kar Wai 25 anni dopo

Ci sono film che, nonostante la perfezione tecnica che li contraddistingue, parlano allo spettatore in maniera viscerale, bypassando la razionalità e passano alla storia per la loro anima. È il caso di In The Mood For Love diretto da Wong Kar Wai, il cui titolo originale è L’età della fioritura. La pellicola, presentata a Cannes nel 2000, non vinse la palma d’oro, ma portò a casa il Grand Prix tecnico e il premio come miglior attore per Tony Leung, nonché 5 premi agli Hong Kong Film Awards. Scelto per rappresentare Hong Kong nella categoria “Best International Feature” alla 63esima edizione degli Academy Awards, non venne incluso nella cinquina finale. 

Il film segue la storia di Chow Mo-Wan (Tony Leung) e Su Li-Zhe Chen (Maggie Cheung), vicini di casa ad Hong Kong in una comunità di immigrati di Shanghai, a partire dall’anno 1962. Condividendo il sospetto che i rispettivi coniugi siano coinvolti in una relazione illecita, i due si avvicinano lentamente, e, nel tentativo di colmare un immenso vuoto, formano un legame profondo, tormentato e clandestino. 

Hong Kong, colonia britannica, era meta di molti Shanghaiesi desiderosi di fuggire dall’instabilità economica e politica della Cina continentale, che vivevano in comunità estremamente isolate dalla popolazione locale. Avevano una lingua diversa, abitudini alimentari diverse e cinema in mandarino frequentati esclusivamente dagli esiliati. Il regista, nel maggio del 2000, in occasione del Festival di Cannes, ha parlato candidamente dell’importanza personale che ha avuto questo progetto, a causa della sua infanzia in un contesto analogo e di come la veridicità del ritratto di queste comunità fosse la sua preoccupazione più grande. Nell’intervista parla del desiderio di ritrarre al meglio l’epoca in cui il film si svolge e il modo in cui i personaggi si comportano, dando molto peso alle dicerie, è significativo per descrivere il clima sociale del tempo. 

Il progetto iniziale si chiamava Tre storie sul cibo e prevedeva tre episodi separati incentrati sul rapporto delle persone con l’alimentazione e i relativi mutamenti dovuti all’influsso occidentale. La relazione tra due persone sposate doveva essere parte di uno di essi, e durare al massimo 30 minuti. Il regista sempre più intrigato da questa storia, decise di eliminare tutto il resto e di esplorarla a fondo. L’importanza del cibo nel suo racconto è rimasta invariata ed è uno dei temi ricorrenti del film, nonché un codice riservato a chi è familiare con quella realtà: nella regione si preparano piatti molto specifici in base alle stagioni, per cui, attraverso i cibi che consumano è possibile distinguere il passare del tempo. 

In the mood for love: il capolavoro di wong kar wai 25 anni dopo

La trama è intricata e si svolge nel corso di diversi anni, eppure non esiste una sceneggiatura vera e propria del film. Il metodo di lavoro del regista, a suo stesso dire, è alquanto insolito. Come per i suoi precedenti film, Wong Kar Wai segue il flusso delle suggestioni, a volte cambiando interamente la direzione del film sulla sensazione di un momento. 

Le riprese sono durate la bellezza di 15 mesi, principalmente incentrati sul lavoro di approfondita ricerca insieme agli attori. Attraverso i molti mesi di studio e improvvisazione, l’intenzione del regista era di portare alla luce delle emozioni pure ed esistenti, relegate nel profondo dell’animo degli attori. In un’intervista l’attrice Maggie Cheung ha espresso la sua frustrazione riguardo al protrarsi delle riprese e ha ammesso che, solo guardando il film finito, ha capito la necessità di quell’approccio. L’intenzione espressa da Wong Kar Wai era quella di renderlo un film quasi muto e lasciare che a comunicare non fosse la voce, ma il corpo. La voglia di autenticità emotiva porta a una delle scelte più simboliche del film: i coniugi dei protagonisti non vengono mai mostrati, rendendoli sfuggevoli e distanti e focalizzando l’attenzione esclusivamente sul rapporto tra Chow e Chen. 

