La Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro nella sua 50+1 edizione si risveglia e invita il pubblico a prendere un caffè in Pescheria.
Durante tavole rotonde che si sono svolte martedì 23 e mercoledì 24 mattina al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro tanti e prestigiosi ospiti hanno coinvolto il pubblico in un dialogo sul futuro del nuovo cinema, con una particolare attenzione al rapporto con le nuove forme di critica. Con l’avvento del digitale e della rete, la critica cinematografica ha vissuto un sostanziale ridimensionamento nei mezzi e nei ruoli all’interno di giornali e festival. I mezzi che oggi tutti abbiamo a disposizione ci permettono di oltrepassare i confini che un tempo distanziavano la critica dal pubblico, creando un insieme molto caotico, ma allo stesso tempo molto ricco.
L’ultima novità affermatasi nel panorama italiano è rappresentata dal video essay, che si presta a riassumere in sé le funzioni critico-riflessive tradizionali, facendo propri allo stesso tempo i mezzi e i luoghi comunicativi contemporanei come la rete, i musei e i festival internazionali. Il Pesaro Film Fest, consapevole della potenzialità di questa nuova forma, ha voluto riservargli un ulteriore spazio per dare modo al pubblico, e non solo, di confortarsi direttamente con questa. Il Video Essay Workshop curato da Chiara Grizzaffi, dottorata e collaboratrice presso lo IULM, racconta la sua esperienza e quella di colleghi come Catherine Grant e Christan Keathley, cercando di delineare quelli che sono i punti di continuità e di novità rispetto alla tradizione critica italiana, ancora restia ma non indifferente verso questa novità. L’approccio accademico-teorico con il quale è stato strutturato il workshop sottolinea la necessità che c’è oggi di definire e classificare un video saggio. Una definizione che possa delineare le fondamenta su cui costruire un discorso molto più ampio in grado di utilizzare le immagini, rimontandole e remixandole, per veicolare riflessioni critiche e analitiche. Nello spettro di classificazione del video saggio, pensato da Christine Keathley, una prima distinzione si trova già nella modalità di strutturazione del video. Da una parte troviamo un explantory video, ovvero di commento, dove una struttura continua è spesso accompagnata da una voce over che ne esplicita il percorso costruito all’interno del video. Questo lavoro tende ad avere un approccio più didattico, privilegiando una decostruzione del materiale analizzato per esplicitarne i meccanismi interni. Dall’altra troviamo un poetic video, discontinuo, che lavora sull’immagine come nuova esperienza artistica adottando un linguaggio più originale e spesso non di immediata compressione. In questo caso si tende a privilegiare l’esperienza personale che si cerca poi di ricostruire attraverso la manipolazione delle immagini e dei suoni. Entrambe le modalità si basano sull’utilizzo amatoriale di programmi di montaggio che permettono a chiunque di potersi confrontare con questa forma critico-riflessiva e mettere in atto strategie di linguaggio anche molto creative.
L’utilizzo didattico non è l’unico possibile. Questi video, infatti, nascono prima di tutto da una riflessione teorica che ricerca e mette in moto procedimenti paralleli a quelli della tradizionale critica scritta facendo della forma il proprio punto di forza e di sostanziale novità. A questo proposito, abbiamo chiesto a due storici protagonisti del festival pesarese, Bruno Torri e Adriano Aprà, quale fosse il loro parere sulle possibilità e i limiti di questi lavori. Grazie alle conquiste tecniche negli ultimi decenni anche i critici si sono avvicinati ad un linguaggio audio-visivo più simile al cinema rispetto alla saggistica tradizionale. I foto-saggi e gli extra per dvd curati da Aprà si muovono verso l’affermazione di un linguaggio adatto a lavorare con le immagini filmiche, ho avuto sempre un certo disagio perché mi sembrava di usare un linguaggio non omologo all’oggetto di cui mi occupavo confessa Aprà, il quale rivede in parte la sua ricerca nei lavori presentati da Chiara Grizzaffi. Saremmo anche agli inizi di questo tipo di sperimentazione, ma quello che ho potuto vedere mi ha molto incoraggiato, ci sono dei lavori che hanno già una loro qualità e non sono solo degli abbozzi. Un linguaggio omologo al cinema dà la possibilità non solo di accostare simultaneamente più immagini mostrando visivamente i nessi tra diversi film e autori, ma anche di utilizzare e manipolare il suono con una voce over o una a-sincronizzazione tra l’immagine e il suono, esplicitando alcuni meccanismi tecnico-linguistici particolari del cinema, spesso nascosti allo spettatore.
Non è però sufficiente un utilizzo capace della tecnica per creare lavori di qualità. Alla base ci deve sempre essere un’idea, un lavoro di ricerca mosso da un’urgenza creativa personale, usando le parole di Aprà, “non basta utilizzare il materiale cinematografico per poterli definire videosaggi, manca la parte saggio. Ci deve essere sempre la comunicazione di un pensiero.“ Bruno Torri, più legato alla critica scritta, vede nel video saggio “uno strumento efficace per spiegare il cinema, ma che va usato con molta consapevolezza, senza illudersi che sia di per se stesso superiore all critica scritta tradizionale”, ma come in questa “deve emergere da parte di chi lo fa una visone del cinema, del mondo, un idea di cinema e un’idea del linguaggio cinematografico. Ci vuole anche lì consapevolezza e creatività fuse assieme.” Riprendendo il pensiero adorniano, per cui l’arte tecnologica è cattiva arte e cattiva tecnologia, Torri non distingue tra tecnica e fine estetico,”la tecnica al servizio dell’estetica diventa essa stessa un opera, si fonde con l’opera e trova la sua sintesi nell’opera.” In questi termini il video saggio si apre ad un discorso molto articolato, che oltre alla fiducia nei propri mezzi espressivi-creativi ha bisogno di un’impalcatura solida su cui iniziare a costruire. Una discorso che oggi si è appena svegliato ma è già riuscito a coinvolgere un festival cinematografico profondamente legato alla critica, dando spazio a questa nuova ricerca riflessiva, performativa, distributiva e soprattutto creativa di approccio all’immagine.
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HOW TO GUIDES – How to video essays by Greer Fyfe and Miriam Ross