Siamo nella periferia francese, dove mancano lavoro e soldi. Tre amici vicini di casa si ritrovano però ad affrontare anche altri problemi: problemi digitali, ovvero quei problemi che riguardano internet o i social media. È questa la premessa della commedia Imprevisti digitali (trailer), titolo originale Effacer l’historique (“Cancellare la cronologia”), che ha vinto l’Orso d’argento nella 70esima edizione del festival del cinema di Berlino. La coppia di registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern non è nuova nel genere, e anche in questo film spostano il racconto su situazioni grottesche che, senza mettere in ridicolo i propri personaggi, riescono a strappare risate su situazioni quotidiane che chiunque potrebbe comprendere.
Per i tre protagonisti il mondo digitale assume altre fattezze, ovvero una forma che possa dare materialità a internet e quindi renderlo a loro più comprensibile. Così, i siti si possono «spegnere», mentre la tecnologia cloud perde quella immaterialità suggerita anche dal nome e prende forma nelle strutture che ospitano i server. Dare fisicità a ciò che viene percepito come incorporeo permette alla coppia di registi di spaziare in vari momenti francamente comici. Infatti, il più grande pregio di Imprevisti digitali è la sua comicità grottesca: il film affronta e analizza problemi reali anche abbastanza gravi, come il bullismo digitale, la depressione, il ricatto, eppure lo fa con un’intelligenza tale da riuscire a convogliare l’attenzione dello spettatore sugli aspetti tragicomici delle situazioni. Così non si percepisce mai la gravità delle circostanze, seppure ne esistano di avvilenti.
I tre protagonisti sono ex gilet gialli, ovvero cittadini che speravano nella rivoluzione sociale del proprio paese, la Francia. Ora invece sono finiti nel combattere un altro sistema che non riescono a comprendere completamente. Eppure anche in questa differenza sconfortante il film riesce a non essere retorico, anzi lo stato sociale dei protagonisti è un contesto profondo nella narrazione e non sulla sua superficie, insomma un punto di partenza e non un pretesto. Questo tipo di narrazione che decentralizza i problemi sociali rispetto al plot narrativo riesce a raccontare le vite marginali dei protagonisti con una schiettezza fuori dal comune, tipica di un certo cinema europeo. D’altronde, anche quella di Imprevisti digitali è una rivoluzione, però si combatte con altre armi: i protagonisti, ad esempio, sono spesso al telefono per ricevere assistenza telefonica dai call center; questo però non fa che sottolineare la loro estraneità in un mondo, quello digitale, con cui non riescono a comunicare.
Ci vuole sicuramente un talento narrativo per riuscire a trasformare i problemi sociali o di incomunicabilità generazionale in un film divertentissimo. Per farlo, la coppia di registi utilizza una regia variegata, che va dai piani sequenza alle scene più vivaci. Sarà difficile dimenticare la scena in cui un personaggio confessa la sua dipendenza per le serie TV, oppure una delle scene finali, in cui la bravissima attrice comica Blanche Gardin filma il proprio tentativo di mettere in scena la sua rivoluzione, filmadosi da sola in una scena quasi anarchica. Nonostante tutto, sia per l’atteggiamento positivo dei protagonisti verso i problemi, sia per il modo comico con cui il film gestisce gli stessi, il messaggio finale resta positivo. D’altronde, «Cosa sono i nostri problemi visti dalla luna?».
Il film è nelle sale da oggi 15 ottobre.