La regia, la fotografia, le interpretazioni e la musica sono i pilastri su cui si erge In The Mood For Love. La regia è straniante, fatta di ralenti, primi piani e inquadrature perfettamente studiate, che colgono l’essenziale e sfocano il resto. L’intenzione è di rendere lo spettatore un osservatore clandestino, alla stregua dei vicini di casa. Il tempo rallenta e si ferma, i colori esprimono il desiderio, la colpa e l’angoscia come i personaggi non hanno il coraggio di fare e ogni singolo dettaglio veicola grande significato. La musica alterna canzoni poco conosciute in spagnolo di Nat King Cole e l’incessante ripetizione del Yumeji’s Theme di Shigeru Umebayashi, un valzer che scandisce il passo a due, intriso di desiderio e colpa, tra i due protagonisti

Il film è composto da persistenti ripetizioni. La musica, gli ambienti, le azioni e persino i fugaci incontri per la strada si ripetono continuamente, eppure qualcosa, nel profondo, cambia. Non è mai espresso a parole, ma le luci, i colori e i vestiti ci dicono esattamente cosa stanno provando. I lunghi e aderenti abiti tradizionali che Maggie Cheung non sveste mai, sono un simbolo del suo tentativo di recitare la parte della moglie devota come volevano i canoni sociali dell’epoca. Ciò che cambia, però, sono le fantasie della seta: nella sua estrema compostezza, Chen non dà voce alle sue emozioni, ma i fiori sempre più vivaci e luminosi che indossa, esprimono, per lei, il crescente desiderio.

In the mood for love: il capolavoro di Wong Kar-Wai 25 anni dopo

Oltre a dissezioni estetiche e simboliche, il film si è prestato anche a diverse analisi psicoanalitiche: la filosofia dei personaggi, la natura del loro sentimento e il destino intrinsecamente tragico che porta con sé. Secondo la lettura del professor Tony Hughes D’Aeth in un articolo sul periodico Film & History: An Interdisciplinary Journal, la storia d’amore, così come i rispettivi matrimoni, è condannata dal senso di inadeguatezza che essi provano. Il loro legame è, quindi, alimentato dalla fantasia di un’amore ed essi sarebbero innamorati più dell’idea dell’altro che della persona reale che hanno davanti. È questa natura idealistica e immaginaria del loro amore e l’idea di non essere abbastanza per l’altro che li rende incapaci di aprirsi veramente al romanticismo.

Il film, prodotto in un periodo di incertezza economica, si è visto abbandonare da alcuni dei più importanti investitori asiatici e la produzione ha subito non pochi ritardi cercando di recuperare i fondi necessari. Inoltre, la ricerca della perfezione in ogni frame causarono un notevole aumento dei tempi e il debutto a Cannes venne fissato per dare una data di scadenza al progetto che, secondo il regista, sarebbe potuto andare avanti per sempre. In fase di montaggio più di due ore di film sono state tagliate, fino a mantenere solo l’essenziale: quello che era necessario e preciso.

“In The Mood For Love” è un’opera d’arte dal fascino inimitabile e il suo magnetismo sembra non affievolirsi con il passare degli anni. Ha riscosso molto successo fin dal suo debutto, ma negli anni ha assunto lo status di Cult tanto da essere inserito al quinto posto della lista dei 100 migliori film di tutti i tempi della rivista Sight and Sound. Una votazione svolta dalla BBC tra 177 critici da tutto il mondo, lo ha collocato al secondo posto tra i film più significativi del 21° secolo, preceduto solamente da Mulholland Drive di David Lynch. 

A 25 anni dal suo debutto In The Mood for Love rimane un classico, sospeso al di sopra del tempo e dello spazio, appeso al filo rosso di angoscia e desiderio che accomuna l’esperienza umana. L’atmosfera rarefatta densa di fumo, vapore e pioggia, il tempo che si piega all’intensità delle emozioni e l’occhio onnisciente e soffocante del mondo che spinge a reprimerle. Mentre tutto rimane immutato, un sentimento sboccia timidamente e prende il sopravvento ma è costretto al silenzio. Alla fine, l’amore di Chow trova il suo unico sfogo in antiche leggende e, in un tempio Cambogiano, egli affida i propri sogni a forze superiori. In questo mondo alienante e frenetico, mentre la nostra abilità di comunicazione si intorpidisce sempre di più, In The Mood For Love rimarrà eternamente attuale e profondamente poetico.


Fonti:

In The Mood For Love, Eyescreen Homevideo DVD, contenuti speciali

Hughes-d’Aeth, Tony. “Psychoanalysis and the Scene of Love: Lars and the Real Girl, In the Mood for Love, and Mulholland Drive.” Film & History: An Interdisciplinary Journal 43, no. 2 (2013)

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