C’è un interessante profilo su Instagram, vita lenta, dove vengono raccolte testimonianze di gesti tranquilli, quotidiani e, come recita la descrizione della pagina, « che celebrano gli umani e la semplicità, così com’è ». Anziani seduti su seggiole di plastica nei vicoli di Monopoli, una donna che legge un libro mentre passeggia in mare, bambini che giocano o un uomo che sonnecchia all’ombra di un albero; è impossibile non (ri)vederci la genuinità respirata nel cinema di Hong Sang-soo. In Our Day (trailer) celebra la linearità, talvolta ovvia e banale, del vivere, con due storie che si alternano senza mai incontrarsi, e che scrutiamo come una videocamera di sorveglianza attraverso delicate panoramiche e brevi zoom, necessari a chiarificare la visione.
Mentre un’attrice vive a casa di un’amica e il suo micio, raggiunte poi da un’altra ragazza desiderosa di intraprendere il percorso attoriale, in una diversa abitazione (vicina? Forse più lontana di quanto possiamo immaginare? O perché no, entrambe contemporaneamente), un anziano poeta che combatte il vizio dell’alcool e delle sigarette, passa la giornata con una giovane che vuole realizzare un documentario su di lui, e con un ammiratore. Sono “solo” persone sedute attorno a un tavolo, che si guardano, si raccontano, poi giocano a sasso, carta, forbici. Piccoli ma significativi attimi di tristezza e paura, come il gatto che non si trova, o istanti di momentanea gioia, come la scoperta della birra analcolica. E i continui rumori di fondo accompagnano il flusso, collocandolo in un contesto ancora più tipico e conosciuto.
Se unissimo tutti i film del regista uno all’altro ci ritroveremo con un social network di situazioni e momenti giornalieri, anche se semplici, unici e non replicabili. Hong Sang-soo fissa nel tempo le storie come fossero un archivio, una memoria. È un cinema della verità, o meglio che cerca la verità, dove nessuna parola è fuori luogo, e ogni elemento, che sia oggetto, animale o persona, ha una propria valenza significativa. In Our Day è uno scambio di idee e punti di vista tra generazioni: ci sono i più giovani pieni di dubbi e incuriositi dai più anziani, che sono i detentori di saggezza, apparentemente sicuri, in realtà incoerenti.
E in tempi brevi il film finisce (ma è davvero un film?) e riceviamo una ventata di libertà assoluta. Forse questo cinema artigianale, unico ed essenziale (ed esistenziale), lontano da qualsiasi logica d’industria, è fatto per chi vuole viverlo. Non è abbastanza? Ma se ci fosse un legame tra i due racconti? Anche solo un rapporto di parentela nascosto; una delle tre ragazze potrebbe essere la figlia, solo nominata, del poeta. Ma abbiamo imparato che « cercare un significato è vigliaccheria. L’importante è che la vita va avanti, quindi non preoccupiamoci ».